Diario di bordo – Day 08

C’è una straordinario spicchio temporale, all’interno di una manifestazione artistica , molto difficile da descrivere a parole.

Mi riferisco a quando la nave – metaforicamente parlando – conquista il proprio approdo, acque calme, calde e tranquille, mente e corpo che si accomiatano dalla tensione.

L’atmosfera al Castello di San Giusto, sabato 8 luglio sera, complici le luci soffuse e la location evocativa, è di quelle memorabili, una cordialità collettiva colorata di giallo e di rosso, tante bellissime presenze femminili e, laggiù, la città scintillante di luci tinta amaranto.

Le premiazioni si susseguono rapide, mai come in questa occasione si è tutti insieme, avvolti e consapevoli, le cose da raccontare sarebbero migliaia, istantanee su istantanee…. Chiara Valenti Omero, presidente del Festival, ha un sorriso per tutti, in questo momento di piena festa che suggella il suo lavoro instancabile, la sua generosità umana, il suo innato gusto per l’Immagine.

Federica Naveri è indispensabile come organizzatrice generale , la sua gentilezza immancabile e la capacità di relazionarsi con tutti sono le sue qualità peculiari.

Sempre in movimento – un moto perpetuo di cose da fare e appuntamenti da affrontare – la nostra Vicky Rusalen fa a gara con Francesco Paolo Cappellotto per inventiva e concreta partecipazione.

Francesco, alto giovane e cordiale, ha nelle sue mani l’immagine di INTERNATIONAL SHORTS FILM FESTIVAL: mani creative che sanno sempre come muoversi nella complessa stanza delle idee.

Raffaella Canci da par suo, conosce le dinamiche del cinema per i piccini e per gli adulti, ne fa tesoro e porta il suo contributo per l’apprezzata sezione SWEET4KIDS.

Le immagini cinematografiche hanno ovviamente sempre bisogno delle colonne robuste della carta stampata: Federica Marchesich è la ragazza giusta al momento giusto, sia quando lavora alacremente al personal computer, sia quando discetta con competenza di Cinema ed annesse dinamiche. Senza dimenticare Francesco Ruzzier, che oltre ad essere l’occhio selezionatore di tutti i cortometraggi presenti al Festival nella sezione Maremetraggio, è anche un giovane curioso e cordiale.

Ci fa piacere, naturalmente, ricordare la frizzante e dinamica  Paola Uxa, responsabile degli allestimenti, dei volontari e dei workshop: sorridente, simpatica amica di tutte le serate.

Posto che quello cinematografico è un linguaggio universale, siamo tutti parimenti consapevoli che solo un accurato lavoro di traduzione può consentire una piena comprensione globale di quanto visto…

Non sappiamo se prendono il tè alle cinque del pomeriggio, ma senza dubbio Victoria Ellison e David Mc Connell sono inglesissimi, traduttori di raffinato livello ed oramai triestini d’adozione.

Beatrice Fiorentino – orgogliosa mamma del grande piccolo talento Tommaso Gregori – ha probabilmente ancora negli occhi le tante sequenze della sezione NUOVE IMPRONTE, da lei selezionate. Film proiettati al Cinema Ariston, salutati da un puntuale riscontro di pubblico.

Non di sola arte e poesia cinematografica, vive un Festival: guai se non ci fossero sapienti braccia tecniche abili a destreggiarsi tra fili e cavi, le nostre rispondono ai nomi di Pietro Crosilla e Luca Luisa, pregevoli maestri dello stage, imperturbabili di fronte a temporali e circhi acquatici imprevisti.

Sempre elegante e bella, Zita Fusco ha portato anche lei un pizzico di femminile magia alla serata finale in quel di San Giusto.

Fotografie di altissimo livello a firma di un trio formato dalla nostra cara Martina Parenzan, dalla giovane e allegra Luciana Faino, di origine argentina, e da Jorge Muchut…

L’ARMATA DEGLI SCARTI VIVENTI, altra sezione dedicata ai giovanissimi, è stata resa possibile grazie al lavoro di Francesco Filippi e, di nuovo, Raffaella Canci, impegnati nel promuovere un’iniziativa artistica in crescita.

Al Teatro Miela, come d’uso, l’occhio attento di Paolo Venier in cabina di proiezione, mentre i volontari sempre più giovani inducono il sottoscritto ad osservare con orrore i suoi primi capelli bianchi…

Festival, infine, di luci, colori e grandi ospiti, dalla giornalista Rula Jebreal, affascinante come una fotomodella e ricca di fascino esotico, al regista Alessandro D’Alatri, ad un ‘interprete in evoluzione quale Daphne Scoccia…passando per il pregevole musicista Pivio, funambolo delle sette note.

Abbiamo finito? Senz’altro no, ed errori od omissioni possono contare solo sulla vostra indulgenza.

Mentre i riflettori si spengono, ed il gigantesco luna – park del visivo sbiadisce come una lampada alogena, l’ultimo pensiero va alla nostra fortuna: quella di appartenere ad una società che condivide, che rispetta la liberrtà d’opinione, e dove immagini provenienti da tutto il mondo arrivano a noi, intatte, in un grande vassoio argentato.

Appuntamento al prossimo anno.

 

Riccardo Visintin

 

Diario di bordo – Day 07

Quando un Festival si inoltra nel suo calendario più fitto, il rischio è quello di omettere qualcosa, molto spesso piccole stelle luminescenti che poi ci pentiamo di non aver fatto brillare.

La temperatura esterna è micidiale, neppure la dolciastra brezza che proviene dal mare immobile può qualcosa contro cotanto attacco.

Pomeriggio dedicato ad un approfondimento quanto mai opportuno in questi tempi intrisi di disattenzione.. Il panel UNA BUONA DOSE DI FOLLIA (CINEMA E ALTRI RIMEDI),vede sul palcoscenico del Teatro Miela una nutrita compagine di relatori coordinati dalla nota giornalista Rula Jebreal; una toccante occasione di riflessione e confronto che fa da prolusione al film L’ACCADEMIA DELLA FOLLIA di Anush Hamzehian, una visione non banale che sarebbe bello estendere a quanti più spettatori possibile.

Eccola.. la tanto attesa pioggia sceglie il momento sbagliato per sciogliere il proprio caldo e fosforescente elisir, ma il timone artistico rimane ben saldo nelle mani degli organizzatori, e quindi che Cinema sia!

Dopo i saluti e i ringraziamenti di rito, le proiezioni hanno luogo in una Piazza Verdi contraddistinta da tanti ombrelli colorati.

Amicizia tra uomini e animali, di quelle che piacevano a un pioniere naturalistico come Jack London.. AKITA dei britannici Cummings e Hickman è un cortometraggio con alcune sorprese, dal sapore surreale, segnato da una fotografia di stampo ampiamente realistico.

Eccoci adesso a contemplare la particolare galleria di personaggi intenti a richiedere il lavoro di un ottico; in un suggestivo coté d’animazione SORE EYES FOR INFINITY di Elli Vuorinen cattura con le sue simpatiche immagini l’attenzione dei bimbi presenti in platea, notoriamente i giudici più implacabili.

Cosa succede davanti ai nostri occhi? Lo schermo per interminabili secondi ci mostra una pianura verde ed immota, ma poi ecco una altrettanto interminabile armata di rifugiati e migranti erompere al nostro cospetto…

Succede nel bellissimo e significativo cortometraggio sloveno MEJE di Damjan Kozole.

Non capita soltanto su Discovery Channel di scoprire piattaforme visive anomale, specialmente in tema di animali; LOVE di Réka Bucsi è un curioso e divertito spaccato d’animazione dove tanti animaletti dagli occhi fosforescenti e dai corpicini buffi ci raccontano la loro sui sentimenti.

Vedi Napoli e poi muori, diceva il Poeta, e di certo questa città è una risorsa infinita, soprattutto quando si fa riferimento a quello strano misticismo intriso di superstizione che è una bevanda consumabile solo tra i vicoli del Vomero o nelle bettole a due passi dal mare.

PARUSIA NAPOLETANA di Rosa Maietta è un occhio femminile puntato sulla scaramanzia, e quelle effigi con sopra Maradona ci ricordano una stagione esaltante del tempo che fu.

Sussiste qualcosa di ancestrale, come una strana celebrazione pagana e contadina, tra le scure immagini del film ASCENSÃO di Pedro Peralta: racchiudono nella loro cruda fierezza qualcosa del miglior cinema di Buñuel.

Ovviamente di più facile fruizione la rilettura d’animazione della favola di Cappuccetto Rosso, siglata da Ario Aaffarzadegan, una maniera anticonformista di interpretare una fiaba di universale popolarità.

Non  sempre c’è bisogno di un personaggio in carne e ossa per costruire un racconto, come ci suggerisce il cineasta Mir Ezwan con il suo cortometraggio RM10.

In questo caso ad aggirarsi in una metropoli probabilmente orientale, luccicante di insegne notturne, è niente meno che una banconota; questo indispensabile oggetto di vita quotidiana inizia la sua corsa con una donna che paga una consumazione alimentare, si inoltra poi tra le dita di una mamma e di un bambino, e sotto le luci costanti dei neon della civiltà che spreca ritorna alla sua originaria detentrice.

Si può sorridere sulla vecchiaia, o almeno proporre una scheda di lettura meno convenzionale del solito? COLOMBI del nostro Luca Ferri non si riferisce ai ben noti piccioni ma a una coppia di vecchissimi coniugi di cui rivediamo gesta, glorie, rassegnazioni e malattie.

Scandita da una voce narrante femminile, la storia si protrae per venti minuti, ricorda in certe istanze brutali le provocazioni in bianco e nero della coppia Ciprì e Maresco.

Un autore italiano posiziona invece la propria cinepresa tra le grate di un carcere, per raccontare una storia di dolorosa solitudine ed aspettativa che potrebbe tranquillamente rinunciare al parlato, talmente chiaro e inequivocabile è il suo messaggio.

Applausi convinti dal cuore della platea.

Proviene da un mondo marionettistico ma non impolverato il piccolo protagonista del cortometraggio sloveno SLOVO di Leon Vidmar.

C’è anche un simpatico nonno che ricorda tanto il Geppetto di Pinocchio, e una allegorica piccola vicenda di ittiche ed acquatiche amenità.

Conclusione inebriante come un Mohito – di quelli dalle foglie ben tritate – per il circo felliniano protagonista di METUBE 2 – AUGUST SINGS CARMINA BURANA di Daniel Moshel, che ci trasporta da una piazza europea  a una discoteca High Tech… Semplicemente impagabile.

Mentre il nostro piccolo grande responsabile di SWEET 4 KIDS Tommaso Gregori parte per Boston (Buon viaggio!), la nostra stagista inglese Victoria Ellison guarda verso lo schermo ed è una presenza gentile e discreta.

Sono due dei tantissimi amici del nostro Festival, che senz’altro enumereremo nel prossimo finale Diario di Bordo.

Appuntamento a sabato al Castello di San Giusto, per l’attesissimo momento delle premiazioni.

Riccardo Visintin

Diario di bordo – Day 06

C’era una volta un signore elegante, coltissimo e sorridente, dai modi gentili quasi d’altri tempi.

Questo signore, senza mai darsi delle arie, andava a braccetto con le massime star di Hollywood, era ospite a cena di Elizabeth Taylor e Tony Curtis, collezionava rarissime riviste di cinema del tempo che fu. Questo signore si chiamava Paolo Limiti, ci ha lasciati qualche giorno fa e vogliamo ricordarlo così.

Serata calda – caldissima in Piazza Verdi , uno spettacolo colorato che è fatto di tante persone di diversa natura intente a vivere il medesimo rito, e la sacerdotessa officiante è l’IMMAGINE.

Apre il sipario l’evento speciale MINDENKI di Kristóf Deák, che parla di canto corale. Una ragazza tenera e indifesa ama oltre ogni modo l’espressione vocale, ma la sua insegnante non è dello stesso avviso, e sarà una beffarda vendetta dei piccoli cantori a raddrizzare i torti subiti.

Si sorregge invece su di un impianto narrativo surreale l’apologo di TIMECODE, a firma Junicio Giménez; in un ambiente lavorativo grigio e monocorde (la vigilanza in un parcheggio ) si innesta una  curiosa vicenda di espressione artistica.  Massimo Loi e Gianluca Mangasciutti sono due giovani autori italiani, e scelgono una storia di amicizia femminile per A GIRL LIKE YOU. Quasi come Thelma e Louise versione adolescenziale, le due ragazze protagoniste compiono un viaggio iniziatico che è luce, ombra, consapevolezza e scoperta, con un sapore fresco di caramella alla menta.

I porti, è notorio, sono luoghi di arrivo e di partenza, di distacco e di abbraccio, mentre il mare rappresenta un muto testimone… nei sei minuti di DIE BRÜCKE ÜBER DEN FLUSS, Jadwisa Kolwaska  sperimenta una tecnica d’animazione in bianco e nero che ci affezionare a questi personaggi.

Il talento artistico femminile – ne abbiamo parlato diverse volte nel tempo – conosce mille sapienti stratagemmi, e quasi mai delude , quasi mai offre piattezza o banalità. MUNITIONETTES di Lara Cochetel lavora sull’animazione e ci illustra un bozzetto raffinatissimo.

Molta tensione, invece, molta indagine sulla morte e su come può essere percepita dai più piccoli in DEATH IN A DAY, dove un giovanissimo orientale vede la sofferenza ed il dolore abbattersi sul proprio nido familiare. Dirige, molto bene, Lin Wang. Siamo di nuovo on the road, tra luci impietose e minacciosi garages, con la favola nera e suburbana a firma Asier Urbieta, vale a dire FALSE FLAG, mozzafiato come ogni thriller che si rispetti.

Arriva invece dal nostro Paese GIONATAN CON LA G di Gianluca Santoni, reportage terribilmente reale dalle borgate romane, lontane anni luce dal glamour del centro storico. Massacrata di botte dal marito, una donna è al Pronto Soccorso mentre il figlio, nove anni soltanto, attraversa il Vietnam della truce periferia capitolina, alla ricerca di qualcuno disposto ad ammazargli il padre. Reportage dal vero, di quelli che non si dimenticano.

L’anziana donna al centro dei cinque minuti di BOWL OF CHERRIES  è talmente inquietante che potrebbe persino spaventare, eppure il suo messaggio espande positività : anche la stagione senile ha i suoi frutti dolci. Dietro la macchina da presa, Hadi Moussally.

MUTANTS, diretto da Alexandre Dostie, è violento come il colpo che annerisce il viso del giovane protagonista, alle prese con le ghiacciaie dello sport e del vivere quotidiano.

Certe scoperte, ci suggerisce l’autore, passano necessariamente attraverso la crudeltà e il rancore, e il finale terrificante elimina ogni idea di happy end.

CURSE OF THE FLESH della coppia Lavielle – Lecoeur arriva dalla Francia e conquisterà tutti quelli che amano i riti ancestrali, l’Africa o qualsiasi altra meta esotico – tropicale.

Dietro le immagini molto seducenti, attenzione, si nasconde una storia di ricerca frenetica , di avventura, ammantata di mistero e di sferzante vitalità.

Britannica è la bandiera che suggella NEST di Chris Brake, curiosa fiaba domestica con una donna dalla testa d’uccello alle prese con il più xche normale consorte. Buffo e deliziosamente demodè.

L’ultimo minuto di proiezione è tutto per 283 FROGS ,davvero originale nel suo accumulare diapositive animali su diapositive animali, in un vorticoso susseguirsi. Dirige Genadzi Buto.

Avvolgente come un bicchiere di Bayleis, l’aroma inebriante della notte ci accompagna.

Appuntamento a venerdì sera.                                                                                                                                                                                                            

Diario di bordo – Day 05

Musica , straordinaria ed indispensabile musica che – non solo nell’arte – rapprresenta una sorta di risarcimento morale alle brutture e ai soprusi che ci impone la vita quotidiana.

La grande musica arriva a INTERNATIONAL SHORTS FILM FESTIVAL con la prestigiosa presenza di Pivio, eccellente autore di colonne sonore per il cinema e. più in generale, figura rappresentativa della scena artistica italiana, laddove le sette note diventano magistrale autorialità.

Pivio sarà coordinatore di una masterclass intitolata SUONARE IL CINEMA, evento atteso in questa edizione del Festival.

Il primo evento speciale della serata è proprio firmato Pivio – in collaborazione con Marcello Saurino – ed è il cortometraggio IT’S FINE, ANIWAY.

Esteticamente molto aggressivo, bombardato da una musica dolby surround praticamente perpetua, vede nelle scene del combattimento clandestino un tripudio di sangue e sensazioni forti visivamente stordenti.

Valentina Carnelutti, giovane ed apprezzata attrice già incontrata varie volte tra i percorsi del Festival, interpreta  IL SILENZIO , diretto da Parnoosh Samadi ed Ali Assari.

Particolarmente rarefatto, il film sceglie un contesto di incomunicabilità verbale, di linguaggi diversi, per affrontare il terribile tema della morte incombente.,ed è una scheggia di ottimo cinema.

Torniamo sul territorio italiano con la simpatica, ironica vicenda di FINCHE’ C’E’ VITA C’E’ SPERANZA, dove si fa del sano ma quanto mai attuale sarcasmo sulla crisi economica, che nello specifico attanaglia una giovane coppia troppo debole a livello economico per i costi dei fiori d’arancio. Grottesco il finale.

Halloween è festa cara al cuore di tutti quelli che amano il Fantastico, l’orrore, la mìse en scene della paura che appaga il fanciullesco gusto macabro di noi bambini mai cresciuti.

Stavolta sarà una bambina a cambiare le carte in tavola, e succede in THE WITCHING HOUR del cineasta statunitense Riley Geis.

ESTATE di Ronny Trocker prende ispirazione da un’istantanea di Juan Medina per introdurci in una vicenda che ha ben poco di cartolina turistica, e parla invece di fuga e di libertà. Spiazzante e vivido.

Infanzia e rose, infanzia e spine… infanzia che poi trascolora in adolescenza, un mondo fantastico da salvaguardare. Tutto questo nel minuto unico di BIROUN AZ IN di Keivan Mohseni.

Eccoci poi intenti a contemplare, come uno strano acquario inconsueto, il mondo femminile al centro di TILDA, a firma Katja Benrath.

Si tratta di un mondo femmnile fatto di bambole, strani pudori, vergogne e fatti buffi raccontato con disarmante natruralezza.

Quando la platea esplode a ridere, per certi versi è come se le sedie e gli oggetti, la piazza tutta, insomma, partecipassero al momento ludico collettivo.

Mediante il suo grandioso GUANTANAMO BABY, Dieter Primis ottiene codesto risultato, illustrando i tormenti di un bebè continuamente coccolato e strapazzato da mamma e nonna.

ALZHEIMER: A LOVE STORY è invece di sapore completamente diverso, una toccante storia di amore omosessuale che vince anche le lame arrotate della malattia e del decesso.

Più di qualcuno in platea ha gli occhi lucidi, prova comprovata che la coppia di autori Schimmel – Petruzzelli ha colto nel segno, senza alcun autocompiacimento.

Presente alla serata, la giovane regista americana Morgan Gruer ha raccontato con comprensibile orgoglio la genesi del suo cortometrfaggio REFLECTIONS , due minuti di eleganza stilizzata.

Davvero inquietante, subito dopo, la storia quasi fantascientifica di manichini e corpi inanimati ideata da Dimitry Korabelnikov in THE MILE , autentico incubo on the road.

Uno dei momenti cinematografici più appassionanti della serata arriva con MON DERNIER ÉTÉ, una storia di infanzia negata, di sessualità rubata , vista attraverso gli occhi di un’acerba coppia di bambini. Poesia allo stato puro, a firma Paul Claude Demers.

Conclusione con il fuoco pirotecnico abbagliante per luci e colori, predisposto da Roman Daudet Kjahan per KABOON ,. esplosione da far male alle pupille..

Intorno a noi, a mezzanotte passata, gioventù assortita tintinna bicchieri ripieni di liquido colorato.

Appuntamento a giovedì sera.

Diario di bordo – Day 04

Tramonto rossofuoco sul Golfo di Trieste, uno spettacolo difficile da dimenticare, una sorta di tuorlo d’uovo poetico e fatato, mentre a pochi passi si perpetua la magia del Cinema.

Piazza Verdi stracolma di gente è nettare per gli occhi , scalda il cuore ed il morale di chi organizza un evento come questo, che vive di emozioni, palpiti, sorprese visive, ma che richiede anche tantissimo lavoro e dedizione totale.

Immagini italiane, in apertura, per l’evento MESTIERI DEL CINEMA che presenta SEPARATI, frutto di un lavoro collettivo intelligente ed ironico, dove si parla di guasti coniugali e non solo.

Tra gli interpreti, ancora Lorenzo Acquaviva , assieme ad altri armonici giovani talenti.

Il primo cortometraggio della serata, ALIVE AND KICKING : THE SOCCER GRANNIES OF SOUTH AFRICA , dovrebbe a nostro avviso essere proiettato in tutte le scuole del mondo.

Si tratta infatti di un docufilm sulle incredibili risorse fisiche e morali delle anziane donne di Limpopo, in Africa, e ci sprona a riflettere sulla nostra identità e sui nostri diritti e doveri.

Uno splendente messaggio di fratellanza universale diretto da Lara Ann De Wet.

Mare nostrum, dicevano i latini, e attraverso le correnti e le scansioni acquatiche di suddetto mare  si dipana la vicenda d’animazione pensata da Marles Van Der Wel per il suo ZEEZUCHT.

Sempre accorto e partecipe del suo narrato, l’autore ci coinvolge per empatia nel suo piccolo mondo illustrato. Misticismo, trascendenza, mondi interiori che sembrano d’acciaio e invece si rivelano di vetro soffiato.

THE SAD MONK di Diana Francovic porta lo spettatore nel mondo di un giovane religioso tormentato dai dubbi, continuamente in bilico tra la fede e le tentazioni del mondo prosaico e pagano. Scintillanti immagini, ed è un tema di strettissima attualità.

Si dipana invece in un contesto notturno e sussurrato la vicenda drammatica  di PATH a  firma MD Abid Mallick, dove una storia di sfiorato terrorismo viene narrata come una macabra stella filante.

Basta un solo, repentino minuto di narrazione per puntare il dito su qualcosa che ci sta a cuore, su di un sopruso, su di un’ingiustizia perpretata ; in questo caso sono gli animali a farne le spese, muti testimoni della stupidità umana. Tutto questo accade in DÜNYANIN ÖLÜMÜ di Evrim Inci, e sono ancora immagini vincenti.

Il regista italiano Dario Imbrogno sceglie per il suo cortometraggio OSSA , raffinati ed evocativi giochi di specchi, qui horror e là tardo – romantici, un amalgama d’animazione molto interessante.

Cinema, agognata musa … quanta fatica, quante peripezie assortite prima di apporre la propria firma su di un’opera d’arte…. scegliendo la tecnica del filmato amatoriale, Johannes Bachmann ci racconta molto di sé in DIE KUNST, MEINE FAMILIE UND ICH.

Tormentatissima come un lago nero che non trova la sua sponda primigenia, la vicenda narrata da Dario Samuele Leone con QUELLO CHE NON SI VEDE ci parla di lavoro e di negazione del medesimo, e può contare su un’ interpretazione quasi metateatrale da parte del protagonista.

THE OFFER di Winnfred Jong vede invece un originale piazzista di enciclopedie introdursi in un ambiente domestico, e come nel memorabile testo teatrale IL VISITATORE di Eric Emmannuel Schmitt , potrebbe esserci una sorpresa metafica dietro la porta….

PAINT del nostro Antonio Lusci è un vorticoso ed aggressivo labirinto di colpi di scena sul tema dell’ispirazione pittorica, sulle nevrosi e le tensioni policrome a cui va soggetta l’Arte. Produce una vecchia gloria del cinema fantastico italiano, il regista e specialista di effetti speciali Sergio Stivaletti.

Nella quasi gelida immobilità si svolge la storia firmata dal cineasta Jaume Quiles, che con il suo PARADÍS sfrutta una sua peculiare fantasia illustrativa.

Conclusione all’insegna del grande Cinema con lo spettacolare LA VOCE di David Uloth, dove si parla di musica e di trasformazioni vocali e fonetiche , in una cornice da racconto di Howard Philips LoveCraft. Un viaggio ipnotico, ed è oltre mezzanotte, l’ora delle streghe e degli avvenimenti fantastici ! 

Appuntamento a mercoledì sera.

 

Diario di bordo – Day 03

Il dolcissimo ed appassionante miele delle visioni cinematografiche di stasera reca con sé una punta di amaro: ci ha lasciato Paolo Villaggio, molto più di una maschera tragicomica del nostro Cinema. Oltre alle ben note performances fantozziane, ci piace ricordarlo in un film poco conosciuto e bellissimo diretto e interpretato da Vittorio Gassman, vale a dire SENZA FAMIGLIA NULLATENENTI CERCANO AFFETTO (1971).

Dal palcoscenico del nostro Festival compare un omaggio filmato al grande attore ricordato anche con belle parole da Chiara Valenti Omero.

Siamo sempre sull’orlo di un torrente d’acqua minacciato dal cielo, ma a parte qualche goccia sparsa la clessidra segnala sabbia positiva.

Eccoci negli ambienti di cemento e di pietra dove si svolge la vicenda femminile pensata da Carlo Sironi per VALPARAISO; una storia di maternità travagliata vissuta attraverso gli occhi disincantati di una donna che ha visto solo il lato peggiore della vita. Finale brusco ed aperto, perché in certi contesti l’imprevisto drammatico è sempre in agguato.

Restiamo ancora sul suolo italiano con i surreali ed iperrealistici 14 minuti di DJINN TONIC di Domenico Guidetti; si tratta di una quantomeno improbabile vicenda di desideri e di geni della lampada, sorretta da una gustosa caratterizzazione di Francesco Pannofino.

Meraviglie della tecnica cinematografica! Ripresa in campo lungo, la vicenda lussureggiante di verde e di montagne voluta da Adrian Geyer in TISURE antepone il dècor ai personaggi che infatti rimangono sullo sfondo. Questo non impedisce al regista di raccontare parimenti una vicenda di fattura psicologica.    

Equivoci sentimentali e di identità sotto la spuma colorata della prima infanzia; CANDIE BOY dell’autrice Arianna Del Grosso ci presenta due giovani genitori alle prese con il proprio figlioletto ed una bambola tutta rosa intinta di sorprese.

Avanti ancora con la metafora cronologica del cortometraggio polacco THE CLOCK IS TICKING di Marcin Zbyszynski; per colpa di un misterioso fenomeno, la nostra quotidianità viene messa in ghiacciaia, tutto si cristallizza e i soggetti umani vivono in perenne stand-by.

Torniamo in territorio italiano con VALZER diretto dalla coppia Mastromauro – Porzio; siamo difronte ad una complicata realtà da accettare, nel contesto di un amore tutto al femminile che si ostina a forzare i grimaldelli del consueto.

Si misura, invece, con degli esercizi di tratteggio scenografico il regista americano Kurtis Hough; il suo PAINTED HILLS narra appunto di vette e di affascinanti piramidi shakerando il tutto in una disinvolta materia post-moderna.

Sono innumerevoli le maniere di raccontare la Fiaba ed il Mistero, quel sottile confine in fondo irresistibile dove l’incanto si trasforma in spavento; UNA AVENTURA DE MIEDO della cineasta Cristina Vilches è un cortometraggio d’animazione riccamente illustrato, con il gusto di una notte magica che si consuma solo per noi.

Ancora animazione robotica e quasi fantascientifica, senza dimenticare un connotato poetico con il mobilissimo punto rosso inventato da Motahareh Ahmadpour per il suo REDPOINT, uno scarlatto proiettile che alla fine troverà una collocazione d’amore.

BALCONY del britannico Toby Fell Holden accelera sul pedale della brutalità narrativa, raccontandoci una storia senza consolazione dove una giovane immigrata va incontro ad un destino ineluttabile, per quei terribili equivoci che avvolgono il nostro quotidiano. Politica, amore e denuncia sociale in un lampo solo.

Siamo poi stralunati ma appagati ospiti della discoteca metaforica creata dallo statunitense Derek O’Dell con AEON; un vero e proprio fuoco d’artificio di scintille, fuochi elettronici, rimbalzi visivi, schegge di luce stroboscopica, tutta materia visiva modulata mirabilmente dal regista.

Batte doppia bandiera (Francia e Belgio) la vicenda folkloristica di LE PLOMBIER della coppia Rossi – Sèron; una satira arguta del doppiaggio cinematografico, sorprendente per le reiterate gag sonore e visive che schiantano di risate lo spettatore in platea.

Come sempre i sogni son desideri, e rappresentano anche i tunnel d’uscita di un vissuto sempre troppo esigente e spietato nei confronti dei propri interlocutori; le vie di fuga passano anche per le sale di una strana associazione che sembra vivere sul desiderio onirico degli esseri umani. Tutto questo succede in DREAMS ON SALE di Vlad Buzaianu.

A tutti noi capita quotidianamente di starnutire ma questo gesto semplice e innocentemente familiare fornisce a Kim Jung Hyun lo spunto testuale per il suo velocissimo minuto di cinema intitolato HOOTCHU.

Una piccola stella filante che illumina lo schermo e altrettanto velocemente scompare mentre la brezza marina che ben conosciamo sancisce la conclusione di una soiree vincente per impatto comunicativo.

Vestita di un bellissimo azzurro, la nostra Vittoria Rusalen coordina come solo lei sa fare: è una delle presenze care e indispensabili del nostro Festival che via via menzioneremo nelle successive tappe di questo diario.

Appuntamento a martedì sera, e come diceva il ragionier Fantozzi…si facci festa!

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 Riccardo Visintin

Diario di bordo – Day 02

Rovesci d’acqua erano previsti per domenica sera, invece questa calda e per certi versi anomala estate , ci vede tranquilli e sereni, nel nostro ruolo di spettatori…. asciutti. Presentazioni dinamiche e divertenti, insieme alla direttrice del Festival Chiara  Valenti Omero, che tra l’altro introduce i piccoli ma gagliardi ed acutissimi protagonisti dello spazio artistico SWEETS- 4 kIDS.

Eccole, le immagini scorrono nette sullo schermo e sono di quelle da ricordare: AN AFTERTHOUGHT di Matteo Bernardini merita tutto il nostro consenso. Si tratta di una originale e poetica rilettura della favola di Peter Pan, che dalla vertigine di uno schema horror trasfonde in fiaba e metafora esistenziale.

Un amico storico ed affezionato non solo della nostra manifestazione, ma della scena artistica triestina tout-court, vale a dire Lorenzo Acquaviva, presente alla serata, è il… doppio protagonista di IO E ME STESSO di Diego Cenetiempo. Una storia surreale, ben interpretata e altrettanto diretta.

Arriva invece dalla Germania un cortometraggio al femminile, diretto da Katharina Blanken; siamo di fronte ad un racconto che necessita di antenne psicologiche ricettive, per comprendere a pieno tutte queste finestre popolate di varie umanità, diurna e notturna. Titolo del cortometraggio: KAMMERMUSIK – AUDIOVISUELLES GEBÄUDEKLANGPORTRAIT.

Sono veramente toccanti gli sguardi assetati di affetto, della piccola protagonista di SEMELE di Myrsini Aristidou: ella pretenderebbe dal padre un’attenzione ed un affetto forse impossibili, ma un incidente scioglierà un poco di quel gelo perenne.

Salutiamo con una risata multicolore lo spassoso camaleonte ingordo pensato da Tomer Eshed, che con la sua opera di animazione OUR WONDERFUL NATURE-THE COMMON CHAMELEON propone un curioso documentario faunistico.

Appartiene al nostro Massimo Ottoni il frammento bellico-musicale intitolato: LO STEINWAY; una riflessione sulla crudeltà della guerra contrapposta ad un antidoto armonico, vivamente poetico e sentito.

Di nuovo incomprensioni tra un padre ed una figlia, rimorsi e rimpianti senza scampo per il lavoro di animazione di Tal Kantor, che si avvale di un non comune virtuosismo a livello illustrativo.

Ognuno di noi è protagonista e a volte vittima del proprio scenario, ordito dal Destino più o meno in vena di facezie; ne sanno qualcosa gli strampalati protagonisti di DECORADO di Alberto Vazquez , sballottati in un’orbita grottesca.

Non sarebbe dispiaciuto ad un maestro di cattiveria cinematografica quale è Quentin Tarantino, il film THE LONG ISLAND WOLF di Julien Lasseur ; pepata satira dei moduli narrativi hard-boiled, conquista la palese approvazione del pubblico in sala.

Mentre una piacevolissima brezza cala su Piazza Verdi, eccoci a contemplare URBAN AUDIO SPECTRUM di Marina Schnider, di nuovo una maniera originale e inconsueta di parlare di materiali audiovisivi e sonori.

Sono indiscutibilmente carismatiche le pestifere vecchiette in pieno raptus tardo-erotico create da Brianne Nord Stewart per il suo BEAT AROUND THE BUSH, satira di costume sul diritto alla sessualità anche per gli over – settanta.

Sù come sia difficile nuotare attraverso le acque tempestose dell’adolescenza e della prima giovinezza, sembra sia già stato detto tutto, invece si tratta di una navigazione senza fine; ne sa qualcosa Valeria Sochyvets che con il suo KROV ipotizza un approdo originale.

Quanto meno eterogenea è la compagine umana inventata da  Hasan Can Dağlı per il suo SIYAH ÇEMBER, che tiene fede al vecchio motto di Sir  Arthur Conan Doyle: il mistero è la chiave di lettura per tradurre la realtà.

Le immagini sul grande schermo si congedano con i tre minuti di HATCHET di Jim Powers, dove un paesaggio innevato fa da sfondo ad una vicenda di grana quasi thrilling.

La nostra attenzione viene attirata dal bellissimo vestito viola pervinca di una giovane spettatrice,e con questo tripudio di colori e visioni vi diamo appuntamento a lunedì sera.

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                          Riccardo Visintin

Diario di bordo – day 01

Diciotto scintillanti candeline campeggiano sulla torta di SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL!

Siamo maggiorenni ed orgogliosi di esserlo; un orgoglio confortato dalla consapevolezza di essere stati sempre presenti laddove si producono buone immagini, talenti, idee, progetti nel segno della seduzione visiva.

Conferenza stampa nella suggestiva sala Bobi Bazen di Palazzo Gopcevich, attenzione signore e signorine al tacco dodici, perché i pavimenti di bel legno profumano di cera appena passata.

Serata ventilata in Piazza Verdi sabato sera, ed ecco inatteso e piacevolmente sorprendente il primo evento della rassegna; LE SVENTURE DEL SIG. MO-KI-TO’ non spende il linguaggio filmico, ma è bensì una raffinatissima evoluzione in danza ad opera della Compagnia Teatrale Devenir.

Semplicemente formidabile il ballerino ed artista Gustavo Vallejos, diretto da Jorge Demarco, mentre il pubblico approva, stupito.

Le presentazioni di rito vedono discorrere piacevolmente gli organizzatori del Festival, che dopo le doverose coordinate fornite al pubblico lasciano il posto alle numerose proiezioni della serata.

Di quale colore è la sabbia del Senegal? Di quale istanza si ammanta il suo cielo, reale e metaforico? E soprattutto: quanto sappiamo di questi personaggi di colore, giovani ed anziani, che ci scorrono davanti? SAMEDI CINEMA di Mamadou Dia non è soltanto la storia di due giovani, ci restituisce invece uno spaccato di vita di cui ancora sappiamo troppo poco.

L’arte di Tersicore attira con sé gioie, dolori, sommovimenti caratteriali che sono probabilmente ignoti a chi non si è mai cimentato con le griglie roventi del mondo-danza; ne fa le spese un giovane ballerino infortunato in SUSPENDU di Elie Grappe, autore svizzero che regala un ritratto filmato ricco di spirito da Vecchia Europa.

Il gusto di un painting surreale e solo apparentemente freddo (pensiamo ad un autore evocativo come Granger) sembra ispirare la coppia Hagage – Gomez, che nel loro BELOW 0° ci raccontano un paesaggio da Antartide, di quelli che non perdonano operando sulle metodologie del cinema d’animazione.

Tutt’altra temperatura psicologica per THE OTHER SIDE OF DOOMAN RIVER di Sewoong Bae; un resoconto color fango sul dramma di chi cerca di scappare dalla Corea del Nord per raggiungere una sponda opposta sempre più lontana.

Molto gustosa la satira sui moderni mezzi di comunicazione fornita da Davis M. Lorenz con #SELFIE della serie: come rovinare una lieta vacanza a Berlino. La dimostrazione che la tempistica più evanescente può bastare per arrecare danni anche irreparabili nel guscio di un ménage familiare.

Puntuali e simpatici i due giovani protagonisti.

Un piccolo grande prodigio artistico ci viene fornito da Boris Seewald con DISCO: una quantità sterminata di disegni su carta prende vita attraverso una spirale di coreografie mai stucchevoli o scontate.

In un bellissimo e poco conosciuto film di Dino Risi, FANTASMA D’AMORE (1981), Marcello Mastroianni reincontrava la storica fidanzata Romy Schneider sottoforma di ectoplasma; una similare ricerca del tempo perduto coinvolge la protagonista di INGRID & THE BLACK HOLE di Leah Johnston, struggente e poetico.

Mentre alcune incuriosite turiste straniere commentano in un linguaggio incomprensibile le immagine a loro appena presentate, ecco irrompe sullo schermo PARENT, TEACHER di Roman Tchjen; in un contesto scolastico, tra le spire di una materia filmica quasi thrilling, il dialogo tra un padre e una giovane insegnante ci introduce in una tematica sempre scottante come quella della violenza infantile ed adulta.

Scandinavia, terra di laghi e di vegetazione lussureggiante: quale contesto migliore per ambientare la simpatica storia del pescatore canterino di VAND di Philipp Andonie; attenzione perché l’humor macabro è in agguato!

Ancora buono, anzi buonissimo cinema, con la storia di amori adolescenziali pensata dal cineasta olandese Sven Bresser per il suo CAVELLO: anche qui si parte da un contesto privato e psicologico per arrivare ad un’evoluzione finale inaspettata.

Proseguiamo avanti con LIFE JOURNEY di Sajedur Rahman, ancora una volta una metafora esistenziale di quelle che riguardano a pieno o medio titolo tutti noi.

La drammatica partita di calcio giocata dai protagonisti di PENALTY del nostro Aldo Iuliano si trasforma in un incubo di morte e di violenza, mentre una fotografia aspra illumina dei martiri – manichini strozzati dal proprio vortice.

CENTAURO di Nicolàs Suarez possiede una cifra estetica talmente esotica da ricordare certi memorabili film di Glauber Rocha.

Il mappamondo di SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL si congeda per la serata di sabato con i due minuti di ALONE WITH EVERYBODY di Andrè Viuvens; si tratta esattamente del poema omonimo di Charles Bukowski, incredibilmente raccontato in un così esiguo spazio immaginifico.

Siamo di fronte ad importanti immagini che chiudono una pregevole serata di cinema e scenografica eppure la marea umana della notte bianca triestina, elemento di colore e di sapore aggiuntivo.

La giovane spettatrice accanto a noi sorride compiaciuta, ed un sorriso è sempre un bel modo di approvare qualsivoglia opera d’arte. appuntamento a domenica sera.