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La passerella – Sceneggiatura – di Davide Pettarini
Soggetto:
Elena, una quidicenne dall’aspetto mascolino, è una forza nei cento metri piani. Due coetanei che praticano la sua stessa disciplina la provocano a misurarsi in una strana sfida fuori dall’anello di gara. Una prima sconfitta costringe Elena a cercare aiuto nei silenzi fatti di immagini del fratello maggiore e a misurarsi con aspetti della vita che oltrepassano la semplice ricerca di una rivincita sul campo. L’onestà nello sport è affrontata con sguardo relativista, spostando l’accento sul momento di costruzione e condivisione delle regole, senza le quali il gioco non può sussistere. La passerella ferroviaria del titolo, metafora di un primo passaggio della protagonista verso l’età adulta, è il luogo simbolico nel quale è ambientata gran parte della vicenda. Una banale discussione sulle regole della corsa, scatena un meccanismo di riflessione che investe profondamente la vita della protagonista, spingendola al confronto con se stessa e con il mondo degli adulti.

1) Ext. PASSERELLA FERROVIARIA PEDONALE. GIORNO.
Una ragazzina sui quindici anni, molto alta per la sua età ma ancora poco sviluppata, ingobbita dal peso del suo zaino, cammina a passo svelto verso l'imbocco di una passerella ferroviaria. Guarda spesso l'orologio: un cronografo digitale di cui sembra andare molto fiera. Il suo abbigliamento non ha nulla di femminile e non indossa alcun gioiello. Tiene i capelli oscenamente legati a “coda di cavallo” e nel viso, pallido e struccato, risaltano solo due inquieti occhi castani. Nella mano destra stringe le maniglie di un borsone con la scritta SETTORE GIOVANILE ATLETICA LEGGERA. Sopraggiungono due ragazzi dall'andatura decisa, con un sorriso da impuniti sulla faccia. Uno è vistosamente alto, l'altro più tarchiatello. Avranno forse la stessa età della ragazzina. Anche loro, oltre ai pesanti zaini griffati, si tirano dietro BORSONI IDENTICI A QUELLO DI LEI. La ragazza è già quasi all'imbocco della passerella e loro gli stanno dietro di qualche passo.
PRIMO RAGAZZO
Ehi, aspetta un po'! Ti chiami ELENA vero?
Elena non si volta, sembra non vederli.
SECONDO RAGAZZO
Dice a te. Ci senti?!? Non sei una di quelle del campo di atletica?
Alla parola “atletica” Elena sembra rinvenire dal suo torpore esistenziale. Si volta verso i due, fingendo comunque un certo disinteresse.
ELENA
Corro i cento femminili, perché?
(gettando un occhiata ai borsoni dei ragazzi)
Ah, ho capito, sì, vi ho visti correre, qualche volta.
SECONDO RAGAZZO
(squadrandola da capo a piedi)
Hai capito PIERO?!? Dice che fa i cento “femminili”! Meno male che ha precisato il sesso perché avevamo qualche dubbio.
PIERO
(non troppo sottovoce)
Non essere così franco!
I ragazzi ridacchiano ma Elena si gira e imbocca la passerella.
PIERO
Aspetta! FRANCO scherzava, È più forte di lui. Gli piace provocare.
Elena si ferma nuovamente ma questa volta senza voltarsi.
ELENA
Personalmente non ci trovo niente di male, vorrei solo capire dove volete arrivare, altrimenti io vi saluto, si è fatto tardi. È stato un piacere.
FRANCO
Si dice in giro che sei veloce. Peccato sia una gara persa in partenza quella di una femmina contro un maschio, altrimenti…
Elena si gira di scatto e fa qualche passo minaccioso verso di loro.
ELENA
Altrimenti?
PIERO
Non ti scaldare. Solo che da un po' ci frulla di sfidarti. Ma non al campo, non vogliamo umiliarti davanti a tutti.
ELENA
Gentile da parte vostra. Coraggioso vorrei aggiungere.
FRANCO
(rivolto a Piero)
Prende per il culo?
PIERO
Perché non qui e adesso. Facciamo a chi arriva per primo in fondo alla passerella.
ELENA
(con tono sorpreso)
Adesso? In fondo alla passerella?
FRANCO
(rivolto a Piero ma ad alta voce)
Te l'ho detto che non ci stava.
ELENA
Se c'è un rapporto tra quanto sei stronzo e quanto corri veloce hai ragione a dire che è una gara persa in partenza.
FRANCO
(rivolto a Piero)
Cosa ha voluto dire?
PIERO
Che accetta.
ELENA
Come facciamo per le borse e lo zaino? Non mi va di lasciarle qui.
FRANCO
Poverina lo zaino gli pesa. Come possiamo fare Piero?!?
PIERO
Pensavamo di farli gareggiare.
ELENA
Cioé?
PIERO
Cioé ce li portiamo dietro: un po' di zavorra renderà tutto più interessante.
ELENA
(perplessa)
Beh, meglio. Arrivata dall'altra parte non dovrò perdere altro tempo.
FRANCO
Quello dell'umiliazione è un momento che è meglio rimandare all'infinito.
ELENA
Mi chiedo se ti riesce ogni tanto di far uscire da quella bocca una frase che stupisca per originalità?!?
FRANCO
(anticipandola)
Cosa ne dici di: Tre, due, uno, via!Franco scatta velocissimo e Piero lo segue a ruota come se avesse già intuito la mossa del compare. Elena è sbigottita dal gioco sporco di Franco ma sa che non è il momento di mettersi a frignare. Nonostante fosse qualche passo avanti a loro, in un istante si trova spiazzata. È appena iniziata la gara ma deve già rincorrere.
PIERO
(ansimante, rivolto a Franco)
Bella mossa. Tieni duro.
FRANCO
(ansimante, rivolto a Elena)
Allora? Non sarò originale ma so sorprendere!
Elena non accetta le provocazioni e corre come una matta con lo zaino che sembra spezzarle la schiena e il borsone che le impedisce di coordinarsi. Piero è davanti a Franco di un paio di lunghezze. Il ghigno sul volto di Franco si trasforma sempre di più in una smorfia di fatica. Perde terreno. Elena lo sorpassa senza guardarlo e Piero sente il suo fiato sul collo. Mancano poche decine di metri e Elena gli è a fianco. Piero, senza smettere di correre, si volta verso Franco e gli lancia il borsone. Franco lo prende al volo e arranca verso il traguardo mentre Piero trova lo spunto per arrivare alla fine della passerella di una mezza lunghezza davanti a Elena.
2) int. CASA DI ELENA. giorno.
Elena entra in casa furibonda BORBOTTANDO UNA SFILZA DI INGIURIE. Attraversa i vari ambienti della casa dove non trova nessuno ad accogliere il suo sfogo. Poi bussa una porta su cui campeggia un manifesto del film NON BUSSARE ALLA MIA PORTA.
ELENA
Ci sei fratellone? ALBERTO? Posso entrare?
Il RUMORE DI UNA CHIAVE NELLA TOPPA e la porta si apre dall'interno mostrando una strana figura longilinea di ventenne occhialuto, un po' sfigato all'apparenza ma come intriso di una certa grazia. Alberto resta muto e accoglie la sorellina nella sua cripta ricolma di libri, monitor, lampade e una montagna di dvd.
STANZA DI ALBERTO.
ELENA
Ciao fratellone. Papà e mamma?
Alberto le indica uno strano orologio sul muro.
ELENA (cont.)
Ho fatto cinque minuti di ritardo, lo so. Meglio che arrivare puntuale e sentire sempre e solo «Eli, Amoredellamamma, noi dobbiamo scappare al negozio, c'è della roba nel microonde, a scuola tutto bene? Se vuoi salutarlo, di là in camera sua c'è tuo fratello. Ti volgio bene, falabrava».
Alberto la osserva perplesso.
ELENA (cont.)
Dicono così anche quando non ci sei.
Il fratello maggiore la abbraccia. Elena comincia a singhiozzare.
DISS. INCROCIATA
STANZA DI ALBERTO.Lo stesso strano orologio ci informa che è passata una buona mezz'ora. Elena è sempre seduta sulle gambe del fratello.
ELENA
(con enfasi, come a conclusione di un lungo monologo)
…insomma hai capito che due pezzi di merda?!? Maschilisti, disonesti e stronzi non saprei dire in che ordine?!?
La ragazzina si alza in piedi di scatto per dare più enfasi all'excipit.
ELENA (CONT.)
Ma voglio avere la mia rivincita. E voglio che sia sullo stesso terreno. Ti prego fratellone pensa qualcosa, dammi un consiglio!
Alberto si alza, fruga nella sua videoteca, ne estrae un dvd e glielo mette in mano.
ELENA
Kill Bill! No! Non esageriamo!
Alberto annuisce e ripone.
Alberto
(con tono aulico)
E quale è stato il terreno mitico di questo leggendario agone in cui l’eroina ha rovinosamente…
Elena
(interropendolo)
Sei malefico davvero quando vuoi! Ti ho detto che hanno barato! Comunque abbiamo corso sulla passerella giù alla stazione. Perché?
Alberto fruga acora. Estrae. Passa. Elena squadra la copertina: JULES ET JIM. Storce la bocca.
ELENA (CONT.)
(leggermente stizzita)
Certo che tu un consiglio a parole mai eh?!?
ALBERTO
(serio, dando le spalle a Elena)
Perché credi che papà abbia buttato tanti soldi in video educativi?
ELENA
Perché anche a lui piace giocare sporco! Pensa di non avere la stoffa per affrontare i problemi.
Alberto tentenna. Smette di cincischiare sopra i suoi film e guarda la sorella in viso.
ALBERTO
Certe cose è difficile dirle a parole. Altre impossibile. Comunque, se hai fretta di farti giustizia, lascia perdere la fine e concentrati sul terzo capitolo del dvd.
ELENA
(rassegnata)
Vabbé ho capito. Diciamo che me lo farò bastare.
ALBERTO
Un'ultima cosa. Non fermarti alla superficie di quello che vedi. Tra l'altro, più maschiaccio di così non potresti diventare.
Elena guarda il fratello con mal celata perplessità e esce dalla stanza.
3) int. STANZA DI ELENA. giorno.
Elena è stesa sul letto a pancia in giù, con i forti, atletici polpacci che oscillano alternativamente e le mani a ponte che le sorreggono la testa. Balugina dentro i suoi occhioni la SCENA DI JULES ET JIM IN CUI CATHERINE SFIDA I DUE AMICI IN UNA CORSA A PERDIFIATO SULLA PASSERELLA DELLA DEFENSE.
Elena schiaccia il tasto di pausa sul telecomando. Sul video resta L’ISTANTANEA DI CATHERINE CHE RIMETTE IN TESTA A JIM IL SUO CAPPELLO.
ELENA
(euforica, se fosse in un fumetto avrebbe una lampadina accesa sopra la testa)
Ah Catherine, Catherine! …Tu sì che ci sapevi fare con gli uomini! Dettavi le regole, tu.
4) Ext. PASSERELLA FERROVIARIA PEDONALE. giorno.
Lo zaino e il borsone sono decisamente gli stessi, ma la ragazza in attesa all'inizio della passerella, a prima vista, non sembra essere Elena. Ha un vestitino chiaro che le dona da impazzire: la gonna corta sembra fatta di niente e le esalta i fianchi che iniziano a fiorire. La maglietta comincia dove finisce la gonna, per un effetto “c'è ma non si vede”. Un trucco appenna accenato le ha tolto il pallore e le ha donato carisma. Quando sbatte le ciglia sembra fermarsi il tempo. Piero e Franco arrivano sul posto distrattamente, con la solita andatura da caciaroni. Appena la vedono si bloccano come due cani da punta davanti a una quaglia. Non riescono ad aprire bocca.
ELENA
Ciao. Volevo scusarmi per l'altra volta. Non posso dire di aver dato bella mostra di me a fine gara. Le regole sono regole, non c'era da discutere. Anche le vostre borse, in un modo o nell'altro, sono arrivate in fondo e quindi… che dire…
PIERO
(con tono sottomesso)
Lascia stare. Non c'è proprio niente da dire. In fondo è una storia vecchia. Anzi, sono pronto ad ammettere che, forse, nella mia vittoria c'era qualcosa di discutibile…
FRANCO
(interrompendo Piero)
Ma poi perché soffermarci sul passato!?! Pensiamo al presente! Parlando di borse e di zaini, dico io: perché non ci passi le tue cose, così ti aiutiamo a portarle fino a casa?
Elena non se lo fa dire due volte. Carica i due bambocci con la sua “zavorra” e si rannichia, pronta per scattare.
PIERO
E bravo Franco! Proprio una bel…
ELENA
Allora… Pronti, attenti, via!
I due cuccioli in calore si guardano negli occhi e scuotono la testa come si fa quando si è soli, davanti allo specchio, durante un esame di coscienza. Elena, invece, è già lontana, si guarda indietro e non può fare a meno di ridere vedendo la coppia di scoppiati che reclama di aspettarli e che le urla «Ok, hai vinto, hai vinto!»

 

Fine.

 

 

 

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