Diaro di bordo 4 luglio

4 LUGLIO – LE ETA’ DEL CINEMA

Una delle peculiarità di Maremetraggio è rappresentata dalla possibilità di incontrare persone di età diverse che si incontrano nel nome del Cinema. Occasione assolutamente arricchente, e al sottoscritto è capitato più volte in queste serate di confrontarsi per esempio con presenze giovani che si affacciano alla tentazione della Settima Arte.


Stasera è arrivato al Giardino Pubblico il docente del Centro Sperimentale di Cinematografia Stefano Gabrini, che quest’anno insieme ad un gruppo di talentuosi giovani coordina il backstage del Festival oltretutto attraverso incontri e stages; degli altri amici che seguono dietro le quinte Maremetraggio 2011 avremo modo di tornare in seguito.
Inizia poi la lunga maratona di cortometraggi con la spassosa produzione canadese TROLLS di Brianne Nord-Stewart; in questi gustosi sette minuti due bambini semplicemente irresistibili discettano di sesso adulto e rapporti … diciamo così interdisciplinari con disarmante inconsapevolezza. La metafora con il mondo agonistico del wrestling è semplicemente geniale.
Arriva poi l’ambiguo gioco delle parti – citando Pirandello – organizzato da Emanuela Mascherini per il suo NEROFUORI; inedito il cantautore genovese Francesco Baccini in un ruolo assolutamente non facile. Sagace la fotografia invernale e gelida a cura di Luca Bellucini.
Pulviscoli di deserto, quella sensazione di spazio senza fine che non sempre coincide con la libertà personale: potrebbe essere materia labile tra le mani, ma l’autrice israeliana Elite Zexer sa bene cosa vuole raccontare; ancora una volta se sollecitato il pubblico non lesina gli applausi anche a scena aperta, titolo del corto è TASNIM.
Una vera e propria compagine di giovani autori francesi (la lista sarebbe lunghissima) dirige il lavoro di animazione RUBIKA dove le leggi della gravità vengono sovvertite con sorpresa dei simpatici personaggi.
Arriviamo poi ad uno dei cortometraggi più riusciti di questa dodicesima edizione del Festival: PENTECOST di Peter McDonald propone una curiosa contrapposizione tra l’orgoglio agonistico e il mondo clericale: un giovane e stupefatto ragazzino viene addestrato alla Messa ed alla attività religiosa tout court, come se fosse un pulcino di una squadra calcistica. Fragorosi applausi finali.
Attraverso un ingegnoso montaggio che rielabora il frame in modo buffamente robotico, l’inglese Victoria Mather ci introduce la bizzarra famiglia di STANLEY PICKLE; lo Stanley del titolo vive in una curiosa contea domestica dove i personaggi vengono caricati a molla. Qualche simpatico incidente accade, ovviamente per i buoni uffizi dello spettatore sorridente.
Ancora Cinema all’insegna dell’impegno sociale con la dolorosa vicenda di TE LA RICORDI FRANCESCA LUPO? Di Giacomo Rebuzzi, dove una rimpatriata tra amiche nasconde una vicenda nera di violenza domestica nei confronti di una donna. Come uno schiaffo in faccia nei titoli di coda, appaiono dei dati raggelanti sulla frequenza dei soprusi a carico dei soggetti femminili in Italia.
Appartiene invece alla cinematografia turca BÊDENGÎ di Aziz Capkurt nel quale un giovane ritrova la propria passata presenza nelle file militari mediante un incontro fortuito: sarà l’occasione per lo spettatore di una adeguata riflessione sui “desaparecidos” e sulla negazione dei diritti civili.
Non può purtroppo vivere un esistenza serena il povero protagonista di DREAMING A WHOLE LIFE di Francisco Javier Ara Santos: le sue sembianze sono a dir poco mostruose. I tentativi di inserimento in un contesto di armonia collettiva falliscono puntualmente: animazione dagli anfratti morali proveniente dalla Spagna.
Israeliano è invece l’apologo comportamentale di SEGAL di Yuval Shani, dove si parla in maniera cristallina ed encomiabile di identità sessuale e solitudine, privilegiando i silenzi ai dialoghi. Si tratta di una produzione promossa dalla Tel Aviv University Film and TV department.
Il numero perfetto in amore con buona pace dei più trasgressivi, sembra essere sempre due; capita però che la gelosia ed i conflitti interni riposizionino anche i legami tra madre e figlia. Succede nella produzione polacca THE FENCE di Tomek Matuszaczak, dove un giovane uomo si dedica agli amorosi sensi, incurante delle conseguenze.
Conclude la ricca serata di visioni internazionali  BANDURYST di Danilo Caputo, dove un giovane innamorato della musica, oltretutto straniero in Italia, deve fare i conti con la realtà che molto spesso non stringe la mano ai sogni di gloria artistici; alla fine potrà suonare il suo strumento, ma in un teatro deserto e applaudito da una sola, anziana e casuale spettatrice.
Mentre gli alberi del Giardino Pubblico ondeggiano sotto un vento non fastidioso ci e vi diamo appuntamento a martedì sera.

Riccardo Visintin

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