Foto dal Festival

Diario di Bordo – Day 8

Venerdì 8 luglio – Day 08

Gente che va, gente che viene; in questi giorni caldissimi il nostro Festival è tutto un susseguirsi di incontri e di appuntamenti.

La location di Piazza Verdi a due passi dal mare coniuga l’aspetto classico e maestoso del Teatro medesimo alle mille immagini scintillanti che provengono dal megaschermo.

Tecnici, maestranze, giovani collaboratori e fotografi sono i coriandoli colorati e vivaci di una festa anche si rinnova.

Ritroviamo un vecchio amico della nostra manifestazione, vale a dire il regista e sceneggiatore Stefano Viali, che come evento extra presenta il suo corto Fatti osceni in luogo pubblico.

In una cornice quasi fantascientifica, a Trieste, si immagina una società nel non lontano futuro dove gli extracomunitari rappresentano la maggior parte della popolazione.

In questo scenario si inquadra la vicenda privata di una donna vittima di un furto d’appartamento; Stefano Viali costruisce una tensione costante che poi sfocia nel poetico messaggio finale, una sorta di avvertimento affettuoso in previsione di un mondo sempre più multietnico.

Iniziano poi le lunghe visioni della sezione Maremetraggio, con Nuvola di Giulio Mastromauro; due costellazioni completamente diverse a confronto: un uomo anziano sconfitto dalla vita e una piccolissima creatura depositata come un pacco postale.

In una storia che promuove più i silenzi che le parole, scopriamo come anche nelle stagioni più appassite della vita possa rinascere una speranza ed un bagliore di purezza esistenziale.

Al matrimonio pensiamo sempre come momento di comunione spirituale e fisica, un orchidea gravida di petali da condividere in due; purtroppo in certi paesi di questo nostro strano mondo le nozze rappresentano un sopruso, una violenza inaccettabile, un vero e proprio schiaffo morale e fisico al libero arbitrio. Ne parla in maniera antistorica Omid Khalid con Dark to Dark.

Ancora uno sguardo attonito sul mondo dell’adolescenza femminile, una conchiglia che si schiude poco a poco, molto spesso risentendo delle ghiacciaie erette dal mondo esterno.

Gownojady di Agata Wojcierowska non è solo la storia di un papà scienziato e di una figlia che non riesce ad accettare la sua severità ma anche una allegoria fantastica piena di smog, i lacustri.

Come i granchi che molestano la protagonista, le chele della vita possono rappresentare un ostacolo anche molto doloroso.

Ecco a questo punto la fauna modello cartoon di Alike della coppia Martinez Lara – Cano Méndez, dove i personaggi curiosi e filiformi si interrogano sul senso dell’esistenza.

È invece tutto italiano il paradigma di ambito agreste voluto da Davide Minnella per Il potere dell’oro rosso, gustosa contrapposizione tra il mondo pugliese e quello sub-equatoriale.

Naturalmente la cosa si risolve in una appetibile commedia di costume.

Due tematiche completamente diverse come la passione sportiva e lo spettro della guerra convivono nel cortometraggio Tišina mujo di Ursula Meier, che coglie puntualmente gli azzardi e il contraltare del nido adolescenziale.

In Sous tes doigts, l’occhio cinematografico femminile della regista francese Marie-Christine Courtès ci consente di conoscere il rapporto di popolazioni lontane dalla nostra in merito al lutto ed alla memoria; molto spesso queste ricerche espressive contengono anche delle rapsodie visive che parlano di Mito, di Fato, di Eterno.

Risorse narrative puntuali anche nel successivo Zawadi di Richard Card, lavoro per immagini di tutto rispetto che proviene dal Kenya.

Opera cinematografica a quattro mani, Dove l’acqua con altra acqua si confonde della coppia Mangiasciutti – Loi è una sorta di elegia del nuoto, dell’acqua come elemento protettivo talmente convincente a livello descrittivo che potremmo concretamente sentire l’odore ed il sapore del cloro delle piscine.

Nuovamente l’adolescenza alla ribalta, mille specchi cinematografici che restituiscono antefatti e momenti di vita diversi tra di loro; Sali di Ziya Demirel conosce momenti di pura emozione e ci porta in Turchia, ad Istanbul attraverso gli occhi di una splendida ed interrogativa teenager.

Come sempre quando la sera si trasforma in notte, non disprezziamo qualche cortometraggio divertente che oltretutto ha il merito di farci metabolizzare le visoni precedenti, La colina di Lawrence Rowell necessita di soli due minuti di narrazione per catapultarci nel suo mondo animato, dove i vecchietti di Barcellona vivono serenamente e non c‘è spazio per la malinconia.

Molto più impegnativa la metafora metropolitana di La Valse mécanique, nel quale personaggi d’animazione allampanati e scheletrici deambulano in attesa di una scarcerazione morale forse imminente.

Conclusione con una produzione tutta al femminile, Zelos di Thoranna Sigurdardottir…nessuno più di una donna può raccontare un’altra donna, anche se qui siamo nei paraggi del genere fantascientifico.

Davvero inquietante la vicenda di una figura femminile che acquista un clone di se stessa, un piccolo incubo domestico che a tratti ci ricorda un vecchio romanzo fantastico La fabbrica delle mogli di Ira Levin.

Diario di bordo – Day 07

Giovedì 7 luglio – Day 07

Istantanee da un festival. Quante mani da stringere, quante persone che conosciamo per la prima volta o che rivediamo dopo tanto tempo, un luna-park di sensazioni forse impossibili da descrivere.

Fa molto caldo, anzi caldissimo, ed un appropriato refrigerante può essere rappresentato dalle proiezioni serali. Seduzione infinita del Cinema.

Partenza letteralmente…col botto per le peripezie professionali del protagonista di Herman the German di Michael Binz…arriva dalla Germania e ci consente spassose risate sulle fobie e le idiosincrasie che possono scatenarsi nel bizzarro corridoio psicologico umano.

Il colore cinematografico della serata vira decisamente verso il nero profondo con Kingdom of Garbage di Yasir Kareem.

Siamo di fronte ad una vicenda lancinante nella quale i bambini sono martiri sociali ed ogni diritto viene ignorato.

Gustoso come una tortilla ed inebriante come un bicchiere di sangria, ecco arrivare sullo schermo il Messico popolato da animali canterini di Los ases del corral.

Dirigono i giovani Sevilla e Báez ed intorno ad un coloratissimo jukebox si dipana una singolar tenzone al gusto di peperoncino.

Reca con sé la solenne cadenza di una tragedia greca Ryba Moya della regista russa Taya Zubova…abbiamo davanti agli occhi una autentica sinfonia per immagini che parla di gravidanza, dove l’acqua diventa modus operandi narrativo in un susseguirsi di bellissime immagini di notti senza buio ed anzi multicolorate, di danze fino alla catarsi finale della nuova nascita.

Teatro – o meglio cinema da camera – per Draft Eight di Chris Chalklen dove in un salotto borghese stile Harold Pinter un personaggio si confronta con i propri rimorsi, sostenendo una architettura verbale molto accattivante.

In Italia avrebbero potuto interpretarlo magnificamente due assi del nostro miglior palcoscenico quali Glauco Mauri e Roberto Sturno, volendo creare un piccolo gioco di citazioni.

Cortometraggio di animazione, Penjači di Siniša Mataić ci trasporta nel mondo adrenalinico di due giovani alpinisti e la continua ricerca di emozioni forti li porterà ad una fattiva riconsiderazione delle loro esistenze.

Sentiamo un sincero moto d’affetto nei confronti della dolce vecchietta che si occupa scrupolosamente di una bagno pubblico; nel suo piccolo mondo di persona semplice persiste quel senso del magnifico da baule della nonna ricco di oggetti preziosi. Succede nel cortometraggio d’animazione Bagni di Laura Luchetti.

L’ambiente carcerario ribalta ogni genere di convenzione e di abitudine, annulla il microcosmo personale e costringe a fidelizzare con le istanze mai prese in considerazione prima.

Sapiente dosatore di emozioni l’autore francese Laurent Scheid racconta questi nodi espressivi in Tout va bien.

Brando De Sica è notoriamente un giovane figlio d’arte ma dimostra di conoscere già le possibilità narrative del mezzo cinematografico; il suo cortometraggio Non senza di me ha oltretutto il merito di consegnarci una buona prova drammatica di Max Tortora, attore generalmente apprezzato per la sua vis ironica. Inaspettato il finale in autentica salsa thriller.

Nuovamente alla ribalta la tematica della disabilità fisica, e delle legittime istanze di questa delicata frangia della popolazione; Hole del canadese Martin Edralin, un Lago dei Cigni dalle rive accidentate.

Dissacrante la satira politica proposta dal francese Aurélien Laplace con Une poignée de main historique; come sempre quando si tratta di personaggi molto noti la risata nasce dall’osservazione di come la Storia possa riservare piccole o grandi gag molto piccanti.

Quando a Roma nevica di Andrea Baroni ci riporta in un contesto tutto italiano attraverso una vicenda di violenza a tinte forti ambientata nelle zone della Capitale meno da cartolina.

Scene di brutali pestaggi, urla concitate ed un messaggio in sottotraccia…non esiste realtà interpersonale che non si colleghi prima o poi anche a quella sociale in una filiera inesorabile.

Una bellissima luce viola illumina la Piazza Verdi ancora gremita di spettatori, mentre tante altre immagini sono appena scorse al Cinema Ariston, e senz’altro ne riparleremo.

Claude Chabrol, forse uno dei registi della Nouvelle Vague francese più rappresentativi, diceva che la condivisione del Cinema è l’optimum come una coppa di fragole esige la propria porzione di panna montata.

Non potremmo essere più d’accordo, e contestualmente anche noi vi invitiamo a vivere insieme le fasi centrali di International ShorTS Film Festival di Trieste.

Che le proiezioni continuino! Appuntamento a venerdì sera.

Riccardo Visintin

Diario di bordo – Day 6

Mercoledì 6 luglio – Day 06

Mentre la foga calcistica dell’Italia si concede una catarsi liberatoria, abbiamo il piacere di irrompere una Piazza Verdi completamente coperta di spettatori.

Vale sempre la pena di osservare per qualche attimo questo colorato giardino umano, dove il materiale inerente il Festival viene sfogliato con curiosità, mentre la compagine più infantile aspetta ansiosamente la proiezione dei cartoni animati.

Partenza di ambito domestico – privato con Y mañana navidad, dove un non più giovanissimo signore sceglie una pranzo conviviale per smascherare il tradimento della propria compagna. Dirige Héctor Rull, a cui bastano nove minuti per stigmatizzare uno scottante tema interpersonale.

Avete mai pensato alla suggestione dell’acqua come elemento vitale, dove ci si può perdere, quasi un oasi salvifica per sopravvivere alle pugnalate del quotidiano? In Dans les eaux profondes di Sarah Van Den Boom succede proprio questo, in una vicenda che unisce l’omosessualità al pulpito vitale che è nell’embrione di tutti noi.

Non è mai scontato il rapporto umano che si crea tra persone esterne ad un nucleo familiare, la donna di servizio del cortometraggio El adiós di Clara Roquet comprende, dopo un lutto, che la sua vita all’interno di quello che sembrava un nido protetto, non sarà mai più la stessa.

Concedeteci uno slancio di orgoglio italico, ma dobbiamo confessare un amore incondizionato nei confronti della grande tradizione teatrale e cinematografica meridionale; come non definire eminentemente straordinaria la prova d’attore di Gianfelice Imparato, già apprezzato sul grande schermo ne Il divo e Gomorra.

Protagonista de La smorfia di Emanuele Palamara, l’eccellente Imparato copre il ruolo di un celebre cantante napoletano colpito da ictus; nella sua difficile giornata convivono i ricordi brucianti di un dolcissimo passato artistico e le intolleranze nei confronti di una moglie troppo oppressiva.

Soltanto nel finale scopriremo il vero affetto della protagonista femminile del cortometraggio. Palese l’apprezzamento del pubblico.

Di nuovo, l’elemento acquatico come passe – partout per raccontare le risorse degli uomini nei confronti della vita; un accurato uso dei silenzi e dei suoni molto più che della recitazione, consentono alla cineasta polacca Paulina Skibińska di vincere la propria sfida artistica intitolata Obiekt.

Momenti di pura emozione, una straordinaria direzione d’attori ed un messaggio disarmante nella sua unidirezionalità: la guerra va condannata in qualsiasi forma si presenti e da qualsiasi latitudine provenga.

Bravissima Sandra Ceccarelli, attonita spettatrice di scene di morte e di sangue, il suo ruolo da anziana vede come doppiatrice un nome sacro del miglior teatro italiano, la grande Marzia Ubaldi.

Credevamo che la satira clericale al cinema avesse conosciuto i propri risultati più pieni grazie ad autori come Pupi Avati (ricordate il suo vecchio classico “La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone” anno di grazia 1975), ma davanti a noi c’è qualcosa di altrettanto esilarante.

Alludiamo a Sous les soutanes di Michel Zarazir, dove uno strampalato gruppo di suore pasticcione si ritrova a dover salvare un corpulento monsignore dalle trappole di una mina occultata dal terreno.

Contesto completamente diverso per il grigio tunnel professionale dei due operai protagonisti di Mamci i udice…una regia quasi neorealista ci introduce in un ambiente dove i cambiamenti sono sempre irti di ostacoli.

Affronta una materia delicatissima Prends – moi di Anaïs Barbeau-Lavalette, dove si racconta con accorata partecipazione il diritto dei disabili ad avere una propria vita sessuale; l’ambiente ospedaliero ci restituisce un quotidiano che gronda disperazione ma anche estrema rivendicazione sociale.

Il principe di Davide Salucci è un cortometraggio d’animazione davvero molto divertente, che rielabora la vecchia cara leggenda del cavaliere sul proprio fido destriero, in chiave ironica e parossistica.

Azzeccate soluzioni visive a livello di painting ed una surreale scenografia dove i palazzi moderni e gli aeroporti vanno a braccetto coi ponti levatoi dei castelli medievali.

Beata potenza del cinema horror, una vedova nera sempre in agguato! Provate ad assistere a Tuck Me In di Ignacio F. Rodó e scoprirete come può bastare un solo minuto di narrazione per gelare l’atmosfera.

Con qualche brivido in più – assolutamente necessario in questa stagione di fuoco infuocato – ci soffermiamo a parlare con alcuni ospiti del festival, e sono momenti di impagabile comunicazione internazionale.

Appuntamento a giovedì sera.

Riccardo Visintin

Diario di bordo – Day 5

Martedì 5 luglio – Day 05

Il vecchio uomo si addormentò e sognò di essere una farfalla…o forse era una farfalla che sognava di essere un vecchio uomo addormentato”

Angelo Branduardi, cantautore italiano

Platea gremita di adulti e bambini, una massa colorata che non può non inorgoglirci, mentre viviamo le fasi più salienti della 17esima edizione dell’International ShorTS Film Festival di Trieste.

Si inizia con il cortometraggio inglese Help Point…nell’assolato parcheggio di un aeroporto un giovane uomo e una altrettanto giovane donna si accorgono di non sapere più dove è ubicata la loro rispettiva automobile; il tentativo di seduzione da parte di lui conosce preziosi ostacoli anche grazie al complotto dei sistemi di controllo.

Ghiaccio e neve per una vicenda che si svolge in alta montagna, molto suggestiva e gelida come la materia ecologica di cui si circonda.

Last Base di Aslak Danbolt corre su un binario ambiguo e l’attenzione dello spettatore resta sempre vigile per cogliere i veri connotati della storia.

Siamo poi fulmineamente sorpresi dai due minuti di OTTO a firma di Salvatore Murgia e Dario Imbrogno, quasi una esercitazione grafica che si segnala per un pregevole uso del Dolby Surround e per la frenetica accumulazione dei dati visivi.

Molto più lungo, invece, Per Anna di Andrea Zuliani, dove attraverso una accorta e partecipe regia siamo inseriti nel mondo a forma d’acquario di un bambino muto.

La sensibilità di una piccola e dolce coetanea lo aiuterà a comunicare mentre tutt’in torno vive un tipico paese del Sud, tradizioni e riti compresi.

Kak da nadebeleem zdravoslovno di Kevork Aslanyan ci trasporta in un mondo impazzito dove i personaggi lievitano in aria facendosi beffe della legge di gravità, e dove esistono strane diete per prendere peso.

Un Hellzapoppin’ dei giorni nostri con una eccellente grana narrativa.

Si snoda attraverso introversioni e realtà omesse la parabola verbale del cortometraggio Elena della coppia Le Floc’h – Pinto Monteiro che ambienta in Belgio una vicenda meno evanescente di quanto si potrebbe supporre.

Possiamo parlare di estetica gay, ma in questo caso manipolata per il cinema d’animazione, descrivendo Lady of the Night di Laurent Boileau…elegantissimo nella fattura come una copiosa porzione di Saint Honoré.

Dietro questo elegante drappeggio di sete e di velluti, ci sono però anche altri risvolti umani.

Con la boca cerrada di Anna Farré Añó rappresenta nuovamente una ricerca all’interno del mondo adolescenziale, evidentemente si tratta di una materia molto cara ai registi, ed anche in questo caso il risultato è notevole, anche considerando la delicatezza del tema trattato.

Avvolti in una scenografia fluttuante i protagonisti di Carapace di Flora Molinie vivono lo yin e yang della passione amorosa, un percorso accidentato che non possono evitare di attraversare.

L’autore di August, vale a dire Jeroen Perceval, sembra accompagnare per mano il suo giovane protagonista lungo i corridoi della crescita laddove i fiori che si colgono sono sovente irti di spine.

Mentre gli eleganti spettatori del Teatro Verdi escono dal medesimo, contribuendo ad arricchire di colori il paesaggio, scorrono sul megaschermo le immagini di The Smiling Man.

Lo dirige A.J. Briones ed è un autentico balzo nell’oceano grottesco dell’horror, quello arrogante e violento che piace a Sam Raimi, e la bambina protagonista aggiunge pathos con la sua neutra ed infantile presenza.

Successo inequivocabile delle ore pomeridiane per SWEETS4KIDS, che al cinema Ariston ha permesso al pubblico più giovane di tenere il timone del linguaggio cinematografico, e chissà quanti di loro ritroveremo nelle successive stagioni a dirigere, scrivere, realizzare quelle piccole o grandi rapsodie per immagini che tutti noi amiamo moltissimo.

Diceva François Truffaut che il cinema “arriva” indistintamente a tutti, una sorta di linguaggio universale che annulla le distanze, uguale per tutti, dall’Argentina alla Siberia.

Appuntamento a mercoledì sera.

Riccardo Visintin

Diario di bordo – Day 04

Lunedì 4 luglio – Day 04

Serata finalmente fresca e ventilata, eccoci quindi riconsegnati alla location di Piazza Verdi, adulti e bambini in platea restituiscono un’idea di adesione collettiva al Cinema tout court.

Apertura delle visioni con la coppia alla ricerca di un nuovo domicilio voluta da Federico Untermann per Todo lo demás, dove di minuto in minuto la frattura morale tra i due protagonisti diviene più macroscopica.

Mirabile, pochi minuti a seguire, la visione del mondo infantile di Tannaz Hazemi, autrice di Before the Bomb. Siamo di fronte a una vicenda poetica e al contempo straziante, dove una bambina molto matura per la sua età e il di lei fratellino vengono quasi abbandonati a loro stessi, e affrontano gli adulti e i pericoli del mondo esterno con encomiabile determinatezza. Nel finale si ipotizza una fuga dei due piccoli verso un paradiso lontano, reale o forse metaforico.

Un autentico senso di mistero, di immaginazione sospesa, tiene sulla graticola gli spettatori di 112 a firma Wenceslao Scyzoryk , tunnel psicologico sul filo del telefono.

Emozioni di robusto carico, invece, per Hoe Ky Niels werd della cineasta olandese Els Van Driel, che con la disarmante naturalezza del docufilm racconta una storia palpitante, sulla diversità di genere e sugli azzardi del destino che a volte sposta l’ordine anche sessuale degli esseri umani.

Beach Flags è un cortometraggio diretto da sensibile mano femminile, quella di Sarah Saidan che ci trasporta in un cortometraggio tutto sabbia ed acqua, ma la cornice esotica non può far dimenticare che si parla di istanze femminili, di orgoglio e di diritti, il tutto in un contesto agonistico.

Gabriel Harel, firmatario di Yùl et le serpent, narra invece una vicenda affascinante dove un piccolo protagonista reagisce alla prepotenza, ed è ancora una volta un cartoon dai risvolti epici, umani, avventurosi nel senso più ampio del termine.

Non è una storia semplice quella pensata da Leah Johnston per My Younger Older Sister, nel quale l’elaborazione del lutto da parte di una ragazza passa attraverso mille anfratti diseguali. Poesia pura.

Quante risorse, nel mondo femminile, quante capacità di attraversare mari e monti senza smarrire alcuna scintilla di autenticità.

Se ne fa giusto carico Alexis Korycinski firmando The Haircut, dove una ragazza si addentra nel rigido mondo militare scoprendo la propria energia morale interna.

Un padre, una figlia, due bicchieri pieni di fremiti, ma sgorganti da bottiglie diverse. Mohamed Kamel, regista di Rabie chetwy, dimostra di conoscere le ustioni dell’introspezione, e tale sensibilità viene premiata dagli spettatori.

Ancora conflitti bellici e soprusi, angoscianti birilli umani scaraventati nel bowling dell’inferno. Stavolta se ne occupa Sajjad Abbas, che grazie a The Iraqi Superman sfrutta le modalità d’animazione per una storia bella e sferzante.

Disco Inferno della talentuosa Alice Waddington omaggia un vecchio e affascinante sceneggiato francese degli Anni ‘60, Belfagor ovvero il fantasma del Louvre.

Bianco e nero raffinatissimo, atmosfere horror ancient style, una vicenda surreale che ha il medesimo titolo di un celebre brano discomusic degli anni che furono.

Mezzanotte passata da qualche minuto, due ragazze straniere sedute davanti a noi indugiano a scambiarsi opinioni sulle immagini appena trascorse.

Potenza del cinema, che è confronto, a volte scontro, sempre comunicazione. Come è giusto che sia.

Appuntamento a martedì sera, che la festa cinematografica continui…

Riccardo Visintin

Diario di Bordo – Day 3

Domenica 3 luglio – Day 03

La realtà e i sogni. Due pianeti lontani che a volte s’incontrano, in quel particolare interregno chiamato Fatalità.

ShorTS International Film Festival 2016 offre l’occasione di conoscere entrambe le sponde esistenziali. Un viaggio lungo e intenso.

Un vento di quelli che non perdonano ci trasferisce di nuovo nei locali del Teatro Miela per una lunga serata di proiezioni.

Apre le danze il cortometraggio Divento Vento, workshop organizzato da Mestieri del Cinema, occasione ghiotta che permette ai giovani di conoscere le strutture interne del Cinema.

Si ride sinceramente di fronte ai fratelli allevatori di pulcini che sbandierano il loro vegetarianesimo e si confrontano in modo anche violento con i genitori. Succede in Boogaloo and Graham di Michael Lennox che sfrutta una gag ecologica per raccontare luci e ombre del mondo familiare.

Altrettanto divertente nella sua caustica irrisione dei problemi interraziali è il cortometraggio inglese Two Dosas di Sarmad Masud dove un giovane indiano si accorge della sua profonda adesione all’Occidente, e quindi anche i legami sentimentali con le straniere possono assumere connotati sarcastici; i ragazzi seduti davanti a noi scuotono le poltrone con risate sincere consacrando un pieno successo.

Proviene dal Brasile il racconto… fonetico pensato da Pedro Paulo De Andrade O melhor som do mundo.

Quasi una versione bambina di Gene Hackman nella conversazione di Francis Ford Coppola. Il piccolo protagonista si dedica anima e corpo ad una ricerca del tutto personale.

Semplicemente straordinaria la ragazza protagonista di Fernweh di Ena Sendijarevic, che s’inoltra nei grovigli interni della sua famiglia affidataria; un lavoro che contiene molte nuances inespresse a tutto vantaggio della fattura del medesimo.

Eccoci poi a sorridere affettuosamente delle vicende di Pia, creatura d’animazione dai rossi capelli intenta a scoprire innesti e disinnesti del cammino esistenziale: dirige il trio Job, Joris & Marieke, A single life.

Quando si gioca, ragazzi, tutto è possibile! Ve ne fornisce una prova lampante Christian Sulser con Scrabble, dove la metafora del gioco è in funzione di altri ben più profondi significati.

Sembrerebbe un dramma a tinte fosche, ma attenzione a non sottovalutare la sottile traccia narrativa ordita da Jaime Valdueza che con Burned si dimostra anche un pregevole direttore di interpreti.

Ecco poi la riscossa del galletto segnavento protagonista di Voltaire di Jan Snoekx che dopo un’esperienza… fulminante cambia completamente vita ed attitudini, quasi un salto di qualità nella categoria degli animali nobili.

The Girlfriend Experience di Mark Kunerth è di nuovo un percorso accidentato nei territori di Internet ed affini, dove la ricerca di una presenza umana femminile non sortisce gli effetti sperati. Divertimento assicurato!

Non mancheremo mai di ripetere come la prospettiva femminile, in termini cinematografici, riservi sempre delle sorprese e consenta visioni inedite e nuove direzioni: la regista finlandese Isabella Karhu lo dimostra amplamente con Pojat, dove oltrettutto la materia da descrivere è completamente attinente al mondo maschile.

Conclusione surreale quasi misteriosa, a suo modo affascinante con The Reflection of Power di Mihai Grecu dove la materia trattata sembra quasi centrifugata alla moviola in un percorso di immagini illogico e accattivante.

Temperatura esterna in netto calo e finalmente si può passeggiare corroborati dal fresco riflettendo sulle immagini già viste e su quelle da vedere!

Appuntamento a lunedì sera.

Riccardo Visintin

Diario di bordo Day 02

Europei, che passione! I campionati di calcio rappresentano un fenomeno difficilmente evitabile, ed è inutile negare che l’adrenalina coinvolge tutti, collettivamente.

Italia – Germania sono il soggetto della suspense serale, eccoci quindi trasferiti al Teatro Miela dove comunque non mancano gli spettatori.

Le danze… cinematografiche si aprono con una produzione italiana, Pillole dal futuro di Giacomo Caceffo, premio Mattador di questa edizione e significativo esempio di come si può costruire una piccola rapsodia per immagini in un contesto dialettico.

Il Tempo è una variabile a dir poco eccentrica, che non manca di lasciare profondi solchi nel destino di ognuno di noi; basta un frammento di secondo alieno agli altri e il nostro castello di carte esistenziale si ripiega su se stesso.

Ne parla in maniera divertita Fran X. Rodríguez nel suo Ladrones de tiempo, divertente e molto ben strutturato.

Vittima di un destino atroce che le ha portato via il figlio, una donna in un supermercato non trova di meglio che chiedere un po’ d’affetto ad un cliente pateticamente somigliante al suo congiunto.

Siamo quasi commossi, ma c’è una sarcastica sorpresa finale… Succede in El abrazo di Iñaki Sánchez Arrieta.

Presente in sala, il regista canadese Sam Luk è giovane ma sembra avere già una nitida opinione sugli infiniti rigagnoli del fiume… sentimento: You Are My Present, scritto e diretto da lui, è poetico e suggestivo, tutto un rincorrersi di emozioni tra il presente, il passato e il futuro.

Entriamo invece in un contesto militare – suburbano grazie al regista americano Moon Molson che in The Bravest, The Boldest costruisce un clima di costante tensione esistenziale riflettendo sui rapporti interpersonali e sugli azzardi del destino.

Veramente spiazzante, nel senso non deteriore del termine, il cortometraggio di animazione The Present di Jacob Frey: ad un adolescente tutto playstation e introversione i genitori regalano un cucciolo di cane privo di una zampa. La diffidenza iniziale del ragazzino si trasformerà in puro affetto, anche alla luce di una sconcertante realtà che lo riguarda direttamente; un modo originale e poetico di raccontare la diversità.

¿Señor o señorito? della coppia Piernas – Ruiz capovolge i dogmi dei colloqui lavorativi che siamo abituati a vedere e spesso anche a subire; qui è l’altra metà del cielo – vale a dire il mondo femminile – a farla da padrone, in un vortice di gustose trovate verbali.

Le vicissitudini di un giovane balbuziente e i suoi tentativi di rapportarsi al mondo esterno sono al centro di un cortometraggio nient’affatto banale quale Stutterer di Benjamin Cleary… Proviene dall’Inghilterra e si segnala per una disarmante prova interpretativa del protagonista.

Il verde tropicale e l’azzurro quasi stordente di un mare incontaminato fanno da scenario a Papé di Nicolas Polixene: si svolge alle Antille ed è quasi un rito arcaico sul ricordo come entità palpabile, che restituisce il senso delle cose eterne e di quelle fuggevoli.

De smet è una speziata allegoria sulla famiglia, anche nella sua versione più disfunzionale; certo la mancanza di legami affettivi può portare a risvolti inattesi… Risate assicurate.

Sferzante come un cubetto di ghiaccio scappato sotto la maglietta, La graine del giovane regista belga Barney Frydman racconta di due teppisti apparentemente irrecuperabili in quanto a crudeltà e disincanto, ma l’innocenza di un neonato ribalterà le loro esistenze.

Dopo aver fatto il carico di emozioni forti, non dispiace abbandonarsi alle immagini sarcastiche e irriverenti di L’ours noir della coppia Seron – Fortunat-Rossi. Avete mai sognato di abbandonare tutto per un bagno salvifico in un paradiso naturale? Che sia il Parco Nazionale delle Dolomiti di Sesto o le montagne della Pennsylvania, l’importante è non farsi dare consigli turistici! Sincere risate da parte del pubblico, ma attenzione anche ai significati sociali del cortometraggio in questione.

Mentre la città è ancora coinvolta nella Notte dei Saldi, e si respira quindi aria di glamour, assaporiamo il vento che ci accoglie fuori dal Teatro Miela, e vi diamo appuntamento a domenica sera per le prossime iniziative di ShorTS International Film Festival 2016.

Riccardo Visintin

Diario di bordo – Day 01

Venerdì 01 luglio – Day 01

Avete presente una medusa variopinta e gigante (di quelle che non pizzicano) che improvvisamente appare accanto a noi, silente presenza subacquea?

L’International Shorts Film Festival possiede il medesimo fascino ammaliante, e vi avvolge con il suo ricco carnet di eventi e visioni.

Conferenza stampa al Punto Enel lunedì 20 giugno 2016, e siamo già nel climax giusto per una manifestazione che non mancherà di sorprendere.

Più che soddisfacente l’esito di venerdì pomeriggio per quanto riguarda Shorts 4 Sweets che grazie all’opera del filmmaker Francesco Filippi consente ad una giovanissima platea tra i 12 e i 15 anni di diventare parte integrante ed attiva del Pianeta Cinema.

Ne parleremo diffusamente anche nei prossimi giorni.

La serata inaugurale in Piazza Verdi, venerdì sera, vede la presenza di un pubblico resistente al tallone premuto della meteorologia: tutto per dire che fa molto caldo.

Forse non ci abbiamo mai pensato ma il lavoro di quelli che in gergo vengono chiamati “umoristi” è importante, prezioso, una sorta di valore aggiunto che ci viene pienamente restituito da Daniel Jewel nel suo The Secret World of Foley.

Parallelamente, il minifilm è anche una parabola pregna di poesia sul mondo dei pescatori.

Totalmente diverso l’assunto del cortometraggio Cuenta con nosotros di Pablo Vara, dove si riesce perfino ad irridere sull’Isis e su tematiche non propriamente da commedia di costume; pregevoli gli interpreti.

Molto apprezato dal pubblico l’effluvio d’immagini sardoniche presenti in Grouillons-nous di Margot Reumont: il piccolo rosso mondo di alcuni simpatici frutti che, addirittura, leggono Marie Fraise, versione… a loro congeniale della rivista di moda Marie Claire.

A parere di chi scrive il lavoro di cui andiamo a parlare è tra i migliori in cartellone, senz’altro c’era bisogno di una bonaria (mica tanto) presa per i fondelli della giungla internettiana, dove ci si conosce senza conoscersi, e le sorprese, anche le più clamorose, sono in agguato come un ladro nel buio.

Tutto questo succede in Edit > Undo di Daniel Clements, il lavoro di plaudente successo.

Proviene dall’Inghilterra The Bigger Picture di Daisy Jacobs: si tratta di un lavoro costantemente in bilico tra la crudeltà e l’emotività, in cui si racconta sia una vicenda senile sia l’ imprevedibile grettezza di certi comportamenti.

Permane in questo lavoro un senso di morte e di zolfo ma è anche presente una pregevole ricerca sulle strumentazioni descrittive.

Finalmente Italia sullo schermo, grazie a Punto di vista di Matteo Petrelli, che dietro i bicchieri tintinnanti di un bancone da bar, nasconde un monito verso la diversità vista attraverso tutte le angolazioni possibili.

Siamo su di un arcipelago completamente diverso grazie a Simon Tillaas che in Den lille døden scoperchia un pentolone gravido di rapporti umani al limite del consentito; assolutamente straordinaria la giovane protagonista, vascello in balia del mare degli adulti.

I toni generali del discorso vengono un po’ addolciti dal seguente Vainilla di Juan Beiro: chi può dire quale e quanto peso abbiano le chiacchiere, anche quelle casuali, nella vita di ciascuno di noi?

È un lavoro in cui i contenuti si fanno parole fino ad una saggia conclusione finale.

Straordinario dal punto di vista visivo e scenografico Faint dell’autrice Natalie Plaskura.

Siamo di fronte ad un lavoro per immagini che conserva la fredda poesia di certi racconti del Nord, ma qui tutto fluttua o meglio i personaggi si trasfigurano e ritornano alla loro fisionomia originaria! Poesia pura.

Molto è stato scritto e molto è stato visto sul tema bellico, quindi onore a Roberto Collío che attraverso il suo Muerte blanca racconta una vicenda di conflitti e di militari, avvolgendo tutto in una muta coperta bianca e nera.

Il destino dei personaggi protagonisti è pasta frolla tra le grandi mani del Destino.

Rush finale con il cortometraggio americano Stag di Kevin Newbury, in cui ancora una volta il Passato bussa alla porta e non possiamo fare a meno di aprirla.

Rearranged di Ewa Gorzna non ha bisogno di protagonisti fisici per la propria elegante esposizione: gli ambienti e gli oggetti cambiano, scivolano, si trasmutano in una cantilena ipnotica dai connotati surreali.

Mezzanotte passata ed ancora il caldo non accenna a placarsi, ma siamo appena agli inizi del nostro lungo viaggio cinematografico, appuntamento a sabato sera.

Riccardo Visintin

LA SANTA CHE DORME

Laura Samani
Italia / Italy 2016, HD, Stereo 5.1, 20’

Giacomina, dodici anni, è stata scelta come custode della statua di Santa Achillea per la processione annuale. Sarebbe il giorno più bello, se non fosse che la sua migliore amica Silene viene trovata in stato di morte apparente, ma il suo corpo è rimasto caldo. Mentre il paese grida al miracolo e decide di portare la ragazza in processione al posto della statua, Giacomina è l’unica a chiedersi se tutto è davvero perduto.


Twelve-year-old Giacomina is chosen to be the guardian of the statue of Saint Achillea for the annual procession. It would have been a most beautiful day, were it not for her best friend being found in an apparent state of death. But her body is still warm. While the village hails it as a miracle and decides to carry the girl on the procession instead of the statue, Giacomina is the only one to wonder if everything is really lost.

sceneggiatura / screenplay
Stefano Viali, Fabienne Pallamidessi

sceneggiatura / screenplay
Marco Borromei, Elisa Dondi, Laura Samani

fotografia / cinematographer
Ilya Sapeha

montaggio / editing
Chiara Dainese

musica / music
Irene Brigitte

tecnico del suono / sound editor
Michelangelo Marchese

costumi / costume designer
Nika Campisi

scenografia / set decoration
Rachele Meliadò

cast
Sara Sclausero, Denise Vallar

genere / genre
Fiction

produzione / production
Elisabetta Bruscolini, CSC Production