Diario di Bordo – Day 09

[:it]DIARIO DI BORDO FINALE: L’APPRODO

Cronache filmico – emotive alla fine di una bellissima manifestazione. SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL si è conclusa nel migliore dei modi, sabato sera scintillante e Piazza Verdi gremita di pubblico, compresi ospiti illustri come Lino Guanciale e tanti altri amici ruotanti intorno al pianeta Cinema.
Sarebbe tante, tantissime le cose da dire, ed altrettanti i ringraziamenti da effettuare nei confronti di chi ha reso possibile ancora una volta il dipanarsi di una magnifica, colorata coperta emotiva e scenografica.
Chiara Valenti Omero, presidente del nostro Festival, ha come sempre tenute ben salde le redini della kermesse, la passione profonda per la progettualità artistica è un suo consolidato fiore all’occhiello.
Intorno ed accanto a lei, la preziosa capacità organizzativa di Vittoria Rusalen, il sensibile contributo coordinativo di Federica Naveri, la nuova amica Martina Cantone dai capelli rossi e dai modi gentilissimi.
Tutte ragazze d’oro, molto impegnate nei giorni di fuoco del Festival, eppure cortesi e cordiali come le addette all’ufficio stampa, Ilaria Di Milla e Deborah Macchiavelli.
Occhio straordinario a livello di inventiva e di disegno grafico, Francesco Paolo Cappellotto ha come sempre un sorriso di tenera disponibilità: è un piacere parlargli, confrontarsi con lui.
Sulla “bionditudine”, permetteteci la scherzosa espressione, di Zita Fusco nostra presentatrice, abbiamo già detto negli anni passati, è brava e bella ma non possiede alcun accenno di presunzione.
La sezione Maremetraggio, come tutti sappiamo, si avvale di uno spettatore professionale come Francesco Ruzzier, se vi sono piaciuti i molti cortometraggi visti di serata in serata, lui ne è stato il selezionatore.
Beatrice Fiorentino, giornalista e critica cinematografica, ha cuore e cervello: ha curato di nuovo la sezione NUOVE IMPRONTE, e come dimenticare suo figlio Tommy, piccolo grande eroe dal piglio cinefilo.
I tantissimi volontari e volontarie rappresentano un turbine umano in perpetuo movimento, sorrisi e informazioni sgorgano dai loro volti e dalle loro mani.
Le strutture in Piazza Della Borsa non sono persone ma bellissime stazioni del pensiero cinefilo, in legno e vetro.
Dietro le molte macchine, dietro lo schermo, ecco il braccio attento di Pietro Crosilla, e con lui ringraziamo tutti i tecnici e i collaboratori del festival, una compagine che quest’anno ha dovuto combattere con una meteorologia impazzita e crudele, grandine a cubetti compresa.
Qualcuno è senz’altro rimasto fuori dall’elenco, per loro c’è un abbraccio affettuoso ed omnicomprensivo…
Trieste di sabato sera è una bellissima dama agghindata di colori variopinti, c’è gente che cena in Piazza Unità e tra i presenti ecco Veronica Pivetti, il mago degli effetti speciali e regista Sergio Stivaletti, tantissimi protagonisti del microcosmo di celluloide.
Brindiamo sotto le stelle, gustando appieno di quest’atmosfera magica e surriscaldata.
Arrivederci al prossimo anno.

[:]

Diario di Bordo – Day 08

[:it]SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL conosce i suoi momenti più intensi, come sempre accade quando un torrente diventa mare e poi oceano. L’inclemenza di questa estate che passerà alla storia per la sua eccentricità, consiglia di passare la serata nella tranquilla ed ovattata sala del Teatro Miela.
La prolusione alle molte visioni è di quelle da ascrivere ai migliori momenti della storia del Festival. Presentato da Chiara Valenti Omero e da Maurizio Di Rienzo, ecco davanti al palcoscenico la simpatia e la creatività di Matteo Rovere. Un regista già consolidato, amico di Trieste, è giunto fin qui per ritirare il premio “Cinema del presente 2018”.
Venti minuti abbondanti di colloquio sulle cose di cinema, sui sentimenti di una persona ancora molto giovane ma con lo sguardo ben indirizzato verso le dinamiche artistiche odierne.
Semplicemente disarmante, poi, la quindicenne Sharon Caroccia, una stella cinematografica appena nata; la sua collaborazione al film IL CRATERE di Silvia Luzi e Luca Bellino è preziosa. Presente in sala, la co-regista Silvia Luzi non nasconde una sincera, più che simpatica emotività.
Un saluto generale, ed il buio ammaliante che precede la scaturigine cinematografica esige partecipazione.
Si parte con i tre cortometraggi non visionati durante la serata di tregenda di giovedì in piazza Verdi. Figurativamente molto forte e chiaramente ispirato al prologo di 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO di Stanley Kubrick, il cortometraggio tedesco SOG di Jonatan Schwenk, ha più di un motivo di interesse.
Alcuni personaggi che potrebbero essere talpe vivono in una grotta e sono testimoni di una particolare epidemia mortale di pesci; Animazione dal contenuto ecologico sottilmente inquietante.
Dalla mitologia greca, quella che come spesso abbiamo detto elegge a colonne portanti Eros e Thanatos, attinge la cineasta estone Laura Raud; un ragazzo ed una ragazza sono protagonisti di una storia d’amore dolcissima, ma l’ambiente esterno predispone sotto i loro piedi un territorio di pericolo incandescente.
Un regista italiano di talento quale Alessandro Rizzo, unisce i moduli del genere fiabesco a quelli dell’horror onirico, aggiungendo inoltre un sentiero narrativo hard-boiled.
TWINKY DOO’S MAGIC WORLD narra di lontani arbusti infantili, che il presente non riesce a recidere.
Raffinata come una coppa di champagne ghiacciato, ecco la bellissima visione in bianco e nero di IDENTITY PARADE dello spagnolo Gerard Freixes Ribera. Un omaggio ai vecchi cari tempi della Hollywood in bianco e nero, dove con un lavoro di montaggio rivediamo in un ballo mascherato tanti volti e fisionomie artistiche che ci hanno appassionato.
BISMILLAH diretto dal nostro Alessandro Grande, parla invece dei forti dolori di stomaco di un adolescente tunisino, dell’affetto allarmato della di lui sorella e di come un processo di formazione emotiva ed esistenziale possa sviscerarsi attraverso le piccole cose.
Quando si è brutti, si è brutti! Ne sa qualcosa il povero gatto protagonista di UGLY di Nikita Diakur; un micio davvero poco attraente che deve muoversi in un ambiente crudamente inospitale. La redenzione avverrà attraverso una sorta di simbolica figura spirituale.
Egitto, terra di contrasti e di assortite agnizioni ben presenti in AGAINST MT WALL di Ahmed Fouad, significativo anche grazie ad un approccio registico antiretorico.
Di nuovo Italia sugli spalti mediante A CHRISTMAS CAROL di Luca Vecchi, dove uno straordinario e rude interprete quale Giorgio Colangeli reinventa da pari suo il genere angstersociologico; una storia di Natale dove i gingilli sono inequivocabilmente rosso sangue…
RETOUR di Pang-Chuan Huang utilizza la metafora del viaggio per raccontare una vicenda che continuamente impasta le reminiscenze passate con quelle attuali; vi è in questo lavoro di marca orientale una pregevole ricerca narrativa che coglie alla perfezione il senso della caducità degli zampilli umani.
Mai visti tanti horror come in questa edizione del Festival, e la cosa non può che renderci più che felici. Avete mai riso fino allo sfinimento davanti ad un vero e proprio bagno di sangue? Può succedere se a provocarlo è la giunonica e terribile moglie assassina di RIP della coppia Pintó e Casas. Un cortometraggio cattivissimo, caustico, semplicemente geniale nel suo dissacrare i riti funebri.
THURSDAY NIGHT arriva dal Portogallo ed è firmato da Gonçalo Almeida; una commovente parabola sul mondo animale, gestita da due cani che riescono a raccontarci una storia senza dialogo morbida come un piumino eppure così vivida nei suoi diaframmi esistenziali. Una compagine fondamentale quando si vuole accendere quella fiamma chiamata Cinema è la sonorizzazione; esistono veri e proprio maestri di quest’arte che procede di battito in battito per rendere a noi spettatori una fluida visione anche uditiva.
AWASARN SOUND MAN di Sorayos Prapapan giunge dalla Thailandia e contiene anche molti momenti sinceramente divertenti.
Conclusione molto dopo la mezzanotte con 9 PASOS della coppia Crespo Abril e Pérez. Dario Argento ha spesso parlato del suo atavico terrore nei confronti dei corridoi, specialmente
domestici; la paira che qualcosa ci aspetti “dall’altra parte”, può essere sensorialmente sconvolgente. Il padre ed il figlio protagonisti del cortometraggio in questione, vivranno un passaggio del testimone orripilante, e lo spettatore ne è palesemente coinvolto.
All’esterno del Teatro Miela l’aria è fresca ma non fredda, siamo sazi dopo cotante visioni, e in un soffio è ora di congedarsi.
Appuntamento a sabato sera, per le premiazioni e le avventure cinematografiche di rito![:en]

SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL conosce i suoi momenti più intensi, come sempre accade quando un torrente diventa mare e poi oceano. L’inclemenza di questa estate che passerà alla storia per la sua eccentricità, consiglia di passare la serata nella tranquilla ed ovattata sala del Teatro Miela.
La prolusione alle molte visioni è di quelle da ascrivere ai migliori momenti della storia del Festival. Presentato da Chiara Valenti Omero e da Maurizio Di Rienzo, ecco davanti al palcoscenico la simpatia e la creatività di Matteo Rovere. Un regista già consolidato, amico di Trieste, è giunto fin qui per ritirare il premio “Cinema del presente 2018”.
Venti minuti abbondanti di colloquio sulle cose di cinema, sui sentimenti di una persona ancora molto giovane ma con lo sguardo ben indirizzato verso le dinamiche artistiche odierne.
Semplicemente disarmante, poi, la quindicenne Sharon Caroccia, una stella cinematografica appena nata; la sua collaborazione al film IL CRATERE di Silvia Luzi e Luca Bellino è preziosa. Presente in sala, la co-regista Silvia Luzi non nasconde una sincera, più che simpatica emotività.
Un saluto generale, ed il buio ammaliante che precede la scaturigine cinematografica esige partecipazione.
Si parte con i tre cortometraggi non visionati durante la serata di tregenda di giovedì in piazza Verdi. Figurativamente molto forte e chiaramente ispirato al prologo di 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO di Stanley Kubrick, il cortometraggio tedesco SOG di Jonatan Schwenk, ha più di un motivo di interesse.
Alcuni personaggi che potrebbero essere talpe vivono in una grotta e sono testimoni di una particolare epidemia mortale di pesci; Animazione dal contenuto ecologico sottilmente inquietante.
Dalla mitologia greca, quella che come spesso abbiamo detto elegge a colonne portanti Eros e Thanatos, attinge la cineasta estone Laura Raud; un ragazzo ed una ragazza sono protagonisti di una storia d’amore dolcissima, ma l’ambiente esterno predispone sotto i loro piedi un territorio di pericolo incandescente.
Un regista italiano di talento quale Alessandro Rizzo, unisce i moduli del genere fiabesco a quelli dell’horror onirico, aggiungendo inoltre un sentiero narrativo hard-boiled.
TWINKY DOO’S MAGIC WORLD narra di lontani arbusti infantili, che il presente non riesce a recidere.
Raffinata come una coppa di champagne ghiacciato, ecco la bellissima visione in bianco e nero di IDENTITY PARADE dello spagnolo Gerard Freixes Ribera. Un omaggio ai vecchi cari tempi della Hollywood in bianco e nero, dove con un lavoro di montaggio rivediamo in un ballo mascherato tanti volti e fisionomie artistiche che ci hanno appassionato.
BISMILLAH diretto dal nostro Alessandro Grande, parla invece dei forti dolori di stomaco di un adolescente tunisino, dell’affetto allarmato della di lui sorella e di come un processo di formazione emotiva ed esistenziale possa sviscerarsi attraverso le piccole cose.
Quando si è brutti, si è brutti! Ne sa qualcosa il povero gatto protagonista di UGLY di Nikita Diakur; un micio davvero poco attraente che deve muoversi in un ambiente crudamente inospitale. La redenzione avverrà attraverso una sorta di simbolica figura spirituale.
Egitto, terra di contrasti e di assortite agnizioni ben presenti in AGAINST MT WALL di Ahmed Fouad, significativo anche grazie ad un approccio registico antiretorico.
Di nuovo Italia sugli spalti mediante A CHRISTMAS CAROL di Luca Vecchi, dove uno straordinario e rude interprete quale Giorgio Colangeli reinventa da pari suo il genere angstersociologico; una storia di Natale dove i gingilli sono inequivocabilmente rosso sangue…
RETOUR di Pang-Chuan Huang utilizza la metafora del viaggio per raccontare una vicenda che continuamente impasta le reminiscenze passate con quelle attuali; vi è in questo lavoro di marca orientale una pregevole ricerca narrativa che coglie alla perfezione il senso della caducità degli zampilli umani.
Mai visti tanti horror come in questa edizione del Festival, e la cosa non può che renderci più che felici. Avete mai riso fino allo sfinimento davanti ad un vero e proprio bagno di sangue? Può succedere se a provocarlo è la giunonica e terribile moglie assassina di RIP della coppia Pintó e Casas. Un cortometraggio cattivissimo, caustico, semplicemente geniale nel suo dissacrare i riti funebri.
THURSDAY NIGHT arriva dal Portogallo ed è firmato da Gonçalo Almeida; una commovente parabola sul mondo animale, gestita da due cani che riescono a raccontarci una storia senza dialogo morbida come un piumino eppure così vivida nei suoi diaframmi esistenziali. Una compagine fondamentale quando si vuole accendere quella fiamma chiamata Cinema è la sonorizzazione; esistono veri e proprio maestri di quest’arte che procede di battito in battito per rendere a noi spettatori una fluida visione anche uditiva.
AWASARN SOUND MAN di Sorayos Prapapan giunge dalla Thailandia e contiene anche molti momenti sinceramente divertenti.
Conclusione molto dopo la mezzanotte con 9 PASOS della coppia Crespo Abril e Pérez. Dario Argento ha spesso parlato del suo atavico terrore nei confronti dei corridoi, specialmente
domestici; la paira che qualcosa ci aspetti “dall’altra parte”, può essere sensorialmente sconvolgente. Il padre ed il figlio protagonisti del cortometraggio in questione, vivranno un passaggio del testimone orripilante, e lo spettatore ne è palesemente coinvolto.
All’esterno del Teatro Miela l’aria è fresca ma non fredda, siamo sazi dopo cotante visioni, e in un soffio è ora di congedarsi.
Appuntamento a sabato sera, per le premiazioni e le avventure cinematografiche di rito!

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Diario di Bordo – Day 07

[:it]

Uragano su Piazza Verdi: stavolta il caldo soffocante ha schierato le sue carte da gioco più cattive,il banco  salta ed anche le sedie diventano ballerine impazzite che soccombono al putiferio creato da grandine e  pioggia. 

Uno scenario da panico scoccato verso le ventitré, e quindi quello che segue è il racconto della serata prima degli accadimenti acquatici. 

Presentazione semplice e simpatica ad opera di Francesco Ruzzier, poi sullo schermo irrompono le  immagini orientali di WISH firmato da una giovane autrice, Ting – An – Liu. 

Una sorta di confronto temporale e sociale su quello che è moderno e quello che è antico, raccontato con  perizia. 

L’asticella della suspense viene tenuta costantemente alta dal cortometraggio seguente, GAZE del regista  iraniano Farnoosh Samadi. 

Dentro un microcosmo urbano avaro di emozioni positive, una donna dallo sguardo triste torna a casa dalla  figlia, di sera dopo una dura giornata lavorativa. 

Sull’autobus, però, un giovane dall’aria disperata sottrae il portafoglio ad un distratto viaggiatore , e la  donna testimone smaschera il malvivente. 

I minuti seguenti, giocati con maestria registica rimarchevole, hanno il sapore freddo della paura, quella che  la donna prova nei confronti del giovane ladro, desideroso di vendicarsi di lei. 

Proviene dal Belgio, invece, COCON di Sarah Lederman: un personaggio dalla barba rossa, intorno a lui una  dimora di stampo antico, echeggiante ricordi , dove la Memoria trasmette nostalgia e senso del perduto. 

Un ‘opera sottile come un giunco ,senza parti recitate di sorta, un muto acquario dalle pareti di vetro  gotico. 

L’integrazione tra popoli e culture diverse è tema disperatamente attuale, ferita continuamente aperta  dove qualcuno si ostina pervicacemente a gettare del sale. 

IL LEGIONARIO di Hleb Papou è la storia di un massiccio ragazzo di colore, agente del reparto mobile della  Polizia di Stato. 

Nel suo cammino esistenziale piomba come un fulmine la necessità di obbedire ad un ordine di sgombero  che coinvolge proprio la sua famiglia. Un cortometraggio a tinte forti, impreziosito dalla vivida fotografia di  Felix Burnier. 

Fin dai tempi dello storico LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO (regia di Elio Petri, 1971) , la tematica dello  sfruttamento dei lavoratori ispira fattivamente cineasti ed autori . 

MATRIA di Alvaro Gago porta sullo schermo il viso sgualcito di una donna che ha già conosciuto tutto il  brutto della vita… molta tristezza, più che comprensibile in un contesto grigio di ferro e metallo. 

Ognuno di noi serba il ricordo di un campeggio o di una colonia estiva, momento di aggregazione e di  scoperta.

Diretto dalla coppia Aubry – Jacob, UN JOUR EN COLONIE omaggia un vecchio campo estivo francese,  scegliendo l’originale vasca narrativa del Suono come serbatoio immaginifico. 

Poco prima dell’ecatombe temporalesca di cui sopra, arrivano le inquietanti immagini di MARE NOSTRUM,  firmato dal duo Kazkaz – Khalaf. 

Un padre, una figlia, un percorso di mare celeste a perdita d’occhio, eppure non c’è nulla di turistico né di  vacanziero, sta per succedere qualcosa di autenticamente terribile… 

Chi di voi ha letto il bellissimo libro LO STRANIERO di Albert Camus conosce bene l’atmosfera allucinata  eppure potentemente reale di queste storie di terra e di mare, dove il pericolo serpeggia cattivo. 

Gonfio di nuvole minacciosamente rossastre, il cielo sopra Piazza Verdi diventa un killer munito di saette e  fulmini, bisogna fare fagotto ed è tutto uno scappar via mentre le strade si irrorano di pioggia battente. 

Il resto della cronaca , speriamo meno…bagnata, alla prossima puntata. 

Appuntamento a venerdì sera.- [:]

Diario di Bordo – Day 06

[:it]

Soltanto chi ama il gusto della paura e lo distilla come un nettare prelibato può capire completamente il fascino del cinema horror. Lo spavento è una bevanda che va bevuta calda, una di quelle sensazioni che devono essere colte aprioristicamente.
Il Cinema di genere ha ottenuto in questi ultimi anni un riscontro inaspettato, la sua forza eversiva è cresciuta grazie anche al lavoro ininterrotto di riviste come NOCTURNO, che da fanzines sono riuscite a diventare vere e proprie piattaforme intellettuali e creative. Assolatissimo pomeriggio in piazza della Borsa ed ecco arrivare Antonio Manetti dei Manetti Bros, vere e proprie icone del campo cinefilo in questione, passati dal circuito underground a quello di largo consenso popolare. L’incontro con il regista permette una ricognizione sincera e informale sui modi e sulle mode, sulle insidie e le attrattive del mondo del Cinema affrontato da chi deve quotidianamente coglierne le istanze.
I Manetti hanno iniziato, come tutti, da spettatori, anche dai film di Bud Spencer e Terence Hill, poi, la loro inventiva ha trovato il supporto del compianto produttore Luciano Martino. Da allora, dopo la sorprendente rivelazione di ZORA LA VAMPIRA, è stata tutta una pregevole escalation di successi e consacrazioni artistiche.
Dopo più di un’ora e mezza di colloquio, e mentre turisti e cittadini locali si confondono nella passeggiata attraverso Corso Italia, non rimane che il tempo di arrivare in piazza Verdi.
Il giardino delle visioni ci porta subito un fiore prezioso, quello rappresentato dal cortometraggio sociale I TRE USI DEL COMPASSO, a firma di Ivan Gergolet.
Un lavoro accorto e struggente di marcatura sociale, dove la diversità doppia di una ragazza che non vuol più parlare dopo la morte del fratello, si unisce a quella di un compagno di scuola non vedente. Ammirevole la fattura rispettosa e, nel contempo, partecipe di una tematica che coinvolge a vari livelli tutti noi. Girato a Monfalcone con la collaborazione delle strutture didattiche della cittadina, il cortometraggio ha riscosso un plauso popolare in piazza davvero rimarchevole.
Una tavola calda che fa anche servizio notturno situata a Leeds, un posto dove mangiare un boccone come tantissimi altri. Qui, però, lavora e manovra ogni cosa un giamaicano con la vocazione della poesia, a cui gli avventori regalano attimi di sincera attenzione nel sentirlo declamare. STAN di Ben G.Brown ci racconta il senso della vita attraverso il diaframma sonoro semplice di una persona tra le persone.
Ancora atmosfere notturne, automobili severe che sfrecciano e neon invadenti, per il corto A GENTLE NIGHT di Yang Qiu; si racconta della ricerca angosciosa di una diciannovenne scomparsa da parte dei genitori, della freddezza degli astanti e di come tutto conduca ad un “Deserto dei Tartari” dei sentimenti.
Avete mai pensato di umanizzare le lancette del vostro orologio? Sembra una domanda intinta nell’assurdo e nel nonsense. Invece, è quanto succede nel sagace cortometraggio di animazione SEGUNDITO di Roberto Valle. Nutrito di sano umorismo iberico, il regista compone due minuti di simpatica assurdità, molto apprezzata dal pubblico.
Una spiaggia, un mare incredibilmente azzurro ed un cane randagio che gioca con le onde e scambia momenti di affetto con una ragazza reduce della perdita del bambino che portava in grembo… immerso in un clima malinconico e quasi avulso dalle scansioni temporali, è un lavoro che ci emoziona e ci trascina.  Tutto questo accade nel cortometraggio DENIZ SUYU ICEN IT, di Murad Abiyev.
Il rapporto tra l’uomo e la morte non conosce soste creative proprio per il peso specifico della materia in questione. Argomento e tormento “principe” di qualsiasi generazione umana.
Proveniente dalla Colombia, LA JUNGLA TE CONOCE MEJOR QUE TU MISMO, a firma di Juanita Onzaga, incorpora, oltretutto, il tema della Natura come grande punitrice o forza salvifica.
Un ristorante, molte pietanze prelibate sul tavolo, ed un clima da opulenta eleganza, interrotta dall’arrivo di un gigantesco commensale. Nel cortometraggio di animazione francese L’OGRE di Laurène Braibant, i protagonisti sono un orco e le sue grottesche avventure gastronomiche, molto ben stilizzate.
Chiunque di voi abbia mai visto un film di Guillermo Del Toro conosce quel modo vagamente malsano, visionario, e disturbante di raccontare il mondo animale, unendovi le griglie della cucina (metaforica) umana. HEYVAN di Bahram e Bahman Ark è, inoltre, una storia di passaggio di frontiera dal drammatico e terribile epilogo.
Germania cinematografica, di quella rude e iperreale, che non concede sconti per KLEPTOMAMI di Pola Beck; non soltanto una selvaggia satira sulla maternità, ma anche una sorpresa continua per lo spettatore, che si ritrova continui cambi ipertestuali.
SUB TERRAE della spagnola Nayra Sanz Fuentes merita un riconoscimento sincero per l’originalità del suo assunto, e, persino, per le acrobazie della sua semovente macchina da presa; le cornacchie ed i corvi, fluttuanti nel cielo immoto, diventano un codice figurativo.
Di nuovo una spiaggia bellissima come location eletta per la sconcertante vicenda di PEDRO, proveniente dal Portogallo, siglato dalla coppia Santos-Leao. Una storia di relazione omosessuale che cela anche altri reconditi significati. Sul bianco abbacinante di questa sabbia, molto estiva e quindi in linea con il clima, lo schermo saluta il proprio attento pubblico.
Qualcuno, al molo Audace, s’attarda a suonare la chitarra ed una ragazza si asciuga i capelli ancora bagnati di salsedine: immagini rubate a tarda sera, istantanee al gusto di melograno e di fragola, come il flûte abbandonato su una panchina davanti a noi.
Appuntamento a giovedì sera.

[:en]Soltanto chi ama il gusto della paura e lo distilla come un nettare prelibato può capire completamente il fascino del cinema horror. Lo spavento è una bevanda che va bevuta calda, una di quelle sensazioni che devono essere colte aprioristicamente.
Il Cinema di genere ha ottenuto in questi ultimi anni un riscontro inaspettato, la sua forza eversiva è cresciuta grazie anche al lavoro ininterrotto di riviste come NOCTURNO, che da fanzines sono riuscite a diventare vere e proprie piattaforme intellettuali e creative. Assolatissimo pomeriggio in piazza della Borsa ed ecco arrivare Antonio Manetti dei Manetti Bros, vere e proprie icone del campo cinefilo in questione, passati dal circuito underground a quello di largo consenso popolare. L’incontro con il regista permette una ricognizione sincera e informale sui modi e sulle mode, sulle insidie e le attrattive del mondo del Cinema affrontato da chi deve quotidianamente coglierne le istanze.
I Manetti hanno iniziato, come tutti, da spettatori, anche dai film di Bud Spencer e Terence Hill, poi, la loro inventiva ha trovato il supporto del compianto produttore Luciano Martino. Da allora, dopo la sorprendente rivelazione di ZORA LA VAMPIRA, è stata tutta una pregevole escalation di successi e consacrazioni artistiche.
Dopo più di un’ora e mezza di colloquio, e mentre turisti e cittadini locali si confondono nella passeggiata attraverso Corso Italia, non rimane che il tempo di arrivare in piazza Verdi.
Il giardino delle visioni ci porta subito un fiore prezioso, quello rappresentato dal cortometraggio sociale I TRE USI DEL COMPASSO, a firma di Ivan Gergolet.
Un lavoro accorto e struggente di marcatura sociale, dove la diversità doppia di una ragazza che non vuol più parlare dopo la morte del fratello, si unisce a quella di un compagno di scuola non vedente. Ammirevole la fattura rispettosa e, nel contempo, partecipe di una tematica che coinvolge a vari livelli tutti noi. Girato a Monfalcone con la collaborazione delle strutture didattiche della cittadina, il cortometraggio ha riscosso un plauso popolare in piazza davvero rimarchevole.
Una tavola calda che fa anche servizio notturno situata a Leeds, un posto dove mangiare un boccone come tantissimi altri. Qui, però, lavora e manovra ogni cosa un giamaicano con la vocazione della poesia, a cui gli avventori regalano attimi di sincera attenzione nel sentirlo declamare. STAN di Ben G.Brown ci racconta il senso della vita attraverso il diaframma sonoro semplice di una persona tra le persone.
Ancora atmosfere notturne, automobili severe che sfrecciano e neon invadenti, per il corto A GENTLE NIGHT di Yang Qiu; si racconta della ricerca angosciosa di una diciannovenne scomparsa da parte dei genitori, della freddezza degli astanti e di come tutto conduca ad un “Deserto dei Tartari” dei sentimenti.
Avete mai pensato di umanizzare le lancette del vostro orologio? Sembra una domanda intinta nell’assurdo e nel nonsense. Invece, è quanto succede nel sagace cortometraggio di animazione SEGUNDITO di Roberto Valle. Nutrito di sano umorismo iberico, il regista compone due minuti di simpatica assurdità, molto apprezzata dal pubblico.
Una spiaggia, un mare incredibilmente azzurro ed un cane randagio che gioca con le onde e scambia momenti di affetto con una ragazza reduce della perdita del bambino che portava in grembo… immerso in un clima malinconico e quasi avulso dalle scansioni temporali, è un lavoro che ci emoziona e ci trascina.  Tutto questo accade nel cortometraggio DENIZ SUYU ICEN IT, di Murad Abiyev.
Il rapporto tra l’uomo e la morte non conosce soste creative proprio per il peso specifico della materia in questione. Argomento e tormento “principe” di qualsiasi generazione umana.
Proveniente dalla Colombia, LA JUNGLA TE CONOCE MEJOR QUE TU MISMO, a firma di Juanita Onzaga, incorpora, oltretutto, il tema della Natura come grande punitrice o forza salvifica.
Un ristorante, molte pietanze prelibate sul tavolo, ed un clima da opulenta eleganza, interrotta dall’arrivo di un gigantesco commensale. Nel cortometraggio di animazione francese L’OGRE di Laurène Braibant, i protagonisti sono un orco e le sue grottesche avventure gastronomiche, molto ben stilizzate.
Chiunque di voi abbia mai visto un film di Guillermo Del Toro conosce quel modo vagamente malsano, visionario, e disturbante di raccontare il mondo animale, unendovi le griglie della cucina (metaforica) umana. HEYVAN di Bahram e Bahman Ark è, inoltre, una storia di passaggio di frontiera dal drammatico e terribile epilogo.
Germania cinematografica, di quella rude e iperreale, che non concede sconti per KLEPTOMAMI di Pola Beck; non soltanto una selvaggia satira sulla maternità, ma anche una sorpresa continua per lo spettatore, che si ritrova continui cambi ipertestuali.
SUB TERRAE della spagnola Nayra Sanz Fuentes merita un riconoscimento sincero per l’originalità del suo assunto, e, persino, per le acrobazie della sua semovente macchina da presa; le cornacchie ed i corvi, fluttuanti nel cielo immoto, diventano un codice figurativo.
Di nuovo una spiaggia bellissima come location eletta per la sconcertante vicenda di PEDRO, proveniente dal Portogallo, siglato dalla coppia Santos-Leao. Una storia di relazione omosessuale che cela anche altri reconditi significati. Sul bianco abbacinante di questa sabbia, molto estiva e quindi in linea con il clima, lo schermo saluta il proprio attento pubblico.
Qualcuno, al molo Audace, s’attarda a suonare la chitarra ed una ragazza si asciuga i capelli ancora bagnati di salsedine: immagini rubate a tarda sera, istantanee al gusto di melograno e di fragola, come il flûte abbandonato su una panchina davanti a noi.
Appuntamento a giovedì sera.[:]

Diario di Bordo – Day 05

Straordinaria, incredibile capacità del Cinema… afferra mente e corpo senza possibilità di scampo, ci trasporta in castelli di zucchero filato o dentro paludi tropicali da incubo tribale.
Gioca, in definitiva , con il subconscio di tutti noi, complici e muti partecipanti al Grande Rito.
Serata davvero molto calda in Piazza Verdi, ventagli color vermiglio in azione e bottigliette d’acqua fresca sulle labbra vinte dall’arsura.
Le proiezioni iniziano all’insegna dell’adorazione sportiva più disarmante, quella che sopporta prove fisiche massacranti e lacrime disperate.
DEAR BASKETBALL dello statunitense Dien Keane si concentra su questo argomento, ma come spesso accade sussiste un sottotesto che apre altri cancelli narrativi.
Molta suspense e recondite atmosfere nel seguente AUDIOPHILE firmato Emanuele Biasiol; un uomo insegue una voce femminile nel perimetro del suo caseggiato, ma la fonte del suono – o del rumore – o della frequenza sembra sfuggire, negarsi, intingere nell’inchiostro simpatico la propria identità…
Passano sullo schermo, poi, le tenere ed agresti immagini del cortometraggio d’animazione AU REVOIR BALTHAZAR. Siamo di fronte ad un lavoro svizzero quasi debitore a Milne ed al suo orsacchiotto Winnie The Pooh, soprattutto nel tratteggio partecipe degli animali , in questo caso un adorabile spaventapasseri. Dirige Rafael Sommerhalder.
SALTA arriva dal Venezuela, sembrerebbe a tutta prima una semplice storia di formazione , invece a sgorgare sono gli immensi gorghi dei sentimenti femminili, copiosi e inarrestabili. Dirige una lei, la sensibile ed accorta Marianne Amelinckx.
ISOS IMAI EGÓ ci viene invece consegnato, versione celluloide, dal regista Dimitris Simou, un sogno ad occhi aperti che parla di un nonno e di un nipote, del loro rapporto quasi gemellare e simbiotico. Fa capolino una non – rassegnazione alla fine, di pregevole fattura.
Gustiamo poi, con totale e divertita partecipazione, il sogno cinematografico dei due improbabili film maker al centro di CANI DI RAZZA, diretto da Riccardo Antonaroli e Matteo Nicoletta.
Un lavoro perfido e caustico, che oltre a satireggiare Cinecittà ed i suoi miti di cartapesta introduce con misura il tema della disabilità in un contesto da commedia rosa.
Tutt’altra materia è quella composta dal belga Nicolas Fang, autore con YIN di un mondo in bianco e nero d’animazione popolato da mostri, ove un certo gusto per la mitologia diventa cifra descrittiva. Bello ed evocativo.
Un plauso speciale per il termometro drammatico – decisamente puntato verso alte temperature di PANGREH del regista indonesiano Harvan Augustriansyah. In un deserto di fuoco una compagine di disperati lotta ripetutamente, trascinata da una parte e dall’altra da due altrettanto disperati autisti. Violenza e passione, nel medesimo bicchiere.
Uno spazio aperto e vagamente inquietante – il terminal 4 dell’aeroporto di Madrid – fa da location alla solitudine ed ai giochi labirintici dell’inconscio di NO – ESPACIO diretto da Julia Mas Alcaraz, che sembra omaggiare Peter Weir e le sue dimensioni claustrofobiche.
212 prende invece in esame quello spicchio di umanità senile che raccoglie dentro sé tutte le fragilità del mondo. Una casa di riposo, un decesso improvviso, le reazioni a volte incomprensibili e ridicole di fronte alla morte. Regia di Boaz Frankel.
Poi, per forza di cose, tutto deve tornare come prima…
Conclusione molto più leggera con il cartoon FLOWER FOUND! Presentato da Jorn Leeuwerink, racconto di tanti simpatici animaletti in spedizione tra i boschi. La loro ricerca di un agognato fiore si concluderà in una beffarda, macabra maniera.
Biondissime e probabilmente straniere, alcune ragazze bevono un cocktail compiaciute, una serata al cinema è anche questo…
Appuntamento a mercoledì sera!

Diario di Bordo – Day 04

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In un film molto bello e sottovalutato, “All’ultimo respiro”(1983, regia di Jim Mc Bride) Richard Gere in una  rivendita di giornali aperta anche di notte, a Los Angeles, litiga con un ragazzino munito di skateboard. 

La materia del contendere è il valore morale di Silver Surfer, araldo delle stelle e personaggio della Marvel  Comics; poetica e commovente, la scena è anche un grande omaggio al mondo colorato e denso di  significati del Fumetto. 

SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL si fa partecipe di questa realtà culturale attraverso 24H SHORTS  COMICS MARATHON, la maratona del fumetto che attraverso ventiquattro ore non stop permette ai più  avventurosi di concretizzare un proprio fumetto, dallo story board al risultato grafico finale. 

Una formidabile iniziativa, completata dalla giuria che allinea Filippo Mazzarella, Lorenzo PK Pastrovicchio e  Sio. 

Mentre proseguono nelle vellutate sale del Cinema Ariston le proiezioni della sezione NUOVE IMPRONTE,  eccoci in Piazza Verdi dove un giovane neolaureato travestito da Joker festeggia, in modo un po’ rumoroso,  il proprio successo didattico, creando una sorta di spettacolo nello spettacolo. 

Veloci e simpatiche presentazioni a cura di Chiara Valenti Omero e Feancesco Ruzzier, e lo schermo è in  posizione di sparo, pronto ad ipnotizzarci con immagini e sequenze provenienti da tutto il mondo. 

Si parte subito bene con l’animazione firmata da Daniela Leitnen, talentuosa regista austriaca. 

NACHSAISON racconta di una coppia molto più che anziana, assisa in una spiaggia, quasi persa in una  propria catarsi… ma ecco profilarsi un granchio prodigioso, capace di trasformare il tutto in una danza  messicana, metafora di una Vita che non si arrende. 

Veramente emozionante, gravido di significati morali, il seguente MURCIELAGOS a firma Felipe Viloches,  che narra della Nazionale Argentina di Calcio dei non vedenti. 

Sciolta in una luce prima sfocata poi vivida, sottolineata dalle voci narranti dei protagonisti, la vicenda  coglie ogni aspetto del disagio dei disabili, ma anche l’arcobaleno orgoglioso del loro non arrendersi. 

Siamo poi, istintivamente e naturalmente, partecipi della fibrillazione angosciosa del giovane soldato di  SHEVA DAKOT, battente bandiera israeliana e firmato Assaf Machnes. 

Per lui sette minuti sono fondamentali, una spirale di tempo che gli si attorciglia addosso come un serpente  a sonagli. 

Fulminanti, invece, i due minuti – due pensati dalla coppia Boutry – Chaufourier per RENDEZ – VOUS ,la  definiremmo una scintilla gotica , un giovane uomo ed il suo confronto con l’Arcano. 

A DROWNING MAN promuove invece una materia ostica, i toni si fanno più aspri ed il processo di  immedesimazione tra spettatori e personaggi è puntuale, segno di una accurata sceneggiatura drammatica. 

Si tratta di una coproduzione tra Grecia, Inghilterra e Danimarca, dietro la macchina da presa Mahdi Fleifel. 

Immaginate, adesso, di essere attorno ai vent’anni e di avere una mamma che vi somministra pranzo e  cena solo ed esclusivamente patate.

Normale, più che logico diremmo, agognare ad una bella pizza, coloratissima ed abbondantemente farcita. Non sarà facile ottenere tale delizia gastronomica, come ci spiega Teemu Nikki nel suo ilare FANTASIA. 

Alain Parrani è invece un autore italiano, ed il suo cortometraggio ADAVEDE contiene più di un elemento di  interesse. 

Immersa in una dimensione allucinata, quasi da liquido amniotico, da narcolessia addirittura, la sua storia  giovanile ci trasporta in un clima di abbandono, a cui fanno buon servizio i volenterosi interpreti. 

LES MIRABLES, ambientato a Parigi, si prende carico di un tema incandescente, i soprusi di talune autorità  nei confronti dei negletti e dei piccoli criminali, soprattutto se di colore. 

Scene forti e violenza suburbana a cura del regista Ladj Ly. 

Ci si rilassa poi addentrandosi nel mondo soffuso e fiabesco di KOTU KIZ, dove una bambina turca vive la  sua tenera età tra spaventi ed incanti, mostri ed orsacchiotti. 

Cortometraggio d’animazione morbidissimo, diretto da Ayge Kartal. 

Il genere horror – con tutte le sue filiere e diramazioni – è molto ben rappresentato da questa edizione del  nostro Festival, che presto ospiterà i Manetti Brothers. 

Nel frattempo, ci gustiamo la vicenda ambientata in montagna e diretta dall’autrice serba Jovana  Avramovic., vale a dire TISINA. 

Una sensibile regista, che ha molto ben presente il connubio Eros e Thanatos…. 

Una scintillante luce notturna scende su Piazza Verdi, e in men che non si dica è l’ora del congedo. Appuntamento a martedì sera…. [:]

Diario di Bordo – Day 03

Veloce come una freccia siderale, SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL prosegue il suo percorso multimediale tra belle proiezioni ed altrettanto emozionanti momenti di approfondimento. Stiamo vivendo una curiosa, eccentrica estate che scioglie il vento caldo in rovesci acquatici improvvisi, uno scenario in continua evoluzione.
Stavolta le proiezioni si svolgono al chiuso, proprio per le ragioni sopra elencate.
Eccoci dunque al Teatro Miela , poltroncine rosse come le guance tonalità mela degli spettatori accaldati.

L’ufologia, che straordinaria passione… vere e proprie corporazioni di individui nel mondo nutrono una fede cieca nei confronti di tale misteriosa materia. ALONE, NATURALLY della regista spagnola Elena Miravitles ironizza con sagacia su alieni e speranze umane nei loro confronti , ed il pubblico sedotto dalla colorata ironia, si concede una lunga risata liberatoria.
Ancora ilarità a piene mani con le tribolazioni canore del simpaticissimo zingaro protagonista di RINGO ROCKET STAR AND HIS SONG FOR YURI GAGARIN , firmato dalla coppia Nujens – Bassi. Geniale nella ricostruzione grottesca di un ambiente nomade tendente al kitsch, il cortometraggio si avvale di un baffuto, irresistibile eroe naif.
Ambiente clericale silente, un monastero tutto al femminile dove anche un normale pranzo tra consorelle può nascondere divertenti sorprese. Succede in ARTEM SILENDI del francese Frank Yahau , sette minuti peccaminosi.
Veramente ammirevole, per forza evocativa ed originalità del soggetto, il seguente HOISSURU del film maker spagnolo Armand Rovira. Una ragazza, perseguitata da un costante dolore uditivo, una vera e propria frequenza sonora nella testa, analizza scientificamente l’origine del male, ed è un vero e proprio tunnel esistenziale che si dipana davanti a noi.
L’atmosfera collettiva si ricolloca su modalità più rilassate grazie a CATHERINE proveniente dal Belgio e diretto da Britt Raes. Si tratta della beffarda storia di una bambina che porta sfortuna a tutti gli animali domestici che possiede.
Un cortometraggio d’animazione, dove si ride e si rimane ammaliati da momenti di celeste poesia. Umorismo nero di marca francese, invece, con la strana vicenda in ambiente chiuso pensata da Sacho Barbin per il suo ORDALIE : il sapore del delitto e dell’espiazione, una elegante mistery tale. Francamente spassosa, come la consumazione di un buon bicchiere di Barbera quando se ne ha la voglia, la storia della mucca irremovibile ,nel tinello domestico di una famiglia che abita al quattordicesimo piano.
Il pubblico ride ininterrottamente, segno che MILK di Daria Vlasova ha colpito nel segno.
Conclusione all’insegna del più stretto rigore formale grazie a LA GABBIA della nostra Caterina Ferrari , cupa vicenda di combattimenti corpo a corpo , di pugni e di umiliazione.
Dietro a questa storia , c’è una convincente riflessione sulla compagine umana, cruda e toccante.
Ventitrè e cinquanta precise, fuori non piove ma qualcuno si attarda a dialogare, a prolungare attraverso il dialogo questa magia chiamata cinema.
Appuntamento a Lunedì sera.

Diario di Bordo – Day 02

“Cosa succede in città?” Si chiedeva Vasco Rossi con la sua voce di miele bruciato in una canzone di qualche anno fa; succedono moltissime cose, soprattutto all’interno del nostro Festival che è stato salutato fin da subito da un collettivo abbraccio popolare.

Una serata di quelle indefinite a livello meteorologico, e, soprattutto, la spiazzante e bellissima atmosfera degli spettatori, così numerosi nel loro amalgamarsi con quelli provenienti dal Teatro Verdi. Una marea umana che porta colore e sapore, e ci ricorda che la condivisione è un valore aggiunto al quale è un peccato sottrarsi.

Dietro il drappo rosso della prima proiezione, c’è un vecchio amico di SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, vale a dire Diego Cenetiempo, film maker giovane ma già attento alle tematiche sociali più spinose. 2 PENNELLATE ci introduce in un ambiente ospedaliero dove la quotidianità è intrisa di bocconi amari e di continui spasimi emotivi, specialmente quando è un’infermiera a viverli sulla propria pelle, laddove l’epidermide raccoglie lo zucchero e il sale della vita. La vita, appunto, un diamante unico ed insostituibile che brilla al di là di ogni età, situazione anagrafica, depressione, vincolo morale; una splendida prova narrativa palesemente apprezzata dagli astanti.

Chiunque ami l’ambiente agonistico che attiene al nuoto ed alle sue istanze, saprà cogliere lo spirito fortemente dissacratorio di HOPPTORNET degli autori svedesi Danielson-Von Aertyck. Quasi una tangenziale thriller circoscritta ad una piattaforma sotto l’acqua, ma anche lo spasimo psicologico di chi deve affrontare una discesa non solo fisica. Sapiente l’uso del montaggio, la definiremmo una meridiana delle emozioni a tutto vantaggio della fruizione visiva.

Ecco, quindi, le straordinarie e geniali invenzioni figurative presentate da Aeddan Sussex, britannico fino alla punta dei calzini della sua sagace satira. Siamo in un improbabile ospedale infantile, dove tutti cantano e ballano intorno al tavolo dove vive POTTY THE PLANT, una verdissima creatura vegetale dai sentimenti umani, somigliante alla storica rana Kermit del Muppet Show. Ad un certo punto, la vicenda perde ogni inibizione in una sorta di omaggio palese al THE ROCKY HORROR PICTURE SHOW, irridendo il terrore, il sesso, le convenzioni con un linguaggio a volte vietato ai minori. Viviamo in un’epoca di comunicazione, dove ogni scintilla verbale deve essere collocata nella sua giusta orbita, e, soprattutto, dove gli interlocutori devono interagire polverizzando le tempistiche e le distanze.

Figuratevi come può essere accettato in società un giovane e spaurito individuo che verbalizza un linguaggio tutto suo… Succede in WAVE del cineasta irlandese Benjamin Cleary, che colloca la sua macchina da presa come un pungiglione sociale.

JE NE VEUX PAS MOURIR della coppia Loi-Mangiasciutti si confronta, invece, con tematiche esistenziali ed è un passo in avanti nella descrizione dell’ineluttabile.

Mentre la compagine sportiva è alle prese con la comprensione di questi strani mondiali 2018, è quanto mai attuale la parabola del bambino innamorato del calcio, e, di conseguenza, anelante a possedere un pallone tutto suo. In realtà, l’autore greco Faidon Gkretsikos prende a pretesto la metafora calcistica per raccontarci uno spaccato sociale, il frutto amaro dell’incomprensione tra adulti e minori, il bisogno di aggrapparsi ad un sogno collettivo. Titolo del cortometraggio: BRAZUCA.

Buona parte del patrimonio cinematografico del cinema muto costituisce ancora oggi un punto di riferimento per gli autori, basti pensare a Charlie Chaplin e Buster Keaton. IL POLLO ERMANNO è un elegante omaggio del regista Stefano Lalla a quelle atmosfere senza parole, a quelle risate semplici ed importantissime che hanno rappresentato una linfa primigenea di quella meravigliosa creatura chiamata Cinema.

Proviene dagli Stati Uniti THREE RED SWEATERS dell’autrice Marta Gregory, quasi una macchina del tempo versione celluloide, elegante e sinuosa, condotta con maestria.

Caricaturale nella migliore accezione del termine, la satira di animazione BLACK HOLES dell’autore americano Meat Dept, che sembra una versione onirica di SPACE COWBOYS con Clint Eastwood; qui, signori, si parla di viaggi sulla luna e sembra quasi di rivedere lo storico astronauta Armstrong con la sua parlata Yankee e l’aspetto da American Hero. Semplicemente delizioso.

Siamo decisamente in un altro pianeta quando assistiamo al pericoloso dialogo tra quella che sembra essere una prostituta ed un suo potenziale cliente; attraverso uno scambio di battute a dir poco licenziose, veniamo condotti mediante un filo di Arianna psicologico ad una sconcertante verità. L’opera arriva dalla Spagna ed è firmata Hammudi Al-Rahmoun Font.

Sibilla D’Eramo è stata la prima scrittrice apertamente femminista in Italia, quando queste cose non si dicevano né, tantomeno, veniva apprezzate.

Se ne avete il tempo, andate a recuperare il suo meraviglioso libro UNA DONNA, primo seme di un germoglio destinato a perdurare.

Pensavo a tutto questo durante i diciannove minuti di EDGE OF ALCHEMY di Stacey Steers, il risultato: ben 6000 collage fatti a mano, tutti inerenti al mondo femminile, con un’eleganza ormai rara in un mondo di rumori.

Quando le proiezioni si concludono, è scoccata da poco la mezzanotte, non spuntano carrozze né Cenerentole, ma alcune ritardatarie dal Foyeur del Teatro Verdi, che sembrano gareggiare per bellezza delle sete indossate.

Qualcuno alza i calici verso il cielo, lo consideriamo un messaggio ben augurante, e che il medesimo cielo ci sia propizio nelle serate a venire.

Appuntamento a domenica sera.

Diario di Bordo – Day 01

Madrid, la Plaza de Toros, la crudeltà gratuita sotto gli occhi degli spettatori;  oppure Londra, il vortice umano di Trafalgar Square; od ancora Roma, il lancinante confronto tra il glamour di Via Veneto e la periferia desolata di Porta Furba. Il Cinema permette di viaggiare ovunque senza spostarsi dal perimetro della propria poltrona. Il Cinema è la missione ed il compito quotidiano di SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, giunto con orgoglio alla sua diciannovesima edizione. Conferenza stampa al Caffè San Marco venerdì 22 giugno, giornata di pioggia ma all’interno dello storico locale tutto sa di Storia, arabeschi e stucchi compresi.

Un altro venerdì importante è quello del 29 giugno, apertura ufficiale di una manifestazione quanto mai ricca di eventi e di momenti di incontro.

Lo schermo si accende su un tunnel caleidoscopico e coloratissimo: la parabola della formica errante di OVERRUN della coppia Ropars-Derory e un’occasione straordinariamente puntuale; ci porta infatti ad una riflessione doppia sul genere animale e su quello umano.

Nicola Sarcinelli è invece l’autore del dramma marino MOBY DICK, che si avvale di un’interpretazione quasi muta di Katia Smuniak, e ci parla di appartenenza e di immigrazione in un climax costantemente serrato.

Contesto sociale degradato, un mondo di giovani uomini di colore che sostituiscono la figura del padre con quella del fratello, poi basta un soffio e l’equilibrio conquistato viene annullato dalla polvere da sparo; tematiche ben rese sullo schermo da Ben Holman per il suo THE GOOD FIGHT.

I francesi, che tipi! esiste sempre nel loro narrare quel senso di snobismo caustico e corrosivo, che li porta ad analizzare con perfidia pregi e difetti. La coppia Castréra-Ravach dice la sua con JUSTICE, che si avvale anche di un non comune lavoro di montaggio. Una storia d’amore vive di sussulti e di spasimi, e nel bello e nell’atroce trova un suo spazio comportamentale; la coppia di FOREVER NOW è immortalata in mille momenti piccoli e grandi, lenzuola gonfie di pianto e particelle di felicità.

Dirige Kristian Haskjold, che proviene dalla Danimarca. Alla Francia va ascritto anche un senso visivo corrosivo e rosa- shocking ben rappresentato da BELLE A CROQUER di Axel Courtière, che sembra omaggiare certi artisti variopinti come Plastic Bertrand; qui a farci ridere sono dei personaggi impegnati in improbabili contatti amorosi.

Quanto si può sbagliare dietro la macchina da presa, quali sono gli errori od addirittura gli orrori in agguato dietro ai vicoli della narrazione? Attraverso un germogliante gioco di brevi scene esprime qualcosa in merito l’argentino Porta con il suo PEQUEÑO MANIFIESTO EN CONTRA DEL CINE SOLEMNE.

On the beach, cantava tanti anni fa il pregevole cantautore australiano Chris Rea, ed in effetti di avventure estive sulla spiaggia ne capitano svariate. Nei due minuti d’animazione NIK SUMMER # 1 di  Oscar Aubry non permette ai suoi piccoli personaggi una tranquilla permanenza sulla sabbia.

Di  tutt’altro tenore il contesto suburbano astemio di carezze e di consolazioni voluto dalla regista Rossella Inglese per il suo DENISE. Siamo di fronte ad una storia che allinea le tematiche del bullismo e della maladolescenza sfruttando un linguaggio crudo quasi urticante.

Lo schermo propone in chiusura di serata un lavoro composito e di non facilissima comprensione come TRANSMISSION della coppia Raman-Hancock; un gioco al massacro ed insieme una crudele e disperata ricerca dell’espiazione, l’amore e la morte come guardiane alle quali chiedere le chiavi della vita.

Qualcuno dotato di spirito umoristico disse una volta che il voyeur è quel personaggio che va alle Folìe- Bergere ed invece delle ballerine osserva il pubblico.

Dotta disquisizione, visto che il pubblico rappresenta sempre uno straordinario serbatoio di emozioni e sensazioni, quasi mai le une uguali alle altre.

Alcune file davanti a noi alcune bambine osservano rapite le immagini che passano sullo schermo, ed il loro stupore disarmante è un’immagine positiva e poetica con la quale congedarsi.

Appuntamento a sabato sera.