Campolungo

Regista in transito, Adriano Valerio è uno di quegli autori italiani che col loro cinema stanno tracciando una prospettiva di fuga espressiva e concettuale al di là di tutti i confini. L’esordio nel lungometraggio con Banat – Il viaggio arriva nel cuore di un percorso che si è andato delineando espressivamente e culturalmente nei cortometraggi che lo precedono e lo seguono, facendo di lui un esempio di filmmaker sensibile alla fluidità delle forme narrative e alle possibilità espressive e produttive di ogni tipo di cinema. Formatosi in Italia nel laboratorio di Marco Bellocchio, Adriano Valerio ha deciso di cercare in Francia gli orizzonti visivi e tematici del suo filmare perennemente spinto verso un altrove, in cui le figure e gli spazi si trovano e si perdono allo stesso tempo. L’esordio nel lungometraggio con Banat – Il viaggio racconta un amore sospeso tra la Puglia e la Romania, aggrappato alle incertezze dei luoghi e del cuore. Temi che Valerio aveva già esplorato nel magnifico cortometraggio 37°4 S, sensibilissima cronaca dei dolori d’amore di un adolescente perso nel cuore dell’Atlantico, col quale aveva conquistato una menzione speciale a Cannes e il David di Donatello. Ma tutto il suo cinema è un viaggio attraverso gli stati emotivi sospesi sulle incertezze del presente, come dimostrano gli altri suoi cortometraggi: i due bimbi persi nella controra della campagna di Agosto, gli slittamenti dei sentimenti di una relazione tra Bari e Casablanca di Mon amour mon ami, l’attesa e il sogno di un riscatto (calcistico) nella Tunisia di Les aigles de Carthage, l’istinto di fuga a Shanghai tra solitudine e ansia in The Nightwalk e l’angoscia di una partenza inevitabile del recente Calcutta 8:40 AM.

Beatrice Fiorentino, Massimo Causo
Curatori Campolungo