UN NUOVO PRIMO TUFFO NELLE ACQUE DI MAREMETRAGGIO

Il cinema, questo straordinario occhio sul mondo che non smette di sbattere le ciglia, non sta affogando, non annaspa e tanto meno chiede aiuto alla riva: il cinema, nuota (e bene) nelle acque avventurose ma eccitanti di Maremetraggio 2005.

Sempre più forte e sempre più internazionale è la voce di questo importante appuntamento con la cinematografia italiana ed estera: ogni volta, certo, prima del tuffo si trema, ma sono brividi d’argento.
Durante la conferenza stampa di mercoledì 29 giugno (tradizionale ed attesa preview per appassionati, curiosi ed addetti ai lavori) abbiamo avuto la conferma di quanto già sapevamo: l’affetto che circonda il Festival Internazionale del Cortometraggio di Trieste è diffuso e tangibile, non soltanto tra la “gente di cinema” ma anche tra i neofiti, i debuttanti, in platea o avanti/dietro lo schermo.
La “corrente cinematografica” opera u po’ come la corrente marina: agita e fa refluire tanti materiali diversi, tanti rivoli di diversa natura: cosa resterà di questa centrifuga è da vedersi, una partita aperta per i “ragazzi di celluloide”, come titolava uno sceneggiato RAI di tanti anni fa.
Quanto si resiste in apnea? Quanto fiato produce il nostro organismo prima di entrare in zona pericolo, senza il supporto di un respiratore subacqueo?
Qualche minuto, qualche minuto e una manciata di secondi per i più sportivi, per i più palestrati. Minuti, minuti e secondi, l’unità di tempo di chiedere un caffè, di chi infila una tessera bancomat, di chi gira un cortometraggio. I cortometraggi presenti quest’anno a Maremetraggio sono, come sempre piccole scintille di cinema dal grandissimo, nascosto impegno, un lavoro incredibile, bisogna viverlo sulla propria pelle per capire.
Sceneggiature, storie scritte con fatica e con dolore, tutto un microcosmo di idee e di intenti che va poi ulteriormente compresso, asciugato, ridotto. Possibilmente senza tradire la natura poetica dell’opera.
E’ solo il primo atto. Questo lavoro dal guscio d’argilla (pochissimi minuti che disperatamente “devono” farsi ricordare dal pubblico) infila la porta di casa ed esce sperando di non diventare preda del meccanismo, tagliola della distribuzione, un mostro tritatutto che ne ridurrebbe ai minimi termini lo spirito cinematografico.
Quando ciò non accade, siamo di fronte all’evento artistico nudo e crudo: un parto filmico che arriva al cuore delle persone, semplicemente, così come si riceve la visita di un vecchio amico di famiglia.
La sesta edizione di Maremetraggio, infondo, si propone proprio questo: un’incontro (il più possibile libera ed aperto a stimolanti contaminazioni esterne) nel segno del cinema e della comunicazione, saldando i legami tra platee e regie diverse, autoctone e straniere, tragiche e divertentissime.
Anche oggi che le metodologie di comunicazione spingono verso una pericolosa e piatta uniformità, c’è chi rema contro, promovendo e lodando le idee, le fantasie a briglia sciolta, i guizzi di genio. Buon secondo tuffo, quindi, in attesa dell’inaugurazione vera e propria.
Riccardo Visintin
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