2009

Diario di bordo mercoledì 1 luglio 2009

“Perchè faccio il cinema? Perchè voglio essere amato”
(Dario Argento)

Amore, amore, una parola così facile da dire, così difficile da dimostrare. Ben venga quindi l’arte, quando ci permette attraverso i suoi molteplici cuori di esistere, ci fa sentire meno soli, ci responsabilizza.
Il cinema è un atto d’amore, quindi Maremetraggio partecipa a questa iniziativa “sentimentale” diramando la sua voce il più lontano possibile.

Continua – in sinergia con la Casa Circondariale di Trieste – la retrospettiva OLTRE IL MURO, specchio retrovisore di realtà spesso fagocitate.
Sullo schermo “ZULU INCONTRA IL JAZZ”, di Ferdinando Vicentini Orgnani (presenza cara a Maremetraggio), ci trasporta nel mondo multietnico di
Paolo Fresu, prezioso jazzista italiano ed alfiere di una comunicazione universale senza vincoli.

Nella medesima mattinata arriva anche il film di Pippo Mezzapesa “PINUCCIO LOVERO – SOGNO DI UNA MORTE DI MEZZA ESTATE “. Siamo di fronte ad un’opera particolare, dove certe angolazioni psicologiche del Sud vengono ridisegnate, demistificate, senza alcun danno retorico o infingimento.

Non c’è due senza tre, e a pomeriggio inoltrato il Maremetraggio Village ospita “MEDEA FUORI DAL MITO” di Davide Casali, proiezione ricca di partecipanti.

La geometria indiavolata del tempo trasforma poi il sereno in pioggia battente, e siamo nuovamente ospiti del Teatro Miela per una serata senza risparmio d’energie.
Apre le danze il cortometraggio “JAMES” di Connor Clements: una storia omosessuale dalla filigrana delicatissima, dove contano i dialoghi e la totale assenza dei medesimi, dove negli occhi sperduti di un adolescente è possibile rintracciare echi esistenziali che a diverso titolo toccano tutti nessuno escluso.

La senilità è un tema spesso affrontato dal cinema internazionale con toni da tragedia greca: a risollevare gli animi ci pensa l’irlandese Conor Ferguson. Il suo “THE WEDNESDAYS” dal retrogusto dolceamaro, ci fa conoscere una coppia ottuagenaria che sperimenta gli stordimenti della droga come lenimento alla depressione . Molto divertente e quasi naìf.

Presente in modo cospicuo in questa edizione del Festival, la Spagna ha un modo tutto suo di affrontare gli argomenti, alternando la frustata al cubetto di zucchero. A riprova di quanto suddetto, David Gonzalez Rudiez concentra quattro personaggi in un appartamento, per un rude racconto sulla vecchiaia e sui disguidi interpersonali.

Lorenzo Acquaviva, attore triestino di teatro e di cinema dalla spiccata sensibilità, è presente in platea al Teatro Miela mentre scorrono le immagini de “IL PRIGIONIERO”, cortometraggio da lui interpretato e diretto da Davide Del Degan, vecchia conoscenza di Maremetraggio. Il lavoro – dai toni lirici e pieni di reminiscenze – parla di nuovo della vecchiaia e riunisce la coppia Acquaviva – Del Degan dopo il corto “ISIDORO” visto illo tempore.

Di nuovo verde terra d’Irlanda per “FRANKIE” di Darren Thornton, dove un quindicenne in procinto di diventare padre si impegna nel progetto, tra le insidie e le incomprensioni del mondo circostante: un lavoro difficile, meditato, innovativo nela mìse en scene.

Come un pugno nello stomaco irrompe poi dallo schermo “O ZI BUNA DE PLAJA” del rumeno Bogdan Mustata: terribile favola macabra sulla violenza
fisica e psicologica, talmente urticante da sollevare scarsi applausi da parte degli spettatori.

Si ritorna a sorridere con il simpaticissimo “LA SAINT FESTIN”(Francia) di Anne Laure Daffis e Lèo Marchand: un quadretto d’animazione sulle avventure di un baffuto orco mangiabambini, impegnato a festeggiare il Giorno Degli Orchi nel più appetitoso dei modi….

David Ilundain parla di donne tormentate, di azzardo del destino, di assonanze e divergenze: molto bene le protagoniste Ruth Nunez e Macarena Gomez, il titolo è “ACCION REACCION”(Spagna). La lunga notte sulla terrazza non sarà indolore per entrambe.
Sponda italiana, invece, quella a cui approdiamo per “ALICE”di Stefano Anselmi, dove ritroviamo una bionda e brava attrice cara a Nanni Moretti, vale a dire Mariella Valentini, alle prese con un personaggio ostico, sfuggente. Le fa da accorto alter- ego Isabella Ragonese, e a modo suo è una storia di fantasmi.

Proviene dal Belgio la vicenda grottesca di “SONGES D’UNE FEMME DE MENAGE”, dove una corpulenta donna delle pulizie ignorata dal marito
viene messa a confronto con sè stessa da un piccolo incidente di percorso. Dirige una donna, Banu Akseki, diretta e antiretorica.

Stupefacente piccolo saggio sui sentimenti, “UNE LECON PARTICULIERE”racconta con allusioni continue il gioco ad incastro della seduzione. Dirige il francese Raphael Chèvenement, la bellissima siderale insegnante è Cecile Ducrocq, che piacerebbe da morire a Claude Lelouch o Louìs Malle.

Animazione d’altri tempi ed esasperati solfeggi descrittivi per “MADAME TUTLI – PUTLI” del binomio Chris Lavis – Maciek Szcerbowski, che per il
National Film Board of Canada dipinge un personaggio femminile onirico e quasi felliniano.

Appuntamento a giovedì sera, sfidando le acque e i fulmini!

[b]Riccardo Visintin[/b] Continua a leggere

Diario di bordo di martedì 30 giugno

Si chiama scirocco il vento caldo che soffia dal deserto, impedendo la concentrazione e annebbiando i pensieri. Anomalia estiva o sberleffo metereologico, comunque sia persiste ed è compagno di viaggio (insieme alla pioggia) di questa lunga avventura
denominata Maremetraggio 2009.

Martedì all’insegna del richiamo sociale e dello sguardo sul dolore umano: in contemporanea alla Casa Circondariale di Trieste ecco due visioni
da custodire in una scatola segreta della memoria: “Come un uomo sulla terra” a firma del talentuoso terzetto Andrea Segre – Dagmawi Ymer – Riccardo Biadene. Videodocumentario di urgente necessità e fattivo valore, per capire quello che in tanti si ostinano a non voler capire: che sia Libia oppure un altro Paese, il codice comportamentale è lo stesso, e riguarda la volontà di certi uomini di sconfiggere il sopruso e l’ignominia.

Ricerca storica e culturale , un’attenzione quasi millimetrica alla genetica del mondo rurale: questi i segnali distintivi del film “Piazzati” di Giorgio Diritti, già conosciutoa Maremetraggio per il bellissimo, evocativo “Il Vento fa il suo giro”. La sua nuova creazione è un vocabolario d’istruzione sui confini e sui comportamenti degli umani, nello stile dell’autore che non è uomo da facili retoriche.

Tardo pomeriggio, invece, tutto dedicato alle donne: l’altra metà del cielo presenta il Concorso Internazionale di Scrittura Femminile “Città di Trieste”,e tra tanti frammenti di poesia sparpagliati generosamente come piccole mimose, l’ultimo viene letto proprio dalla Presidente del Festival Maddalena Mayneri.

Ricollocati al Giardino Pubblico dopo gli scherzi acquatici ,possiamo concentrarci sulle proiezioni, un bicchiere di menta verdissima tra le mani.

Dolcissima ma ostinata, una gracile vecchina ha un solo pensiero in testa: rifocillare il suo cagnolino, che non è proprio bestiola da Salone di Bellezza Canina. Peccato che attorno a lei le pareti del supermercato trasfigurino diventando più temibili delle mura di Alcatraz… Animazione di eccellente qualità, per due giovani burattinai di talento a firma Marcos Valìn e David Alonso (Spagna). Il titolo è “Atencìon al Cliente”.

Se Roberto Benigni ne “La vita è bella” riusciva a verniciare di rosa gli orrori abnormi del nazifascismo, la componente favolistica è quasi assente nel
cortometraggio “Spielzeugland”di Jochen Alexander Freydank (Germania) dove nuovamente i bambini sono pedine di un gioco a scacchi tragico, tormentato. Parlare in termini surreali della maternità è impresa da far tremare i polsi: bisogna possedere coraggio, inventiva, persino una scintilla di autentica cattiveria.
Il pubblico in sala è un pò sconcertato, perchè vedere una donna ficcare in lavatrice il proprio infante non è spettacolo piacevole: cotanta audacia è firmata Spagna, il film si intitola “Primer Domingo de Mayo”, gli anacronistici autori Martìn Romano e Inaki Antunano.

Co- produzione tra La Spagna e la Svizzera, “Un Dìa Y Nada” di Lorenz Merz è pieno di buone intenzioni ma manca sostanzialmente il bersaglio. Vorrebbe essere un racconto incrociato e spendere miele e veleno in un colpo solo, ma nonostante l’impegno rimane irrisolto.
Alberto Garcìa Martin è un giovane cineasta spagnolo che possiede il gusto del paradosso; lo aiutano interpreti duttili quali Jorge Bosch e Roberto Alvarez, individui quanto meno originali che partono dalla ricerca degli occhiali di Woody Allen e finiscono a sproloquiare sui massimi sistemi.
Capita in “Las Gafas”,e stavolta in sala si ride a sirene spiegate.

Merita più di un applauso di quelli con l’eco “Smàfuglar” di Rùnar Rùnarsson, che dai ghiacci dell’Islanda porta un souvenir d’ambra che parla di primo amore, di linguaggio adolescenziale e di sesso, di confusione e diversità: qualche lacrima fugace sulle guance degli spettatori denota piena approvazione popolare.

Ancora molta poesia per “Felix” di Andreas Utta, dove l’incomprensione tra genitori e figli sfocia nella romanticissima storia d’amore tra una ragazzina
sorda e un quasi adolescente che finge di esserlo. Paese di produzione, la Repubblica Tedesca.

Veloce e stordente come un giro di giostra, ecco “Surprise!” di Fabrice Maruca, gioco degli equivoci dove un microcosmo casinista combina danni a ripetizione.

Animazione avveniristica e stralunata per “Berni’s Doll” di Yann J. dove un ometto si autocostruisce una donna virtuale ma ne resta orfano dopo tante tribolazioni.

“La ritirata” di Elisabetta Bernardini sarebbe piaciuto a Pupi Avati, ed è un accorato apologo sulla guerra, sul mondo contadino e le sue scintille d’amore.

Conclude la serata “Il cuore all’improvviso” di Chaterine Mc Gilvray, e di come le donne raccontino bene l’amore e non solo, parleremo in un prossimo futuro.

Appuntamento a mercoledì sera.

[b]Riccardo Visintin[/b] Continua a leggere

Diario di bordo di lunedì 29 giugno 2009

Signori si parte. Il viaggio – reale e metaforico – funziona come certi alianti colorati nei cieli d’estate: occupa il suo spazio in alto aprendo le ali, oppure
si accartoccia su sè stesso, vittima di un vento contrario. In entrambi i casi, lascerà una traccia nella nostra memoria, pulviscolo in ombra pronto a tornare visibile quando meno ce lo aspettiamo.

Lunedì sera il nostro viaggio vede come consolle il Teatro Miela: troppi i capricci sotto forma di vapore acqueo per rischiare le visioni all’aperto.

“Stato di grazia” di Valerio Esposito non è il primo titolo a sfondo bellico di questo Festival, ma senz’altro brilla di fiera luce propria per ardimento evocativo e pathos: si nota una mano felice nel raccontare una storia struggente, dove la vita vince, caparbiamente, sulla Nera Signora con la falce, cioè la morte. Dirige l’italiano Valerio Esposito, e gli applausi in conclusione sono inequivocabilmente scroscianti.

L’atmosfera in sala è ancora improntata alla commozione quando irrompe la chiassosa farsa ordita da Lucas Figueroa per il suo “Boletos por favor”: due maturi imbroglioni ed una quasi – vittima inconsapevole, per una ridanciana peripezia tranviaria in salsa iberica.

Pochissimo recitato, volutamente ambiguo fino alla fine e beffardo nei suoi riferimenti sociali: così Laurent Denis ha voluto concretizzare il suo “Les doigts de pied”(Belgio), che si avvale oltretutto di un formidabile rappresentante della terza età.

Sembra quasi un omaggio (indiretto) al “Deserto dei Tartari”di Dino Buzzati il cortometraggio ungherese “The Counterpart”: da quel racconto il giovane autore sembra cogliere l’atmosfera irreale e sospesa, il senso del tempo e dello spazio, lo smarrimento palese negli occhi disperati dei giovani militari.

Con un pizzico di orgoglio, perchè ci appartiene, citiamo poi il bellissimo “Sotto il mio giardino “di Andrea Lodovichetti: a tutti gli effetti un thrilling, gode di una fotografia superba e tratteggia i due piccoli protagonisti con una cura quasi strepitosa al mondo dell’infanzia, petalo morbido in attesa di farsi fiore.

La matrice entomologica poi, suscita nello spettatore più cinefilo almeno un paio di riferimenti: “Phenomena”(1984) di Dario Argento e “Fase IV Distruzione Terra”(1974) di Saul Bass.

Ancora adolescenza alle prese con le spine … ormonali della crescita per la cineasta norvegese Katja Eyde Jacobsen: nel suo “Interlude”ammiriamo la buonissima costruzione dei personaggi, la cui psicologia viene restituita a chi guarda con affettuosa partecipazione.

Gli abusi nel contesto familiare, la paranoia di chi non vede spiragli esistenziali degni di questo nome, il dramma della dignità violata: argomenti pesanti come macigni, resi a livello filmico da Valerio Boserman con il suo “Vlog”.

Ancora una bambina per la sofferta liasion dangereuse al centro di “Shtika”di Hadar Morag , dove l’amore fisico galleggia sul pelo dell’acqua ma non si palesa, e rimane quindi casto, puro legame platonico, poetico a suo modo nella sofferenza. Complimenti alla giovane regista, di origine israeliana.

Dopo tanta macerazione interiore, ben venga un pò di sanguigno umorismo spagnolo! Come una corsa a perdifiato sulla rambla, ecco la tribolazione della simpatica, mansueta massaia vessata dalla troupe di un film : ne passa di tutti i colori all’interno del corto “No se preocupe”di Eva Ungria Lupiani. Eccellente esempio di “cinema nel cinema”, il cortometraggio è gradito dal pubblico più giovane presente in sala.

Versante antitetico al sopracitato per “Felures”di Nicolas Pawlowski: arriva bel bello dalla Francia ed è tra i più raffinati gioielli d’animazione visti quest’anno. Apologo botanico e racconto sulla vecchiaia, si incanala poi verso gli impervi territori della fantasia senza perdere mai la bussola.
Il lavoro di disegno e di cesello appare encomiabile ed è beneaugurante anche il nome della società distributiva del corto: JE SUIS BIEN CONTENT.

La tematica affrontata dalla tedesca Frauke Thielecke nel suo film “Dunkelrot” è quella già vista al Festival nel lavoro di Francesco Felli “Ogni giorno”. Qui e là si parla del Morbo di Alzheimer, che suscita orrore al solo pronunciarlo ed è sinonimo di nebbia mentale, dolore, sofferenza. Un messaggio visivamente molto coinvolgente, a cui danno fattivo contributo i protagonisti Horst Janson e Renate Krobner.

L’ora è tarda, qualcuno teme la pioggia e batte in ritirata alla volta di casa, ma il grosso della platea rimane e fa bene- benissimo.

Il dessert cinefilo della serata è difatti un cortometraggio dal palpitante cuore artistico: “Veglia” di Michele Rho. Metaforico viaggio ai confini della notte, ammantato di mistero e mai del tutto rivelato, è un madrigale psicologico che abbisognava di due interpreti acconci: Michele li ha trovati in Giuseppe Cederna ed Anna Della Rosa, e a tutti gli effetti questo film è anche loro.

Appuntamento a martedì sera, tra un bailamme metereologico e l’altro, per continuare il grande spettacolo di Maremetraggio 2009.

[b]Riccardo Visintin[/b] Continua a leggere

Diario di bordo di domenica 28 giugno 2009

Via dalla pazza folla, titolava negli Anni Sessanta un bel film con Julie Christie: era un grido di libertà, di emancipazione vitale. Anche il cinema, a suo modo, libera la mente e fa piazza pulita dei preconcetti. O almeno, questo dovrebbe essere il suo compito.

Domenica all’insegna della malinconia: in tv si omaggia Michael Jackson, una fine improvvisa che ci lascia tutti sgomenti, ed anche un po’ più poveri.

Per fortuna, la fresca serata al Giardino Pubblico ha in serbo per noi parecchie sorprese di celluloide: un ottimo antidoto contro la tristezza.

Partenza d’autore con la poesia sociale di “My little brother from the moon”(Francia), due sfide vinte con il medesimo prodotto: incantare con l’animazione e far riflettere sulla malattia. Dirige il giovane Frederic Philibert: auguri per le prossime prove, il talento c’è.

Come un parto gemellare, “Thinking when speaking”dell’australiano Anders Emblem si sposa perfettamente con il cortometraggio precedente. Anche qui due soggetti umani interagiscono contro i limiti fisici e mentali: fratellanza, spirito di sacrificio ed emozione scandiscono questo pentagramma sensibile.

Dalla Norvegia innevata arriva invece “Et kjaerlighetskapittel” del biondo Torfinn Iversen: cosa fare se al piano di sopra qualcuno … si diverte? Umorismo surreale, gradito dagli astanti.

Lo schermo si incupisce durante il film seguente, “I don’t feel like dancing”della coppia Dollhopf – Goldbrunner: violenza brutale e soprusi in un racconto targato Germania, ricco di sequenze volutamente cattive ed anticonsolatorie.

L’animazione è corposamente presente quest’anno a Maremetraggio, ma d’altra parte si tratta di uno spazio “dovuto” a questi giovani avventurieri del sogno e dell’allegoria. Non fa eccezione “Standby” di Jannis Walz (Germania).

Al cinema il tema “caliente” del turismo sessuale è ancora tabù; benissimo fa Paky Perna a parlarne nel suo breve ma agghiacciante “Pattaya è il paradiso”, apologo anche formalmente ben riuscito.

Molto noto al pubblico televisivo per le tante fiction interpretate, il vulcanico Franco Castellano offre un saporito one man show nel corso di “Una strana infedeltà”: gioco degli equivoci alla Feydeau, di buon peso.

Ridere del mondo animale si può, se una mano autoriale baciata da Dio si impegna nell’impresa: tedesco, Eshed Tomer ci fa innamorare del toporagno d’acqua, bestiola romantica e lottatrice.

Sofisticati disequilibri, invece, per “1977”, ancora un giro sul luna park dell’animazione: dirige Peque Varela dall’Inghilterra.

Plauso sincero anche per Christelle Soutif , che porta dalla natìa Francia un cadeau irresistibile: il cortometraggio “Arrosez les bien!” con tanti animali matti tra cui una spassosa tacchina.

Potenza del cinema, eccoci nel ventre dell’Arabia per il forte apologo simbolico “Bab al samah” di Francesco Sperandeo: immagini da non dimenticare in fretta.

Potrebbe sfociare in dramma il precoce talento registico del capelluto adolescente di “Bruder, Bruder” di Lars Kreyssig, chiaramente ispirato ai “Diabolici”, classico francese della paura.

“El misterio del pez”(Spagna) di Giovanni Maccelli è un confetto d’animazione che si gusta come un dipinto, curato nei dettagli lacustri.

Mentre il clima precipita verso il brutto, ecco il povero, tenero nasone di “Manfred”, a opera dello svizzero Daniel Zwimpfer.

“Racines” di Eileen Hofer ci riporta alla Svizzera per una favola sul rapporto padre – figlio della sensibile Eileen Hofer.

Surreale è la vicenda domestica di “Cotton Candy”, del disincantato Aritz Moreno, cineasta iberico, con al centro un anziano pasticcione vittima del freddo, mentre precipitiamo in un angusto e desolato mondo domestico grazie a “Dager av kjaerlighet” di Eric Magnusson (Norvegia).

Mentre ormai piove e gli ombrelli tesi fanno “colore”, l’unica sicurezza è l’imponente dose di cortometraggi previsti per lunedì sera.

[b] Riccardo Visintin[/b] Continua a leggere

Diario di bordo di sabato 27 giugno 2009

Sabato pomeriggio, cantava Claudio Baglioni: per lui era il fulcro temporale di un esasperato romanticismo, per noi il momento di un tuffo nel mondo giovane.
Ecco infatti al Maremetraggio Village arrivare i protagonisti della sezione Corallino: ragazzi greci ed italiani, tutti assieme appassionatamente.
Poi il sole batte in ritirata, tutto si risolve in pioggia, ma… niente paura, l’entourage di Maremetraggio, abituato ai capricci di giugno, sposta le proiezioni all’interno del teatro Miela.
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Diario di bordo di venerdì 26 giugno 2009

Debutto da… thriller meteorologico per Maremetraggio 2009. Fino all’ultimo Giove Pluvio gioca con gli spettatori, ma poi li grazia ed eccoci al Giardino Pubblico, come da motto: “The Short Must Go On”.

Poco prima, al cinema Ariston, Maddalena Mayneri e Chiara Valenti Omero avevano tagliato metaforicamente il nastro della rassegna. Proiezioni a tamburo battente, perché il cinema è carburante da accelerazione cardiaca.
Parte l’Italia con “Basette” di Gabriele Mainetti, spassosa parodia del gangster-movie, con Valerio Mastandrea nei panni di un “Lupin”all’italiana; gustoso il repechage, in flashback, dell’infanzia dell’antieroe.

”Rybka” di Sergei Ryabov preme l’inesausto pedale della poesia per un corto d’animazione ricco di animali ed allegorie naif.

“Meseld El” di Andras Salamon, sgombera il campo da ogni tentazione proto-fantastica: qui, signori, si parla di guerra e di orrore bellico. Come in “Samarcanda” di Roberto Vecchioni, il destino ritorna se ha deciso di ritornare. E’ un corto ungherese. Lancinante il bianco e nero da cinegiornale.

Arcano, forse gotico, senz’altro nordico, “High Hopes” (Finlandia), di Mazdak Nassir rievoca sulle gracili spalle di un bambino la leggenda di Icaro, che per primo osò volare.

“Clacson”, di Takehito Kuroha, italiano con pseudonimo jap, è un apologo metropolitano sul caos del macrocosmo occidentale.

E’ inglese, invece, la regista Sarah Cox, che nel suo “Don’t Let It All Unravel” propone un piccolo corso accelerato di taglio e cucito.

“Francois” di Dario Gorini e Iacopo Zanon, racconta la ricerca dell’anima gemella al tavolo di un ristorante. Tredici minuti surreali.

“La Theorie Des Ensembles” è uno scioglilingua per immagini d’animazione: dietro la macchina da presa il trio Hamon – Damourettes – Eka. Manualità da Oscar.

“Le Jour De Gloire” è francese e illustra ancora una volta le lame acuminate della guerra; grazie a un sapiente lavoro d’animazione, tutto si plasma in un corpus funebre.

Alfonso Postiglione, viso già noto per gli spettatori affezionati di Maremetraggio, stavolta è regista per “Uno Scippo”, altra dimostrazione che il gioco di ruoli bambino-adulto, sapientemente composto, suscita sempre una notevole corposità emotiva.

“Thanks” nasce nella fredda e austera Islanda, e inquadra il più grottesco incidente d’auto dai tempi del racconto “La Panne” di Durrenmatt.
Il giovane danese Jesper Maintz firma “501” dove un gioco ludico nasconde sotto il mantello un enigma inquietante.

“Paseo” dello spagnolo Serrano, prevede un sillabario sentimentale per attempati principianti.
Ancora avanti, verso il rush finale: “Rutina” appartiene al giovane Suda Sanchez, e trasuda lirismo spagnolo e fatalismo.

A ruota, seconda tranche iberica, stavolta ad appannaggio di una giovane regista, per la roulette infinita degli incontri – anche ironici – al centro di “Dolores”: dirige Manuela Moreno.

“La Grande Menzogna” è firmato Carmen Giardina e verrà apprezzato da qualsiasi cinefilo, visto che narra l’ipotetico (o no?) incontro tra Bette Davis e la nostra Anna Magnani.

Il corto è ironico e presenta scambi irresistibili tra la cultura partenopea e quella un po’ becera e radical chic della vecchia Hollywood.

Il congedo della serata è fornito da “John And Karen” di Matthew Walker: deliziosa trasposizione animale, dei cliché di un rapporto di coppia alle prese con le piccole-grandi beghe quotidiane.

Appuntamento a sabato sera.
Riccardo Visintin Continua a leggere

Diario di bordo

Cronistoria dell’edizione 2009 del Festival, fedelmente riportata da Riccardo Visintin. Continua a leggere

MAREMETRAGGIO, LE PRIME PREMIAZIONI SOTTO G8

Nonostante la città blindata per il G8, sono state numerose le persone che ieri (27 giugno) hanno scelto di assistere alla prima premiazione del festival Maremetraggio, quella della sezione “Corallino, riservata alle produzioni delle scuole, che si è tenuta in Piazza Sant’Antonio all’interno del “village” del festival.
Il “Corallino” ha coinvolto quest’anno più di 100 scuole, ma la vera novità di quest’anno è stata la partecipazione alla sezione delle scuole superiori greche, grazie alla collaborazione tra il festival e la Fondazione Ellenica di Cultura Sezione italiana. Questa scelta ha senz’altro contribuito ad arricchire la selezione delle pellicole, sia a livello tematico sia dal punto di vista tecnico. Buona la risposta delle scuole greche: circa una trentina di corti sono arrivati negli uffici di Maremetraggio.
Numerosi i premi in palio per questa sezione: tre diversi premi “Rotary Club Trieste Nord”, uno destinato alle scuole elementari, uno alle medie e uno alle superiori; il premio “Giorgio Costantinides”, riservato alla migliore produzione degli istituti superiori della Grecia e il premio speciale “LILT – Sezione di Trieste”. È stata inoltre consegnata una menzione speciale a nome del Commissariato del Governo FVG Prefettura di Trieste.
A partecipare alla premiazione le scuole vincitrici, inclusi i ragazzi greci, che hanno così avuto la possibilità di visitare Trieste in una circostanza insolita come quella offerta dal G8.
All’incontro con le scuole, seguito dalle premiazioni, hanno partecipato, introdotti da Giovanni Ianesich, la presidente del festival, Maddalena Mayneri e i membri della giuria del Corallino: Ariella Reggio, la “zia” di “Tutti pazzi per amore”, presidente della giuria, Aliki Kefalogianni Hatzakis, direttore della Fondazione Ellenica di Cultura – Sezione Italiana, Massimiliano Forza, contrabbassista, e Giuliana Perrotta, prefetto e vice commissario del Governo della Regione Friuli Venezia Giulia.
Ad aggiudicarsi i premi, consistenti in una videocamera per continuare a coltivare la passione per il filmmaking, quasi tutte scuole dell’Italia meridionale: il premio Rotary Club Trieste Nord per le elementari è andato a “Librino? Una favola”, dell’Istituto Comprensivo “Campanella-Sturzo” di Catania, lo stesso premio per le medie a “Il secchione”, della Scuola Media Statale Giacinto Diano di Pozzuoli (Napoli), il Rotary Club Trieste Nord per le superiori a “Questioni meridionali”, del Liceo Scientifico Statale “P. Metastasio” di Pantano (Scalea-Cosenza), mentre il premio speciale “LILT- Sezione di Trieste” è stato assegnato a “Voglia di vivere”, dell’ITCGA “Olivetti” di Matera.
Il premio “Giorgio Costantinides” è stato consegnato invece al Liceo sperimentale di Atene, per il corto “L’orsetto triste” (TO LIPIMENO ARKOUDAKI), che ha raccontato con immagini a pastello una storia dai contrasti duri. Unico istituto del nord Italia vincitore è stato il Liceo scientifico “Lorenzo Mascheroni” di Bergamo, che si è guadagnato la menzione speciale dal Commissariato del Governo FVG Prefettura di Trieste con “Fate girare la voce”, corto dedicato a una tematica sempre più importante come la tutela ambientale.

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A MAREMETRAGGIO YANNIS SMARAGDIS PRESENTA IN ANTEPRIMA NAZIONALE “EL GRECO”

Nell’ambito della rassegna dedicata al cinema greco contemporaneo, grazie alla collaborazione con la Fondazione Ellenica di Cultura, il regista Yannis Smaragdis sarà ospite d’onore al festival con il suo ultimo film. Continua a leggere

A MAREMETRAGGIO 15 CORTI DEI PAESI INCE

Nell’ambito della sezione dedicata alle produzioni dei Paesi dell’Iniziativa Centro-Europea. Continua a leggere