Diario di bordo del 2 luglio

Posizionati al centro di Piazza Unità d’Italia, gli ombrelloni biancoazzurri rimandano alla mente i colori di Maremetraggio; si tratta di un’installazione dell’artista e regista Giampaolo Talani.

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Diario di bordo del 1 luglio

Simile ad una bellissima giostra (ovviamente cinematografica), la seconda settimana di Maremetraggio 2010 allinea appuntamenti di prestigio, dibattiti e proiezioni a tamburo battente.

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Diario di bordo del 30 giugno

Quando un film è bello, potresti rivederlo mille volte senza stancarti mai.

Le immagini sullo schermo diventano compagne fedeli del tuo percorso esistenziale, ci penserai fermo al casello in autostrada, quando si farà più stretta la fitta della nostalgia, nei momenti di gioia.

Questo è il Cinema.

Maremetraggio è un Festival che crea affettività, legami e sodalizi; in altre parole, assolve ad una missione universale di condivisione artistica.

Quasi insopportabile, il caldo pomeridiano rifluisce in un vento umido, e si teme di nuovo la pioggia.

Falso allarme e per fortuna siamo di nuovo al Giardino Pubblico per la consueta serata all’insegna del Cinema.

Si parte con altri tre corti provenienti dalla programmazione prevista per sabato sera scorso.

“Marisa” (Spagna) di Nacho Vigalondo, narra di un terreno neutro, sollevato da terra e dalle azioni degli uomini, dove un soggetto maschile insegue un suo ideale di donna.

Arriva poi “Mushroom of the storm”: è uno stupendo corto d’animazione ad opera del polacco Jan Stelizok.

Fantascienza tutta da ridere, ludica e felicemente strampalata.

“Mobitel mania” di Darko Vidackovic è di nuovo un esempio di cartoon estremamente dovizioso da un punto di vista grafico; ne è protagonista una donna stilizzata alle prese con le diavolerie fonetiche.

Ripresa poi della normale programmazione con il divertente “Arret demande” (Francia) di Thomas Perrier che dimostra come l’adulterio – specie se improvvisato – può fare brutti scherzi.

Scappato alla chetichella dall’alcova della sua bella, un giovane si sottopone al pubblico ludibrio in abiti femminili.

“Danse macabre” (Canada) di Pedro Pires sembrerebbe un film del terrore, ma l’apparenza inganna: si tratta di un concentrato quasi filosofico di sofferenze esistenziali.

Dopo tante immagini di dolore e di morte, nel finale c’è una purezza quasi sacrale.

“La drumul mare” (Romania) di Gabriel Sirbu parte come un agguato a fini di lucro in una macchina, ai danni di una giovane donna; la vicenda diventa confronto-scontro tra vittima e carnefice.

Ecco quindi arrivare “La vita nuova” (Francia) della coppia Christophe Gautry e Arnaud Demuynck: è un’opera che sfrutta ogni possibilità del bianco e nero e dei giochi di disegno; quasi un omaggio a capolavori dei primordi quali “Lo studente di Praga” e “Il carretto fantasma”.

“Ninò Balcon” della spagnola Pilar Palomero è un racconto bagnato di luce e di sensuali canti madrileni. Protagonista è il ragazzo del balcone, orecchie grandi e il vizio di starsene incollato alla sua inferriata.

Ma con l’amore tutto (o quasi) può cambiare.

“The Kinematograph” di Tomek Baginski proviene dalla Polonia ed è un raffinatissimo disegno animato sul potere della scienza e dell’amore.

Una vecchia canzone di Kate Bush, “Cloudbursting” parlava proprio di questo.

Molto audace, immune da sbavature romantiche e di un cinismo neppure tanto ironico, “This is her” (Nuova Zelanda) è una storia piena di nodi dolorosi, dove la maternità e la gelosia sono dei pianeti gemelli e discordanti.

La scoperta della sessualità e insieme un bel momento di solidarietà tra adolescenti è inquadrato con buon senso del Cinema da Maria Eng nel suo “Rep” (Svezia).

“La minute vieille” di Fabrice Maruca è una fulminante barzelletta gay raccontata da coloratissime signore.

“Amiche” di Massimo Natale ci riporta in Italia, e vede Cecilia Dazzi e Corinne Bonuglia al centro di una turbinante vicenda discotecara, dal drammatico finale.

Un bel lavoro che coniuga fiction a SOS sociale.

La regista tedesca Judith Kurmann è una parata di giovani ragazze sul viale della vita, tra sfide ed orgoglio malcelato; una storia di donne raccontata da una giovane donna.

Mentre la pioggia è ormai definitivamente scongiurata, eccoci agli ultimi due lavori in cartellone.

Piace al pubblico, ed è giusto che sia così, “L’homme est le seul oiseau qui porte sa cage” di Claude Weiss, spaccato sociale d’animazione dalle tinte fosche che diventa parabola sugli sforzi che la fantasia opera per vincere un destino avverso.

“Classes Vertes” del belga Alexis Van Stratum, prodotto da La Luna Production, è un lancinante ritratto d’infanzia che pone molti quesiti sul rapporto tra madre e figlio.

Semplicemente superlativi i protagonisti: il piccolo Martin De Myttemaere e Catherine Salee.

Un ricco vassoio di offerte cinematografiche, in attesa della prossima serata.

Riccardo Visintin

Diario di bordo del 28 giugno

Senti l’estate che torna, avvisavano Le Orme nel 1968; era la stagione del flower power, un lungo delirio colorato di cui si parla ancora oggi. In effetti il caldo è arrivato, la gente si veste di bianco e affolla i locali delle rive: non sarà la rambla, ma un certo tipo di movida sì.
Nel verde del Giardino Pubblico le nostre hostess offrono il consueto supporto organizzativo, ma anche umano.
C’è gente che si incontra ogni anno solo in questa occasione: chiacchiere e cinema.
Dopo, altri due cortometraggi ripresi dal programma di sabato sera.
“Planet A” della cineasta francese dalle palesi origini nipponiche Momoko Seto, è un iceberg di fantascienza che diventa duro monito sociale; segue “Aspettando Le Quattro del Pomeriggio circa…” di Simone Gattoni che coniuga un ritratto senile e malinconico alla poetica della speranza del futuro.
Ripresa dal cartellone originale, poi, con molti lavori promettenti ed ispirati.
Debutta un italiano, Hermes Di Salvia, con “Il Cielo della Domenica”: rapporti familiari e problemi di lavoro in un ambiente severo, ma come gorgheggia Louis Armstrong dalla colonna sonora “la vita è meravigliosa”.
Prosegue poi Giovanni Maccelli, che dalla Spagna porta con sè un omaggio di celluloide intitolato “El Mueble De Las Fotos”.
Il mobile della foto è lo scaffale della memoria dove ogni portaritratto nasconde un segreto; ma per la voce narrante manca ancora una foto…
Un contesto tipicamente europeo contraddistingue “Hammer Head” di Sam Donovan, dove la passione di un bambino per il mondo dei pesci e per l’acqua si unisce ad una vicenda di non facili rapporti interpersonali.
Giovanissimo, Cristian Benaglio firma per la casa di produzione Old Future il suo “Come si Dice”, piccolo capolavoro sulla diversità mentale ma anche sui mille risvolti di una conversazione quotidiana.
A seguire, “Hranice” di Gyorgy Kristof (Repubblica Ceca), sviluppa tra asprezze e livide scenografie una storia di sacrificio materno; eccellente la protagonista Marie Jansova.
“Brief An Einen Freund” del teutonico Sebastian Blank, è un efficace e serrato giallo che vede come location una stazione centrale e come protagonista un incredibile homeless pronto a diventare novello James Bond.
Suscita convinti applausi in platea il cast all stars allineato da Gianluca Petrazzi per il suo “15 Seconds” dove si affronta il tema della pena di morte in maniera sconvolgente; tra i tanti protagonisti vediamo Raoul Bova, Enrico Loverso, Claudio Santamaria e diversi altri.
Ancora avanti con “The Chef’s Letter” di Sybil H. Mair: è un’autrice inglese che ci racconta un gioco psicologico sul filo della tensione dove un amore omosessuale ha le scansioni inquiete di una messa sacrificale.
“Echo” di Magnus Von Horn (Polonia) contiene uno spunto piu’ che interessante e cioé il traumatico riepilogo attimo per attimo di un omicidio; tensione a piene mani ed eccellente fotografia di Malgorzata Szylak.
Daniel Pardo firma un bel lavoro iberico di animazione figurata: “Like Crude Oil”, di sapore decadente e post-atomico.
“On Leave” di Asaf Saban è la storia di una licenza, ma tornare dalla vita militare non significa dimenticare ogni rapporto precedente.
Dirige un giovane regista israeliano.
“Joseph’s Snails” di Sophie Roze è un’arlecchinata elegante, una lirica di cesello dove i personaggi animati compongono un’orchestrina sinfonica in scatola.
“Olimpìadas” di Magalì Bayon ci arriva invece dall’Argentina ed è una storia di scommesse e di conversazioni sulla strada, per dirla alla Kerouak.
“Einen Schritt Weiter” di Robert Kellner pone un uomo difronte all’angoscioso dubbio etico fra professione e amore paterno. Si tratta di un lavoro tedesco ed è davvero l’ultimo della ricchissima serata.
Appuntamento a martedì sera, la festa continua…

Riccardo Visintin

Diario di bordo del 29 giugno

”Il Mare D’Inverno” è una bellissima canzone di Enrico Ruggeri sul senso delle cose perdute.
Noi il mare lo viviamo d’estate, a Maremetraggio, e l’unica malinconia se vogliamo aggangiarci al poetico cantautore, è di non poter fermare certi attimi impagabili e certe visioni.
Neppure un alito di vento al Giardino Pubblico, qualche saluto assortito ed è già tempo di altri tre corti previsti per la serata di sabato sera.
“In Herbst Kein Lied” di Karsten Pruhl (Germania) riassume in sè tutto il terrore della guerra, filtrato il coraggio e l’abnegazione infantile; un lavoro di altissimo lirismo chiaramente apprezzato dal pubblico.
“Wind Chimes” (Israele) di Orr Schulman rammenta certe conchiglie verbali di Erik Rohmer, mai completamente svelate.
Sensazioni del tutto differenti per la regista norvegese Edvard Granum Dillner che presenta dei pinguini d’animazione alle prese con il surriscaldamento.
Torniamo a casa nostra con “Mille giorni di Vito” di Elisabetta Pandiniglio, sul tema aspro dei figli dei detenuti; un lavoro forse anche scomodo, nervoso, ossessivo: come si addice ad una storia di privazioni.
Registro senz’altro piu’ scanzonato per “5 Recuerdos” della coppia femminile messicana Alcaine-Marquez: un film che scoperchia il vaso di pandora della memoria di un viaggio quasi ancestrale.
“Chicory ‘n Coffee” dello sloveno Dusan Kastelic è una squisita torta d’animazione, evocante ed allegorica: vecchie case, vecchie nenie, vestigia del passato che tornano a galla come se nulla fosse successo.
“Jade” di Daniel Elliott (Inghilterra) ci riporta a quel filone mai esaurito della disamina del mondo adolescenziale, in questo caso femminile; piu’ che di recitazione parleremmo di silenzi e quindi di assenza della medesima, ma va benissimo ed è un gran bel vedere.
“Las Pelotas” di Chris Niemeyer non è soltanto un portrait irridente dal mondo del calcio, ma anche una grottesca satira di paternità condivisa.
Dalla Bulgaria ampiamente presente quest’anno a Maremetraggio arriva “Three Sisters and Andrey” di Boris Despodov ed Andrey Paounov, che dal racconto di Cechov “Le Tre Sorelle” parte per un viaggio strano e rumoroso tra insetti molesti ed innesti tecnologici.
“Zand” di Joost Van Ginkel si colloca -a parere ovviamente di scrive- come il piu’ poetico cortometraggio della serata.
Una straordinaria storia di legami tra un padre e una figlioletta. Generosissimo riscontro del pubblico.
“La Historia De Siempre” di Josè Luis Montesinos (Spagna) vede il protagonista di una crisi matrimoniale condividere il suo dramma con tutti i passeggeri della metropolitana; attenzione alla sorpresa finale che capovolge tutto.
Ancora animazioni di qualità con il quadretto ittico di “Fishing With Sam” di Atle S. Blakseth, autrice norvegese impagabile nel ritrarre orsi e pinguini in azione.
“#7” del duo Solana-Artabe è uno spaccato storico e simbolico, che dal 1805 ci porta… ad un ospedale psichiatrico, poiché è tutta una pantomima dagli ospiti del medesimo.
Ultima ondata di cinema con “Everyday is not the Same”, sulle contingenze del destino in un intreccio che ricorda il regista messicano Inarritu ed i suoi origami interpersonali.
Appuntamento a mercoledì sera, mentre si entra nelle fasi centrali del Festival.

Riccardo Visintin

Diario di bordo del 27 giugno

“The Sun Always Shine on Tv” cantavano gli A-ha nel 1985; stavolta la metereologia ci assiste, e torniamo al Giardino Pubblico per vivere al meglio la terza serata di Maremetraggio 2010.
Come già annunciato, primi due giri di valzer per i cortometraggi “The Funk” di Cris Jones e “Wujek” di Macej Sznabel, originariamente previsti per sabato sera.
“The Funk” è un tragitto esistenziale in bianco e nero, sottolineato da un montaggio efficace e serrato.
Breve, incisivo ma non certo indolore nel suo inesorabile dipanarsi.
La sintassi di “Wujek” di Macej Sznabel si colloca senza dubbi nell’alveo dell’incubo di animazione; Edgar Allan Poe diceva che tutte le fiabe partono dal sepolcro: questo lavoro gli dà pienamente ragione.
Si torna poi alla programmazione normale con “Andong” di Rommel Tolentino (Filippine) che situa un bambino piccolissimo ma consapevole nel duro mondo del denaro e delle leggi della compravendita.
Arriva poi “Logorama” (Francia) del trio Alaux-De Crecy-Houplain: si tratta della città-cartoon dove tutto può succedere! Indiavolata satira di certo mondo americano se non addirittura californiano dove la legge del buy or die regna sovrana.
Si rientra sul suolo italico per “Fisico da spiaggia” di Edoardo De Angelis, cinque minuti goliardici e cristallizzati in un ambiente acquatico.
Avanti poi con “Got Und Die Welt” di Giulia Ocker (Germania) firmataria di un simpatico cortometraggio a tema religioso, nelle modalità del disegno animato.
Giunge dalla coppia Bruno e Fabrizio Urso il film “Luigi Indelicato”, davvero un gran bell’esercizio di drammaturgia: malavita e percorsi umani affilati come lame.
La serata prosegue con “Diploma” della giovane cineasta israeliana Yaelle Kajam; ritratto di due personaggi sul sentiero della vita, fratello e sorella contro le difficoltà del mondo.
Un po’ di sana ironia sulla sessuologia viene fornita dal nostro Francesco Costantini autore de “Il Metodo Proitzer” che gioca con piglio sardonico sui luoghi comuni della coppia.
“KJFC #5” di Alexey Alekssev dura soltanto due minuti ed è un sillabario animato con irresistibili animali alle prese con una jam session ululante.
Il medioriente non smette di ispirare autori e sceneggiatori: “Six And Half Minutes in Tel Aviv” di Mirey Brantz è uno short movie quasi muto dal simbolico significato urbano.
Plauso per la giovane regista.
“Voyages D’Affaires” di Sean Ellis è un’opera francese che parla di commessi viaggiatori e camere d’albergo; la ricerca di soddisfazioni erotiche sarà confutata da un clamoroso colpo gobbo del destino.
“Formic” (Germania) del duo Kaelin-Wittman è sfrecciante come il tema che affronta: lo skate.
“Day Before Yesterday” della canadese Patricia Chica recupera il fil rouge di un passato doloroso; la protagonista si presenta sotto mentite spoglie, ma i ricordi hanno il brutto vizio di tornare come certi armadi che è meglio non riaprire.
Di nuovo in Italia, durante le battute finali della serata, per “U Su” di Mimmo Mancini, quasi un mini road movie che sfrutta gli idiomi del sud, i giochi verbali, il sole accecante per una cartolina pugliese dal risvolto sociale.
Il sipario azzurro si congeda poi dal suo pubblico con “Fever” di George Bougioukos che inizia con una maldestra rapina in farmacia e prosegue nei territori dell’apologo suburbano; il paese di provenienza è la Grecia.
Per la serata di domenica è veramente tutto, appuntamento a lunedì sera, che la proiezione continui!

Riccardo Visintin

Diario di bordo del 26 giugno

Giove Pluvio è una vecchia conoscenza del Festival Maremetraggio; conosciuto per fare gli scherzi piu’ impensati alle ore piu’ improbabili e nelle stagioni meno consone, ha scelto la serata di sabato per scatenarsi in tutta la sua magnificenza.
Stavolta a farne le spese sono i cortometraggi previsti al Cinema Estivo Giardino Pubblico; dopo un pomeriggio di sole che faceva pensare per il meglio, al primo violento scroscio ne sono seguiti altri inequivocabili con evidenti rimbrotti da parte di un cielo palesemente dissenziente.
La serata al Teatro Miela vede comunque una presenza fittissima di spettatori: a guadagnarne il film di Rocco Papaleo “Basilicata Coast to Coast”, proiettato subito dopo “Il passato e’ una terra straniera”, di Daniele Vicari, parte della “prospettiva” dedicata a Michele Riondino.
Surreale ed affascinante l’immagine di tanti ombrelli colorati e di incerte vesti generalmente impermeabilizzate che si proteggono alla buona da questa estate monella.
Ci perdonerete l’eccentricità di questo Diario di Bordo, ma in fondo è anche al di fuori delle regole e degli appuntamenti prefissati che risiede il sale della vita.
Maddalena Mayneri e Chiara Valenti Omero accettano di buon grado l’imprevisto, ed è l’occasione per tutto lo staff di Maremetraggio e per gli spettatori di scambiare qualche chiacchiera in piu’ al di fuori del tamburo battente delle continue visioni cinematografiche.
Da una scialuppa piu’ inzuppata che bagnata una comunicazione di servizio: i cortometraggi non trasmessi sabato sera per gli inconvenienti sopracitati verranno recuperati in apertura delle prossime serate; saranno nell’ordine di due o tre opere per serata, a partire da “The Funk” di Cris Jones e “Wujek” di Maciej Sznabel.
Appuntamento a domenica sera, sperando nella clemenza di chi ci guarda dall’alto, anche fossero solo le stelle.

Riccardo Visintin

Diario di bordo del 25 giugno

Undici volte Maremetraggio!
Undici come il numero inconsueto, poco citato nelle statistiche, contingenziale? Niente affatto, basta organizzare una ricerca e le sorprese non mancano.
Abbiamo per esempio scoperto l’esistenza di un asteroide chiamato “11 Partenope”, scoperto nel 1850 da tale Annibale De Gasperis, scienziato e studioso.
Fu battezzato così riferendosi ad una delle sirene che secondo la mitologia greca fondarono la città di Napoli.
Una storia avventurosa e romantica come tante viste negli anni a Maremetraggio.
Il Festival Internazionale del Cortometraggio e delle Opere Prime tiene fede al suo carattere cosmopolita; il viaggio si preannuncia sin dalle prime tappe come rilevante, i viaggiatori saranno pregati di abbandonarvisi senza riserve.
La settima arte, il Cinema cioè, stavolta inquadra una diapositiva senza tempo che oscilla tra passato, presente e futuro come una sinuosa danzatrice di flamenco.
Partenza al Teatro Miela, dove ufficialmente sboccia l’undicesimo fiore di Maremetraggio.
La prospettiva su Michele Riondino ci permette di conoscere piu’ a fondo una delle personalità piu’ interessanti del nuovo Cinema Italiano con forti connotazioni teatrali.
Ecco il grass green familiare del Cinema Estivo Giardino Pubblico dove ci attende il grande schermo ancora bianco ed intonso, anche lui pronto al viaggio.
L’evento speciale Electrolux presenta “ZanussImage”, avvincente percorso a ritroso nel tempo, alla scoperta di storici caroselli e cortometraggi pubblicitari, creati dalle ex industrie Zanussi SpA.
Siamo tra gli anni ’50 e ’70, e questo pregevole materiale visivo vede protagonisti Dario Fo, Franca Rame, Ernesto Calindri e altri grandi nomi dell’epoca.
Spazio tutto europeo, poi, per l’atteso Focus sul cinema Bulgaro; dopo l’esperienza di Maremetraggio a Sofia nel marzo 2010, e il cuore mitteleuropeo di Trieste a fare da sfondo ad uno scambio-gemellaggio.
Cinque i corti in programma, ognuno ambasciatore di un certo modo di fare cinema.
“Omelette” di Nadejda Koseva racconta con uno stile asciutto e naturalistico, una piccola storia di povertà domestica.
Sette minuti per un pranzo che non avrà luogo.
“Waltzes and Tangos In The Village of Whitewater” di Ivan Vladimirov mantiene saldi i connotati tipici di certo cinema veritè: storie agresti di gente che ama, lavora, litiga e si riappacifica senza bisogno di molte parole; figlia di una terra rigida e ventosa, questa popolazione ha bisogno di nascondere il proprio orgoglio così come la propria sensibilità.
Toni decisamente piu’ scanzonati per “The Air Ace” di Svilen Simeonov Dimitrov: è uno squisito sognante delirio aereo con protagonista una deliziosa creatura che vuole disperatamente volare. Icaro docet?
“Family Therapy” di Petar Valchanov viceversa, non ha nulla del sogno e tutto del gelido dramma metropolitano: pioggia, violenza domestica ed orrore ai danni di una coppia rapita e picchiata da ignobili malviventi.
Pure, il legame dei due ne uscirà clamorosamente rafforzato.
In chiusura di serata “Portrait of a Family” di Dimitar Sardjev ripresenta atmosfere care ad autori quali Kusturiza; in questo caso il matrimonio in un villaggio turco è pretesto per una disamina su riti e folklore.
Da un certo punto in poi, soffia letteralmente sul cortometraggio un vento dal doppio nome inequivocabile: Eros e Thanatos.
Appuntamento a sabato mattina, alla Terrazza del Grand Hotel Duchi D’Aosta, per incontrare i registi dei corti bulgari, ad implemento del focus a loro dedicato.

Riccardo Visintin