[:it]Rassegna stampa 2018[:en]Press release 2018[:]

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Diario di Bordo – Day 09

[:it]DIARIO DI BORDO FINALE: L’APPRODO

Cronache filmico – emotive alla fine di una bellissima manifestazione. SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL si è conclusa nel migliore dei modi, sabato sera scintillante e Piazza Verdi gremita di pubblico, compresi ospiti illustri come Lino Guanciale e tanti altri amici ruotanti intorno al pianeta Cinema.
Sarebbe tante, tantissime le cose da dire, ed altrettanti i ringraziamenti da effettuare nei confronti di chi ha reso possibile ancora una volta il dipanarsi di una magnifica, colorata coperta emotiva e scenografica.
Chiara Valenti Omero, presidente del nostro Festival, ha come sempre tenute ben salde le redini della kermesse, la passione profonda per la progettualità artistica è un suo consolidato fiore all’occhiello.
Intorno ed accanto a lei, la preziosa capacità organizzativa di Vittoria Rusalen, il sensibile contributo coordinativo di Federica Naveri, la nuova amica Martina Cantone dai capelli rossi e dai modi gentilissimi.
Tutte ragazze d’oro, molto impegnate nei giorni di fuoco del Festival, eppure cortesi e cordiali come le addette all’ufficio stampa, Ilaria Di Milla e Deborah Macchiavelli.
Occhio straordinario a livello di inventiva e di disegno grafico, Francesco Paolo Cappellotto ha come sempre un sorriso di tenera disponibilità: è un piacere parlargli, confrontarsi con lui.
Sulla “bionditudine”, permetteteci la scherzosa espressione, di Zita Fusco nostra presentatrice, abbiamo già detto negli anni passati, è brava e bella ma non possiede alcun accenno di presunzione.
La sezione Maremetraggio, come tutti sappiamo, si avvale di uno spettatore professionale come Francesco Ruzzier, se vi sono piaciuti i molti cortometraggi visti di serata in serata, lui ne è stato il selezionatore.
Beatrice Fiorentino, giornalista e critica cinematografica, ha cuore e cervello: ha curato di nuovo la sezione NUOVE IMPRONTE, e come dimenticare suo figlio Tommy, piccolo grande eroe dal piglio cinefilo.
I tantissimi volontari e volontarie rappresentano un turbine umano in perpetuo movimento, sorrisi e informazioni sgorgano dai loro volti e dalle loro mani.
Le strutture in Piazza Della Borsa non sono persone ma bellissime stazioni del pensiero cinefilo, in legno e vetro.
Dietro le molte macchine, dietro lo schermo, ecco il braccio attento di Pietro Crosilla, e con lui ringraziamo tutti i tecnici e i collaboratori del festival, una compagine che quest’anno ha dovuto combattere con una meteorologia impazzita e crudele, grandine a cubetti compresa.
Qualcuno è senz’altro rimasto fuori dall’elenco, per loro c’è un abbraccio affettuoso ed omnicomprensivo…
Trieste di sabato sera è una bellissima dama agghindata di colori variopinti, c’è gente che cena in Piazza Unità e tra i presenti ecco Veronica Pivetti, il mago degli effetti speciali e regista Sergio Stivaletti, tantissimi protagonisti del microcosmo di celluloide.
Brindiamo sotto le stelle, gustando appieno di quest’atmosfera magica e surriscaldata.
Arrivederci al prossimo anno.

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[:it]I vincitori della 19° edizione di ShorTS IFF![:en]I vincitori della 19° edizione di ShorTS IFF[:]

Trieste – Si è conclusa sabato 7 luglio, con la cerimonia di premiazione in piazza Verdi alle ore 20.30 la 19° edizione di ShorTS International Film Festival. La manifestazione triestina ha annunciato i vincitori 2018 delle diverse sezioni competitive, confermando il proprio impegno nella ricerca di nuovi panorami cinematografici.

“Anche in questa edizione il pubblico triestino ha dimostrato profondo affetto nei confronti del festival, confermato da una larga partecipazione alle proiezioni serali e agli eventi collaterali” – ha commentato la direttrice Chiara Valenti Omero – “Questo è stato un anno di crescita per ShorTS, anche grazie all’introduzione della Realtà Virtuale, all’ampliamento della sezione dedicata a bambini e ragazzi, e alla presenza di alcuni dei grandi protagonisti del panorama cinematografico e non solo. Continueremo, anche nelle prossime edizioni, a innovarci e ad ampliare la nostra offerta esplorando nuove realtà e mettendoci alla prova con nuove sfide.”

SEZIONE MAREMETRAGGIO
Premio EstEnergy – Hera Comm del valore di 5.000 euro

miglior cortometraggio votato dalla giuria composta da Virna Gioiellieri, Emanuele Nespeca, Chiara Nicoletti e Veronica Pivetti viene assegnato a

Matria di Alvaro Gago (Spagna, 2017)

con la seguente motivazione:
“Grazie ad una regia matura e ad un’interprete meravigliosa il film restituisce visivamente l’ansia, la tensione e l’attenzione con cui questa mamma eroica protegge l’esistere della sua famiglia, contro tutto e contro tutti. E la routine quotidiana diventa un Cerbero a tre teste contro il quale faticare a sopravvivere, proprio a causa della più banale delle banalità, la vita. Il film colpisce per la capacità di ribaltare il concetto di Patria in appunto Matria, restituendo il ritratto della quotidianità di una donna, mamma, nonna, moglie, lavoratrice che diventa l’eroe capace di reggere tutta la struttura familiare e sociale che la circonda.”

Premio Studio Universal

miglior cortometraggio italiano viene assegnato a

A Christmas Carol di Luca Vecchi (Italia, 2017)

con la seguente motivazione:
“Per aver saputo raccontare in pochi minuti una favola nera di alta intensità emotiva  portando al massimo livello qualitativo tutti gli elementi espressivi in dotazione ad un autore: messa in scena, dialoghi, interpretazioni, fotografia e montaggio.”

Premio Premiere Film

miglior cortometraggio non distribuito viene assegnato a

9 pasos di Marisa Crespo Abril, Moisés Romera Pérez (Spagna, 2017)

Con la seguente motivazione:

Per la capacità di raccontare una storia con pochissimi elementi, utilizzando due personaggi in un luogo di passaggio – il corridoio – facendoli diventare protagonisti di un racconto sulle nostre paure ancestrali.

Premio Oltre il Muro

miglior cortometraggio italiano votato dai detenuti della Casa Circondariale di Trieste viene assegnato a

Je ne veux pas mourir di Massimo Loi, Gianluca Mangiasciutti (Italia, 2017)

con la seguente motivazione:
“Sullo sfondo una messa in scena al tempo stesso cruda e onirica. In primo piano, raccontato con un abile pianosequenza, un tragico spettacolo a cui nessuno vuole assistere. Al centro una bambina, che un gesto potente ed empatico, squarcia il velo dell’indifferenza e ci obbliga ad interrogarci sul nostro senso di umanità. Per la profondità dello sguardo e l’intensità della narrazione il Premio Oltre il Muro viene assegnato a Je ne veux pa mourir di Massimo Loi e Gianluca Mangiasciutti.”

 

Menzione speciale della Giuria di Oltre Il Muro
viene assegnato a

Il legionario di Hleb Papou (Italia, 2017)

con la seguente motivazione:
“Per una sceneggiatura che guarda l’interno di un conflitto famigliare, culturale e politico, per aver svelato come il potere assimila e cannibalizza l’identità e l’anima dell’individuo”.

 

Premio Trieste Caffè

miglior cortometraggio votato dal pubblico viene assegnato a

Fantasia di Teemu Nikki (Finlandia, 2016)

Premio AMC

miglior montaggio italiano viene assegnato a

Twinky Doo’s Magic World di Alessandro Izzo (Italia, 2017)

con la seguente motivazione:

“Il montaggio di questo corto si distingue per la credibilità che riesce a fornire a questo piccolo film di genere. Con il montaggio d’archivio, che getta le fondamenta per un’atmosfera fantasmatica, e con il ritorno cadenzato dalle inquadrature si riesce a costruire uno spazio ben circoscritto al limite del claustrofobico e un pathos delirante affine all’incedere dei personaggi. Tra giochi, flashback e allucinazioni ci sembra di essere in una delle giostre del parco giochi.”

SEZIONE NUOVE IMPRONTE


Premio Crédit Agricole FriulAdria

miglior lungometraggio votato dalla giuria composta da Marco Alessi, Daniele Orazi, Elena Radonicich, Sydney Sibilia e Giovanna Taviani viene assegnato a

 

Happy Winter di Giovanni Totaro (Italia, 2017)

 

con la seguente motivazione:

“Dopo una lunga discussione dettata da una selezione di film estremamente eterogenei che spazia dal cinema di genere, a quello di impegno sociale, dall’animazione al documentario e che ci ha messo in notevole difficoltà abbiamo deciso di premiare un film che regala nuova luce al genere cui appartiene con sguardo divertente e divertito, che ha il merito di aprire un cinema di ‘nicchia’ ad un pubblico più ampio. Riesce in questo grazie ad un’estetica di linguaggio e messa in scena di grande impatto e grazie ai suoi personaggi che restano impressi e che come in tutte le opere riuscite creano un’empatia immediata. La speranza è che questo premio possa attirare l’attenzione di chi distribuisce i film e incuriosire verso quel genere ancora visto come un fratello minore del cinema di finzione.”

 

Premio Il Piccolo

miglior lungometraggio votato dal pubblico viene assegnato a

 

Happy Winter di Giovanni Totaro (Italia, 2017)

 

Premio AGICI

miglior produzione viene assegnato a

 

Happy Winter di Giovanni Totaro (Italia, 2017)

 

con la seguente motivazione:

“Happy Winter di Giovanni Totaro é in primis un film godibile e innovativo nel panorama italiano ma questo premio è dedicato non solo alla qualità del risultato ma al percorso produttivo. Produrre un Film come HW non è semplice.  Il progetto è stato presentato dall’autore a IDS Academy, dove ha vinto il premio miglior progetto accedendo a IDS|MIA 2015 per il pitch dove la società Indyca lo ha preso in sviluppo e, in seguito, il film ha vinto il premio sviluppo MISE, oltre che veder definito il sales agent Deckert Distribution con un MG a supporto della produzione. A gennaio 2016 il progetto è stato presentato al Piemonte doc film fund e nel catalogo Slate Media di Indyca per completare il budget di sviluppo.  Inizia lo sviluppo e viene definita la collaborazione con la società che gestisce lo stabilimento balneare di Mondello con un cofinanziamento e in kind. Viene anche fatta richiesta al Mibact come OPS. A maggio 2016, Il progetto riceve il sostegno del Piemonte Doc FF ed è selezionato ai pitch di HotDocs dove vince come miglior progetto il Cuban Hat. Ottiene il sostegno Mibact OPS e Rai Cinema prima dell’inizio della produzione e Piemonte Doc FF Produzione e Regione Sicilia. Viene confermato il contratto con I Wonder Pictures per la distribuzione italiana. A dicembre 2016, agli Atelier di Milano Film Network, vince un premio destinato alla post produzione. Il progetto, terminato, viene selezionato a Venezia 2017 (Official Selection, non in competition) guadagnando finalmente anche l’accesso al 25% di credito d’imposta sulle spese di produzione. Questo per dare un’idea del lavoro che comporta fare un film così e di cosa stiamo premiando. Un film selezionato nei più prestigiosi festival di documentari internazionali tra cui IDFA, Vision du Reel e HotDocs. Attualmente ancora in giro per diversi festival in tutto il mondo, inclusi gli Stati Uniti. Un film venduto in Svezia, Israele, Finlandia, e in trattativa con PBS (Point of View). Complimenti quindi a Indyca che vince una sfida produttiva complessa ottenendo anche un risultato artistico e commerciale di livello.”


Premio SNCCI

miglior lungometraggio votato dalla giuria del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, composta da Luigi Abiusi, Massimo Causo e Adriano De Grandis viene assegnato a

 

La terra dell’abbastanza di Damiano e Fabio D’Innocenzo (Italia, 2018)

 

con la seguente motivazione:

“Per l’efficacia nell’intrecciare registri e materiali differenti – dal reperto realistico, al noir, alla resa espressionista – riuscendo allo stesso tempo a offrire una rappresentazione coerente e congrua con il contesto sociale, la dimensione psicologica dei personaggi e un’estetica del genere originale nelle sue derivazioni classiche.”

 

Premio ANAC

miglior sceneggiatura viene assegnato a

 

La terra dell’abbastanza di Damiano e Fabio D’Innocenzo (Italia, 2018)

 

con la seguente motivazione:
“Per la loro scrittura affilata, deragliante e acida che descrive un paesaggio di “banlieu” italiana dove un gruppo di giovani trascinano la loro esistenza verso un epilogo che non può essere  dei migliori, il premio va a Damiano e Fabio D’Innocenzo. Lontano dagli stereotipi sull’emarginazione sociale, quello che prorompe dalla sceneggiatore de La terra dell’abbastanza è una livida fotografia non semplificata delle nostre periferie, immagine tridimensionale delle anime che le abitano, nitido e implacabile specchio  della contemporaneità.”

 

SEZIONE SHORTS VIRTUAL REALITY

Premio EstEnergy – Hera Comm

miglior cortometraggio VR votato dalla giuria composta da Emilio Cozzi, Txema Muñoz e Omar Rashid viene assegnato a:

Remember di George Kacevski (Australia, 2016)

 

con la seguente motivazione:
“Per essere riuscito a raccontare in pochi minuti, attraverso un’esperienza soggettiva, in modo metafilmico le potenzialità narrative della realtà virtuale, facendo riflettere sulle criticità del nostro tempo e su cosa minacci, oggi, il valore dei ricordi, della solitudine e dell’identità.”

 

Premio Rai Cinema Channel

miglior cortometraggio VR viene assegnato ex aequo a

The Dream Collector di Mi Li (Cina, 2017)

 

Con la seguente motivazione:
“Perché partendo da un racconto di animazione di grande qualità spinge la curiosità dello spettatore in una suggestiva dimensione di fantasia virtuale”

 

Lifeline di Victor Michelot (Francia, 2017)

 

Con la seguente motivazione:
“Perché proietta lo spettatore in una bolla emotiva in cui lo spazio e il tempo si confondono dando vita ai soli sentimenti.”


SEZIONE SHORTER KIDS‘N’TEENS

Premio Shorter Kids
miglior cortometraggio viene assegnato a

 

Dumbheads di Matic Perčič (Slovenia, 2018)

 

Premio Shorter Teens

miglior cortometraggio viene assegnato a

 

Change your planet di Julia Bobkova (Russia, 2017)

 

Premio Shorter Kids (giuria tecnica)

miglior cortometraggio viene assegnato a

 

Dumbheads di Matic Perčič (Slovenia, 2018)

 

con la seguente motivazione:

“Perché è divertente, è ricco di gag e ha un una storia dal ritmo che travolge, i personaggi e gli ambienti sono colorati e creano un universo originale”.

 

Premio Shorter Teens (giuria tecnica)

miglior cortometraggio viene assegnato a

 

Running Lights di Gediminas Siaulys (Lituania, 2017)

 

con la seguente motivazione:

“Abbiamo apprezzato la invasione visiva del regista di raccontare la vita e la morte con questo film di animazione: una lepre da inizio a tutto anche alla riflessione su cosa accade al nostro corpo quando il cuore non batte più. Si ride e si piange: molto emozionante e commovente!”

 

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PREMIO CINEMA DEL PRESENTE

Matteo Rovere

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PREMIO PROSPETTIVA

Sharon Caroccia

 

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PREMIO ALLA FICTION “LA PORTA ROSSA”

Con la seguente motivazione:

“Per aver portato la bellezza del capoluogo giuliano nelle case di milioni di italiani e nel mondo.”

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SINOSSI DELLE OPERE VINCITRICI

 

Happy Winter (2017) di Giovanni Totaro – Attraverso la forma del documentario Totaro racconta un’estate a Mondello, nei pressi di Palermo. La spiaggia brulicante, meta estiva per molte famiglie in vacanza, si fa specchio delle contraddizioni della società italiana post crisi. Uno sguardo sulla crisi degli ultimi anni vista dalla spiaggia palermitana, dove molte famiglie trascorrono la stagione estiva nascondendosi dietro al ricordo di uno status sociale che oramai non esiste più.

 

La terra dell’abbastanza (2018) di Damiano e Fabio D’Innocenzo – I  fratelli D’Innocenzo al loro film d’esordio firmano un doloroso romanzo ambientato nella periferia di Roma, che parla di educazione criminale e destini segnati, presentato alla Berlinale 2018 nella sezione Panorama e vincitore del Nastro d’Argento 2018 per la migliore regia esordiente.

 

Matria (Spagna, 2017)  di Alvaro Gago (cortometraggio): Ramona vive con suo marito, con cui a malapena comunica, e lavora in una fabbrica di conserve diretta da un manager despota. Messa alla prova dalle difficoltà della sua vita quotidiana, Ramona cerca rifugio nella relazione con la figlia e la nipote.

ShorTS International Film Festival è realizzato con il contributo di: Mibact – Direzione Cinema, Regione Friuli Venezia Giulia – Assessorato alla Cultura, Regione Friuli Venezia Giulia – Assessorato alle Attività Produttive e al Turismo, Fondazione CRTrieste, Fondazione K. F. Casali e Comune di Trieste, EstEnergy, Hera Comm, Crédit Agricole FriulAdria, AcegasApsAmga, TriesteCaffè. Partner tecnici Ikon ed  E_Factory con Seed Box-it.

 

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ShorTS International Film Festival 2018
19° Edizione | Trieste | Dal 29 giugno al 7 luglio
www.maremetraggio.com

Diario di Bordo – Day 08

[:it]SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL conosce i suoi momenti più intensi, come sempre accade quando un torrente diventa mare e poi oceano. L’inclemenza di questa estate che passerà alla storia per la sua eccentricità, consiglia di passare la serata nella tranquilla ed ovattata sala del Teatro Miela.
La prolusione alle molte visioni è di quelle da ascrivere ai migliori momenti della storia del Festival. Presentato da Chiara Valenti Omero e da Maurizio Di Rienzo, ecco davanti al palcoscenico la simpatia e la creatività di Matteo Rovere. Un regista già consolidato, amico di Trieste, è giunto fin qui per ritirare il premio “Cinema del presente 2018”.
Venti minuti abbondanti di colloquio sulle cose di cinema, sui sentimenti di una persona ancora molto giovane ma con lo sguardo ben indirizzato verso le dinamiche artistiche odierne.
Semplicemente disarmante, poi, la quindicenne Sharon Caroccia, una stella cinematografica appena nata; la sua collaborazione al film IL CRATERE di Silvia Luzi e Luca Bellino è preziosa. Presente in sala, la co-regista Silvia Luzi non nasconde una sincera, più che simpatica emotività.
Un saluto generale, ed il buio ammaliante che precede la scaturigine cinematografica esige partecipazione.
Si parte con i tre cortometraggi non visionati durante la serata di tregenda di giovedì in piazza Verdi. Figurativamente molto forte e chiaramente ispirato al prologo di 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO di Stanley Kubrick, il cortometraggio tedesco SOG di Jonatan Schwenk, ha più di un motivo di interesse.
Alcuni personaggi che potrebbero essere talpe vivono in una grotta e sono testimoni di una particolare epidemia mortale di pesci; Animazione dal contenuto ecologico sottilmente inquietante.
Dalla mitologia greca, quella che come spesso abbiamo detto elegge a colonne portanti Eros e Thanatos, attinge la cineasta estone Laura Raud; un ragazzo ed una ragazza sono protagonisti di una storia d’amore dolcissima, ma l’ambiente esterno predispone sotto i loro piedi un territorio di pericolo incandescente.
Un regista italiano di talento quale Alessandro Rizzo, unisce i moduli del genere fiabesco a quelli dell’horror onirico, aggiungendo inoltre un sentiero narrativo hard-boiled.
TWINKY DOO’S MAGIC WORLD narra di lontani arbusti infantili, che il presente non riesce a recidere.
Raffinata come una coppa di champagne ghiacciato, ecco la bellissima visione in bianco e nero di IDENTITY PARADE dello spagnolo Gerard Freixes Ribera. Un omaggio ai vecchi cari tempi della Hollywood in bianco e nero, dove con un lavoro di montaggio rivediamo in un ballo mascherato tanti volti e fisionomie artistiche che ci hanno appassionato.
BISMILLAH diretto dal nostro Alessandro Grande, parla invece dei forti dolori di stomaco di un adolescente tunisino, dell’affetto allarmato della di lui sorella e di come un processo di formazione emotiva ed esistenziale possa sviscerarsi attraverso le piccole cose.
Quando si è brutti, si è brutti! Ne sa qualcosa il povero gatto protagonista di UGLY di Nikita Diakur; un micio davvero poco attraente che deve muoversi in un ambiente crudamente inospitale. La redenzione avverrà attraverso una sorta di simbolica figura spirituale.
Egitto, terra di contrasti e di assortite agnizioni ben presenti in AGAINST MT WALL di Ahmed Fouad, significativo anche grazie ad un approccio registico antiretorico.
Di nuovo Italia sugli spalti mediante A CHRISTMAS CAROL di Luca Vecchi, dove uno straordinario e rude interprete quale Giorgio Colangeli reinventa da pari suo il genere angstersociologico; una storia di Natale dove i gingilli sono inequivocabilmente rosso sangue…
RETOUR di Pang-Chuan Huang utilizza la metafora del viaggio per raccontare una vicenda che continuamente impasta le reminiscenze passate con quelle attuali; vi è in questo lavoro di marca orientale una pregevole ricerca narrativa che coglie alla perfezione il senso della caducità degli zampilli umani.
Mai visti tanti horror come in questa edizione del Festival, e la cosa non può che renderci più che felici. Avete mai riso fino allo sfinimento davanti ad un vero e proprio bagno di sangue? Può succedere se a provocarlo è la giunonica e terribile moglie assassina di RIP della coppia Pintó e Casas. Un cortometraggio cattivissimo, caustico, semplicemente geniale nel suo dissacrare i riti funebri.
THURSDAY NIGHT arriva dal Portogallo ed è firmato da Gonçalo Almeida; una commovente parabola sul mondo animale, gestita da due cani che riescono a raccontarci una storia senza dialogo morbida come un piumino eppure così vivida nei suoi diaframmi esistenziali. Una compagine fondamentale quando si vuole accendere quella fiamma chiamata Cinema è la sonorizzazione; esistono veri e proprio maestri di quest’arte che procede di battito in battito per rendere a noi spettatori una fluida visione anche uditiva.
AWASARN SOUND MAN di Sorayos Prapapan giunge dalla Thailandia e contiene anche molti momenti sinceramente divertenti.
Conclusione molto dopo la mezzanotte con 9 PASOS della coppia Crespo Abril e Pérez. Dario Argento ha spesso parlato del suo atavico terrore nei confronti dei corridoi, specialmente
domestici; la paira che qualcosa ci aspetti “dall’altra parte”, può essere sensorialmente sconvolgente. Il padre ed il figlio protagonisti del cortometraggio in questione, vivranno un passaggio del testimone orripilante, e lo spettatore ne è palesemente coinvolto.
All’esterno del Teatro Miela l’aria è fresca ma non fredda, siamo sazi dopo cotante visioni, e in un soffio è ora di congedarsi.
Appuntamento a sabato sera, per le premiazioni e le avventure cinematografiche di rito![:en]

SHORTS INTERNATIONAL FILM FESTIVAL conosce i suoi momenti più intensi, come sempre accade quando un torrente diventa mare e poi oceano. L’inclemenza di questa estate che passerà alla storia per la sua eccentricità, consiglia di passare la serata nella tranquilla ed ovattata sala del Teatro Miela.
La prolusione alle molte visioni è di quelle da ascrivere ai migliori momenti della storia del Festival. Presentato da Chiara Valenti Omero e da Maurizio Di Rienzo, ecco davanti al palcoscenico la simpatia e la creatività di Matteo Rovere. Un regista già consolidato, amico di Trieste, è giunto fin qui per ritirare il premio “Cinema del presente 2018”.
Venti minuti abbondanti di colloquio sulle cose di cinema, sui sentimenti di una persona ancora molto giovane ma con lo sguardo ben indirizzato verso le dinamiche artistiche odierne.
Semplicemente disarmante, poi, la quindicenne Sharon Caroccia, una stella cinematografica appena nata; la sua collaborazione al film IL CRATERE di Silvia Luzi e Luca Bellino è preziosa. Presente in sala, la co-regista Silvia Luzi non nasconde una sincera, più che simpatica emotività.
Un saluto generale, ed il buio ammaliante che precede la scaturigine cinematografica esige partecipazione.
Si parte con i tre cortometraggi non visionati durante la serata di tregenda di giovedì in piazza Verdi. Figurativamente molto forte e chiaramente ispirato al prologo di 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO di Stanley Kubrick, il cortometraggio tedesco SOG di Jonatan Schwenk, ha più di un motivo di interesse.
Alcuni personaggi che potrebbero essere talpe vivono in una grotta e sono testimoni di una particolare epidemia mortale di pesci; Animazione dal contenuto ecologico sottilmente inquietante.
Dalla mitologia greca, quella che come spesso abbiamo detto elegge a colonne portanti Eros e Thanatos, attinge la cineasta estone Laura Raud; un ragazzo ed una ragazza sono protagonisti di una storia d’amore dolcissima, ma l’ambiente esterno predispone sotto i loro piedi un territorio di pericolo incandescente.
Un regista italiano di talento quale Alessandro Rizzo, unisce i moduli del genere fiabesco a quelli dell’horror onirico, aggiungendo inoltre un sentiero narrativo hard-boiled.
TWINKY DOO’S MAGIC WORLD narra di lontani arbusti infantili, che il presente non riesce a recidere.
Raffinata come una coppa di champagne ghiacciato, ecco la bellissima visione in bianco e nero di IDENTITY PARADE dello spagnolo Gerard Freixes Ribera. Un omaggio ai vecchi cari tempi della Hollywood in bianco e nero, dove con un lavoro di montaggio rivediamo in un ballo mascherato tanti volti e fisionomie artistiche che ci hanno appassionato.
BISMILLAH diretto dal nostro Alessandro Grande, parla invece dei forti dolori di stomaco di un adolescente tunisino, dell’affetto allarmato della di lui sorella e di come un processo di formazione emotiva ed esistenziale possa sviscerarsi attraverso le piccole cose.
Quando si è brutti, si è brutti! Ne sa qualcosa il povero gatto protagonista di UGLY di Nikita Diakur; un micio davvero poco attraente che deve muoversi in un ambiente crudamente inospitale. La redenzione avverrà attraverso una sorta di simbolica figura spirituale.
Egitto, terra di contrasti e di assortite agnizioni ben presenti in AGAINST MT WALL di Ahmed Fouad, significativo anche grazie ad un approccio registico antiretorico.
Di nuovo Italia sugli spalti mediante A CHRISTMAS CAROL di Luca Vecchi, dove uno straordinario e rude interprete quale Giorgio Colangeli reinventa da pari suo il genere angstersociologico; una storia di Natale dove i gingilli sono inequivocabilmente rosso sangue…
RETOUR di Pang-Chuan Huang utilizza la metafora del viaggio per raccontare una vicenda che continuamente impasta le reminiscenze passate con quelle attuali; vi è in questo lavoro di marca orientale una pregevole ricerca narrativa che coglie alla perfezione il senso della caducità degli zampilli umani.
Mai visti tanti horror come in questa edizione del Festival, e la cosa non può che renderci più che felici. Avete mai riso fino allo sfinimento davanti ad un vero e proprio bagno di sangue? Può succedere se a provocarlo è la giunonica e terribile moglie assassina di RIP della coppia Pintó e Casas. Un cortometraggio cattivissimo, caustico, semplicemente geniale nel suo dissacrare i riti funebri.
THURSDAY NIGHT arriva dal Portogallo ed è firmato da Gonçalo Almeida; una commovente parabola sul mondo animale, gestita da due cani che riescono a raccontarci una storia senza dialogo morbida come un piumino eppure così vivida nei suoi diaframmi esistenziali. Una compagine fondamentale quando si vuole accendere quella fiamma chiamata Cinema è la sonorizzazione; esistono veri e proprio maestri di quest’arte che procede di battito in battito per rendere a noi spettatori una fluida visione anche uditiva.
AWASARN SOUND MAN di Sorayos Prapapan giunge dalla Thailandia e contiene anche molti momenti sinceramente divertenti.
Conclusione molto dopo la mezzanotte con 9 PASOS della coppia Crespo Abril e Pérez. Dario Argento ha spesso parlato del suo atavico terrore nei confronti dei corridoi, specialmente
domestici; la paira che qualcosa ci aspetti “dall’altra parte”, può essere sensorialmente sconvolgente. Il padre ed il figlio protagonisti del cortometraggio in questione, vivranno un passaggio del testimone orripilante, e lo spettatore ne è palesemente coinvolto.
All’esterno del Teatro Miela l’aria è fresca ma non fredda, siamo sazi dopo cotante visioni, e in un soffio è ora di congedarsi.
Appuntamento a sabato sera, per le premiazioni e le avventure cinematografiche di rito!

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Diario di Bordo – Day 07

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Uragano su Piazza Verdi: stavolta il caldo soffocante ha schierato le sue carte da gioco più cattive, il banco salta ed anche le sedie diventano ballerine impazzite che soccombono al putiferio creato da grandine e pioggia.
Uno scenario da panico scoccato verso le ventitré, e quindi quello che segue è il racconto della serata prima degli accadimenti acquatici.
Presentazione semplice e simpatica ad opera di Francesco Ruzzier, poi sullo schermo irrompono le immagini orientali di WISH firmato da una giovane autrice, Ting – An Liu.
Una sorta di confronto temporale e sociale su quello che è moderno e quello che è antico, raccontato con perizia.
L’asticella della suspense viene tenuta costantemente alta dal cortometraggio seguente, GAZE del regista iraniano Farnoosh Samadi.
Dentro un microcosmo urbano avaro di emozioni positive, una donna dallo sguardo triste torna a casa dalla figlia, di sera dopo una dura giornata lavorativa. Sull’autobus, però, un giovane dall’aria disperata sottrae il portafoglio ad un distratto viaggiatore, e la donna testimone smaschera il malvivente.
I minuti seguenti, giocati con maestria registica rimarchevole, hanno il sapore freddo della paura, quella che la donna prova nei confronti del giovane ladro, desideroso di vendicarsi di lei.
Proviene dal Belgio, invece, COCON di Sarah Lederman: un personaggio dalla barba rossa, intorno a lui una dimora di stampo antico, echeggiante ricordi, dove la Memoria trasmette nostalgia e senso del perduto. Un’opera sottile come un giunco, senza parti recitate di sorta, un muto acquario dalle pareti di vetro gotico.
L’integrazione tra popoli e culture diverse è tema disperatamente attuale, ferita continuamente aperta dove qualcuno si ostina pervicacemente a gettare del sale. IL LEGIONARIO di Hleb Papou è la storia di un massiccio ragazzo di colore, agente del reparto mobile della Polizia di Stato. Nel suo cammino esistenziale piomba come un fulmine la necessità di obbedire ad un ordine di sgombero che coinvolge proprio la sua famiglia. Un cortometraggio a tinte forti, impreziosito dalla vivida fotografia di Felix Burnier.
Fin dai tempi dello storico LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO (regia di Elio Petri, 1971), la tematica dello sfruttamento dei lavoratori ispira fattivamente cineasti ed autori .
MATRIA di Alvaro Gago porta sullo schermo il viso sgualcito di una donna che ha già conosciuto tutto il brutto della vita… molta tristezza, più che comprensibile in un contesto grigio di ferro e metallo.
Ognuno di noi serba il ricordo di un campeggio o di una colonia estiva, momento di aggregazione e di scoperta. Diretto dalla coppia Aubry – Jacob, UN JOUR EN COLONIE omaggia un vecchio campo estivo francese, scegliendo l’originale vasca narrativa del Suono come serbatoio immaginifico.
Poco prima dell’ecatombe temporalesca di cui sopra, arrivano le inquietanti immagini di MARE NOSTRUM, firmato dal duo Kazkaz – Khalaf.
Un padre, una figlia, un percorso di mare celeste a perdita d’occhio, eppure non c’è nulla di turistico né di vacanziero, sta per succedere qualcosa di autenticamente terribile…
Chi di voi ha letto il bellissimo libro LO STRANIERO di Albert Camus conosce bene l’atmosfera allucinata eppure potentemente reale di queste storie di terra e di mare, dove il pericolo serpeggia cattivo.
Gonfio di nuvole minacciosamente rossastre, il cielo sopra Piazza Verdi diventa un killer munito di saette e fulmini, bisogna fare fagotto ed è tutto uno scappar via mentre le strade si irrorano di pioggia battente.
Il resto della cronaca , speriamo meno…bagnata, alla prossima puntata.
Appuntamento a venerdì sera.

[:en]Uragano su Piazza Verdi: stavolta il caldo soffocante ha schierato le sue carte da gioco più cattive, il banco salta ed anche le sedie diventano ballerine impazzite che soccombono al putiferio creato da grandine e pioggia.
Uno scenario da panico scoccato verso le ventitré, e quindi quello che segue è il racconto della serata prima degli accadimenti acquatici.
Presentazione semplice e simpatica ad opera di Francesco Ruzzier, poi sullo schermo irrompono le immagini orientali di WISH firmato da una giovane autrice, Ting – An Liu.
Una sorta di confronto temporale e sociale su quello che è moderno e quello che è antico, raccontato con perizia.
L’asticella della suspense viene tenuta costantemente alta dal cortometraggio seguente, GAZE del regista iraniano Farnoosh Samadi.
Dentro un microcosmo urbano avaro di emozioni positive, una donna dallo sguardo triste torna a casa dalla figlia, di sera dopo una dura giornata lavorativa. Sull’autobus, però, un giovane dall’aria disperata sottrae il portafoglio ad un distratto viaggiatore, e la donna testimone smaschera il malvivente.
I minuti seguenti, giocati con maestria registica rimarchevole, hanno il sapore freddo della paura, quella che la donna prova nei confronti del giovane ladro, desideroso di vendicarsi di lei.
Proviene dal Belgio, invece, COCON di Sarah Lederman: un personaggio dalla barba rossa, intorno a lui una dimora di stampo antico, echeggiante ricordi, dove la Memoria trasmette nostalgia e senso del perduto. Un’opera sottile come un giunco, senza parti recitate di sorta, un muto acquario dalle pareti di vetro gotico.
L’integrazione tra popoli e culture diverse è tema disperatamente attuale, ferita continuamente aperta dove qualcuno si ostina pervicacemente a gettare del sale. IL LEGIONARIO di Hleb Papou è la storia di un massiccio ragazzo di colore, agente del reparto mobile della Polizia di Stato. Nel suo cammino esistenziale piomba come un fulmine la necessità di obbedire ad un ordine di sgombero che coinvolge proprio la sua famiglia. Un cortometraggio a tinte forti, impreziosito dalla vivida fotografia di Felix Burnier.
Fin dai tempi dello storico LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO (regia di Elio Petri, 1971), la tematica dello sfruttamento dei lavoratori ispira fattivamente cineasti ed autori .
MATRIA di Alvaro Gago porta sullo schermo il viso sgualcito di una donna che ha già conosciuto tutto il brutto della vita… molta tristezza, più che comprensibile in un contesto grigio di ferro e metallo.
Ognuno di noi serba il ricordo di un campeggio o di una colonia estiva, momento di aggregazione e di scoperta. Diretto dalla coppia Aubry – Jacob, UN JOUR EN COLONIE omaggia un vecchio campo estivo francese, scegliendo l’originale vasca narrativa del Suono come serbatoio immaginifico.
Poco prima dell’ecatombe temporalesca di cui sopra, arrivano le inquietanti immagini di MARE NOSTRUM, firmato dal duo Kazkaz – Khalaf.
Un padre, una figlia, un percorso di mare celeste a perdita d’occhio, eppure non c’è nulla di turistico né di vacanziero, sta per succedere qualcosa di autenticamente terribile…
Chi di voi ha letto il bellissimo libro LO STRANIERO di Albert Camus conosce bene l’atmosfera allucinata eppure potentemente reale di queste storie di terra e di mare, dove il pericolo serpeggia cattivo.
Gonfio di nuvole minacciosamente rossastre, il cielo sopra Piazza Verdi diventa un killer munito di saette e fulmini, bisogna fare fagotto ed è tutto uno scappar via mentre le strade si irrorano di pioggia battente.
Il resto della cronaca , speriamo meno…bagnata, alla prossima puntata.
Appuntamento a venerdì sera.[:]

Diario di Bordo – Day 07

[:it]

Uragano su Piazza Verdi: stavolta il caldo soffocante ha schierato le sue carte da gioco più cattive,il banco  salta ed anche le sedie diventano ballerine impazzite che soccombono al putiferio creato da grandine e  pioggia. 

Uno scenario da panico scoccato verso le ventitré, e quindi quello che segue è il racconto della serata prima degli accadimenti acquatici. 

Presentazione semplice e simpatica ad opera di Francesco Ruzzier, poi sullo schermo irrompono le  immagini orientali di WISH firmato da una giovane autrice, Ting – An – Liu. 

Una sorta di confronto temporale e sociale su quello che è moderno e quello che è antico, raccontato con  perizia. 

L’asticella della suspense viene tenuta costantemente alta dal cortometraggio seguente, GAZE del regista  iraniano Farnoosh Samadi. 

Dentro un microcosmo urbano avaro di emozioni positive, una donna dallo sguardo triste torna a casa dalla  figlia, di sera dopo una dura giornata lavorativa. 

Sull’autobus, però, un giovane dall’aria disperata sottrae il portafoglio ad un distratto viaggiatore , e la  donna testimone smaschera il malvivente. 

I minuti seguenti, giocati con maestria registica rimarchevole, hanno il sapore freddo della paura, quella che  la donna prova nei confronti del giovane ladro, desideroso di vendicarsi di lei. 

Proviene dal Belgio, invece, COCON di Sarah Lederman: un personaggio dalla barba rossa, intorno a lui una  dimora di stampo antico, echeggiante ricordi , dove la Memoria trasmette nostalgia e senso del perduto. 

Un ‘opera sottile come un giunco ,senza parti recitate di sorta, un muto acquario dalle pareti di vetro  gotico. 

L’integrazione tra popoli e culture diverse è tema disperatamente attuale, ferita continuamente aperta  dove qualcuno si ostina pervicacemente a gettare del sale. 

IL LEGIONARIO di Hleb Papou è la storia di un massiccio ragazzo di colore, agente del reparto mobile della  Polizia di Stato. 

Nel suo cammino esistenziale piomba come un fulmine la necessità di obbedire ad un ordine di sgombero  che coinvolge proprio la sua famiglia. Un cortometraggio a tinte forti, impreziosito dalla vivida fotografia di  Felix Burnier. 

Fin dai tempi dello storico LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO (regia di Elio Petri, 1971) , la tematica dello  sfruttamento dei lavoratori ispira fattivamente cineasti ed autori . 

MATRIA di Alvaro Gago porta sullo schermo il viso sgualcito di una donna che ha già conosciuto tutto il  brutto della vita… molta tristezza, più che comprensibile in un contesto grigio di ferro e metallo. 

Ognuno di noi serba il ricordo di un campeggio o di una colonia estiva, momento di aggregazione e di  scoperta.

Diretto dalla coppia Aubry – Jacob, UN JOUR EN COLONIE omaggia un vecchio campo estivo francese,  scegliendo l’originale vasca narrativa del Suono come serbatoio immaginifico. 

Poco prima dell’ecatombe temporalesca di cui sopra, arrivano le inquietanti immagini di MARE NOSTRUM,  firmato dal duo Kazkaz – Khalaf. 

Un padre, una figlia, un percorso di mare celeste a perdita d’occhio, eppure non c’è nulla di turistico né di  vacanziero, sta per succedere qualcosa di autenticamente terribile… 

Chi di voi ha letto il bellissimo libro LO STRANIERO di Albert Camus conosce bene l’atmosfera allucinata  eppure potentemente reale di queste storie di terra e di mare, dove il pericolo serpeggia cattivo. 

Gonfio di nuvole minacciosamente rossastre, il cielo sopra Piazza Verdi diventa un killer munito di saette e  fulmini, bisogna fare fagotto ed è tutto uno scappar via mentre le strade si irrorano di pioggia battente. 

Il resto della cronaca , speriamo meno…bagnata, alla prossima puntata. 

Appuntamento a venerdì sera.- [:]

Diario di Bordo – Day 06

[:it]

Soltanto chi ama il gusto della paura e lo distilla come un nettare prelibato può capire completamente il fascino del cinema horror. Lo spavento è una bevanda che va bevuta calda, una di quelle sensazioni che devono essere colte aprioristicamente.
Il Cinema di genere ha ottenuto in questi ultimi anni un riscontro inaspettato, la sua forza eversiva è cresciuta grazie anche al lavoro ininterrotto di riviste come NOCTURNO, che da fanzines sono riuscite a diventare vere e proprie piattaforme intellettuali e creative. Assolatissimo pomeriggio in piazza della Borsa ed ecco arrivare Antonio Manetti dei Manetti Bros, vere e proprie icone del campo cinefilo in questione, passati dal circuito underground a quello di largo consenso popolare. L’incontro con il regista permette una ricognizione sincera e informale sui modi e sulle mode, sulle insidie e le attrattive del mondo del Cinema affrontato da chi deve quotidianamente coglierne le istanze.
I Manetti hanno iniziato, come tutti, da spettatori, anche dai film di Bud Spencer e Terence Hill, poi, la loro inventiva ha trovato il supporto del compianto produttore Luciano Martino. Da allora, dopo la sorprendente rivelazione di ZORA LA VAMPIRA, è stata tutta una pregevole escalation di successi e consacrazioni artistiche.
Dopo più di un’ora e mezza di colloquio, e mentre turisti e cittadini locali si confondono nella passeggiata attraverso Corso Italia, non rimane che il tempo di arrivare in piazza Verdi.
Il giardino delle visioni ci porta subito un fiore prezioso, quello rappresentato dal cortometraggio sociale I TRE USI DEL COMPASSO, a firma di Ivan Gergolet.
Un lavoro accorto e struggente di marcatura sociale, dove la diversità doppia di una ragazza che non vuol più parlare dopo la morte del fratello, si unisce a quella di un compagno di scuola non vedente. Ammirevole la fattura rispettosa e, nel contempo, partecipe di una tematica che coinvolge a vari livelli tutti noi. Girato a Monfalcone con la collaborazione delle strutture didattiche della cittadina, il cortometraggio ha riscosso un plauso popolare in piazza davvero rimarchevole.
Una tavola calda che fa anche servizio notturno situata a Leeds, un posto dove mangiare un boccone come tantissimi altri. Qui, però, lavora e manovra ogni cosa un giamaicano con la vocazione della poesia, a cui gli avventori regalano attimi di sincera attenzione nel sentirlo declamare. STAN di Ben G.Brown ci racconta il senso della vita attraverso il diaframma sonoro semplice di una persona tra le persone.
Ancora atmosfere notturne, automobili severe che sfrecciano e neon invadenti, per il corto A GENTLE NIGHT di Yang Qiu; si racconta della ricerca angosciosa di una diciannovenne scomparsa da parte dei genitori, della freddezza degli astanti e di come tutto conduca ad un “Deserto dei Tartari” dei sentimenti.
Avete mai pensato di umanizzare le lancette del vostro orologio? Sembra una domanda intinta nell’assurdo e nel nonsense. Invece, è quanto succede nel sagace cortometraggio di animazione SEGUNDITO di Roberto Valle. Nutrito di sano umorismo iberico, il regista compone due minuti di simpatica assurdità, molto apprezzata dal pubblico.
Una spiaggia, un mare incredibilmente azzurro ed un cane randagio che gioca con le onde e scambia momenti di affetto con una ragazza reduce della perdita del bambino che portava in grembo… immerso in un clima malinconico e quasi avulso dalle scansioni temporali, è un lavoro che ci emoziona e ci trascina.  Tutto questo accade nel cortometraggio DENIZ SUYU ICEN IT, di Murad Abiyev.
Il rapporto tra l’uomo e la morte non conosce soste creative proprio per il peso specifico della materia in questione. Argomento e tormento “principe” di qualsiasi generazione umana.
Proveniente dalla Colombia, LA JUNGLA TE CONOCE MEJOR QUE TU MISMO, a firma di Juanita Onzaga, incorpora, oltretutto, il tema della Natura come grande punitrice o forza salvifica.
Un ristorante, molte pietanze prelibate sul tavolo, ed un clima da opulenta eleganza, interrotta dall’arrivo di un gigantesco commensale. Nel cortometraggio di animazione francese L’OGRE di Laurène Braibant, i protagonisti sono un orco e le sue grottesche avventure gastronomiche, molto ben stilizzate.
Chiunque di voi abbia mai visto un film di Guillermo Del Toro conosce quel modo vagamente malsano, visionario, e disturbante di raccontare il mondo animale, unendovi le griglie della cucina (metaforica) umana. HEYVAN di Bahram e Bahman Ark è, inoltre, una storia di passaggio di frontiera dal drammatico e terribile epilogo.
Germania cinematografica, di quella rude e iperreale, che non concede sconti per KLEPTOMAMI di Pola Beck; non soltanto una selvaggia satira sulla maternità, ma anche una sorpresa continua per lo spettatore, che si ritrova continui cambi ipertestuali.
SUB TERRAE della spagnola Nayra Sanz Fuentes merita un riconoscimento sincero per l’originalità del suo assunto, e, persino, per le acrobazie della sua semovente macchina da presa; le cornacchie ed i corvi, fluttuanti nel cielo immoto, diventano un codice figurativo.
Di nuovo una spiaggia bellissima come location eletta per la sconcertante vicenda di PEDRO, proveniente dal Portogallo, siglato dalla coppia Santos-Leao. Una storia di relazione omosessuale che cela anche altri reconditi significati. Sul bianco abbacinante di questa sabbia, molto estiva e quindi in linea con il clima, lo schermo saluta il proprio attento pubblico.
Qualcuno, al molo Audace, s’attarda a suonare la chitarra ed una ragazza si asciuga i capelli ancora bagnati di salsedine: immagini rubate a tarda sera, istantanee al gusto di melograno e di fragola, come il flûte abbandonato su una panchina davanti a noi.
Appuntamento a giovedì sera.

[:en]Soltanto chi ama il gusto della paura e lo distilla come un nettare prelibato può capire completamente il fascino del cinema horror. Lo spavento è una bevanda che va bevuta calda, una di quelle sensazioni che devono essere colte aprioristicamente.
Il Cinema di genere ha ottenuto in questi ultimi anni un riscontro inaspettato, la sua forza eversiva è cresciuta grazie anche al lavoro ininterrotto di riviste come NOCTURNO, che da fanzines sono riuscite a diventare vere e proprie piattaforme intellettuali e creative. Assolatissimo pomeriggio in piazza della Borsa ed ecco arrivare Antonio Manetti dei Manetti Bros, vere e proprie icone del campo cinefilo in questione, passati dal circuito underground a quello di largo consenso popolare. L’incontro con il regista permette una ricognizione sincera e informale sui modi e sulle mode, sulle insidie e le attrattive del mondo del Cinema affrontato da chi deve quotidianamente coglierne le istanze.
I Manetti hanno iniziato, come tutti, da spettatori, anche dai film di Bud Spencer e Terence Hill, poi, la loro inventiva ha trovato il supporto del compianto produttore Luciano Martino. Da allora, dopo la sorprendente rivelazione di ZORA LA VAMPIRA, è stata tutta una pregevole escalation di successi e consacrazioni artistiche.
Dopo più di un’ora e mezza di colloquio, e mentre turisti e cittadini locali si confondono nella passeggiata attraverso Corso Italia, non rimane che il tempo di arrivare in piazza Verdi.
Il giardino delle visioni ci porta subito un fiore prezioso, quello rappresentato dal cortometraggio sociale I TRE USI DEL COMPASSO, a firma di Ivan Gergolet.
Un lavoro accorto e struggente di marcatura sociale, dove la diversità doppia di una ragazza che non vuol più parlare dopo la morte del fratello, si unisce a quella di un compagno di scuola non vedente. Ammirevole la fattura rispettosa e, nel contempo, partecipe di una tematica che coinvolge a vari livelli tutti noi. Girato a Monfalcone con la collaborazione delle strutture didattiche della cittadina, il cortometraggio ha riscosso un plauso popolare in piazza davvero rimarchevole.
Una tavola calda che fa anche servizio notturno situata a Leeds, un posto dove mangiare un boccone come tantissimi altri. Qui, però, lavora e manovra ogni cosa un giamaicano con la vocazione della poesia, a cui gli avventori regalano attimi di sincera attenzione nel sentirlo declamare. STAN di Ben G.Brown ci racconta il senso della vita attraverso il diaframma sonoro semplice di una persona tra le persone.
Ancora atmosfere notturne, automobili severe che sfrecciano e neon invadenti, per il corto A GENTLE NIGHT di Yang Qiu; si racconta della ricerca angosciosa di una diciannovenne scomparsa da parte dei genitori, della freddezza degli astanti e di come tutto conduca ad un “Deserto dei Tartari” dei sentimenti.
Avete mai pensato di umanizzare le lancette del vostro orologio? Sembra una domanda intinta nell’assurdo e nel nonsense. Invece, è quanto succede nel sagace cortometraggio di animazione SEGUNDITO di Roberto Valle. Nutrito di sano umorismo iberico, il regista compone due minuti di simpatica assurdità, molto apprezzata dal pubblico.
Una spiaggia, un mare incredibilmente azzurro ed un cane randagio che gioca con le onde e scambia momenti di affetto con una ragazza reduce della perdita del bambino che portava in grembo… immerso in un clima malinconico e quasi avulso dalle scansioni temporali, è un lavoro che ci emoziona e ci trascina.  Tutto questo accade nel cortometraggio DENIZ SUYU ICEN IT, di Murad Abiyev.
Il rapporto tra l’uomo e la morte non conosce soste creative proprio per il peso specifico della materia in questione. Argomento e tormento “principe” di qualsiasi generazione umana.
Proveniente dalla Colombia, LA JUNGLA TE CONOCE MEJOR QUE TU MISMO, a firma di Juanita Onzaga, incorpora, oltretutto, il tema della Natura come grande punitrice o forza salvifica.
Un ristorante, molte pietanze prelibate sul tavolo, ed un clima da opulenta eleganza, interrotta dall’arrivo di un gigantesco commensale. Nel cortometraggio di animazione francese L’OGRE di Laurène Braibant, i protagonisti sono un orco e le sue grottesche avventure gastronomiche, molto ben stilizzate.
Chiunque di voi abbia mai visto un film di Guillermo Del Toro conosce quel modo vagamente malsano, visionario, e disturbante di raccontare il mondo animale, unendovi le griglie della cucina (metaforica) umana. HEYVAN di Bahram e Bahman Ark è, inoltre, una storia di passaggio di frontiera dal drammatico e terribile epilogo.
Germania cinematografica, di quella rude e iperreale, che non concede sconti per KLEPTOMAMI di Pola Beck; non soltanto una selvaggia satira sulla maternità, ma anche una sorpresa continua per lo spettatore, che si ritrova continui cambi ipertestuali.
SUB TERRAE della spagnola Nayra Sanz Fuentes merita un riconoscimento sincero per l’originalità del suo assunto, e, persino, per le acrobazie della sua semovente macchina da presa; le cornacchie ed i corvi, fluttuanti nel cielo immoto, diventano un codice figurativo.
Di nuovo una spiaggia bellissima come location eletta per la sconcertante vicenda di PEDRO, proveniente dal Portogallo, siglato dalla coppia Santos-Leao. Una storia di relazione omosessuale che cela anche altri reconditi significati. Sul bianco abbacinante di questa sabbia, molto estiva e quindi in linea con il clima, lo schermo saluta il proprio attento pubblico.
Qualcuno, al molo Audace, s’attarda a suonare la chitarra ed una ragazza si asciuga i capelli ancora bagnati di salsedine: immagini rubate a tarda sera, istantanee al gusto di melograno e di fragola, come il flûte abbandonato su una panchina davanti a noi.
Appuntamento a giovedì sera.[:]

Diario di Bordo – Day 05

Straordinaria, incredibile capacità del Cinema… afferra mente e corpo senza possibilità di scampo, ci trasporta in castelli di zucchero filato o dentro paludi tropicali da incubo tribale.
Gioca, in definitiva , con il subconscio di tutti noi, complici e muti partecipanti al Grande Rito.
Serata davvero molto calda in Piazza Verdi, ventagli color vermiglio in azione e bottigliette d’acqua fresca sulle labbra vinte dall’arsura.
Le proiezioni iniziano all’insegna dell’adorazione sportiva più disarmante, quella che sopporta prove fisiche massacranti e lacrime disperate.
DEAR BASKETBALL dello statunitense Dien Keane si concentra su questo argomento, ma come spesso accade sussiste un sottotesto che apre altri cancelli narrativi.
Molta suspense e recondite atmosfere nel seguente AUDIOPHILE firmato Emanuele Biasiol; un uomo insegue una voce femminile nel perimetro del suo caseggiato, ma la fonte del suono – o del rumore – o della frequenza sembra sfuggire, negarsi, intingere nell’inchiostro simpatico la propria identità…
Passano sullo schermo, poi, le tenere ed agresti immagini del cortometraggio d’animazione AU REVOIR BALTHAZAR. Siamo di fronte ad un lavoro svizzero quasi debitore a Milne ed al suo orsacchiotto Winnie The Pooh, soprattutto nel tratteggio partecipe degli animali , in questo caso un adorabile spaventapasseri. Dirige Rafael Sommerhalder.
SALTA arriva dal Venezuela, sembrerebbe a tutta prima una semplice storia di formazione , invece a sgorgare sono gli immensi gorghi dei sentimenti femminili, copiosi e inarrestabili. Dirige una lei, la sensibile ed accorta Marianne Amelinckx.
ISOS IMAI EGÓ ci viene invece consegnato, versione celluloide, dal regista Dimitris Simou, un sogno ad occhi aperti che parla di un nonno e di un nipote, del loro rapporto quasi gemellare e simbiotico. Fa capolino una non – rassegnazione alla fine, di pregevole fattura.
Gustiamo poi, con totale e divertita partecipazione, il sogno cinematografico dei due improbabili film maker al centro di CANI DI RAZZA, diretto da Riccardo Antonaroli e Matteo Nicoletta.
Un lavoro perfido e caustico, che oltre a satireggiare Cinecittà ed i suoi miti di cartapesta introduce con misura il tema della disabilità in un contesto da commedia rosa.
Tutt’altra materia è quella composta dal belga Nicolas Fang, autore con YIN di un mondo in bianco e nero d’animazione popolato da mostri, ove un certo gusto per la mitologia diventa cifra descrittiva. Bello ed evocativo.
Un plauso speciale per il termometro drammatico – decisamente puntato verso alte temperature di PANGREH del regista indonesiano Harvan Augustriansyah. In un deserto di fuoco una compagine di disperati lotta ripetutamente, trascinata da una parte e dall’altra da due altrettanto disperati autisti. Violenza e passione, nel medesimo bicchiere.
Uno spazio aperto e vagamente inquietante – il terminal 4 dell’aeroporto di Madrid – fa da location alla solitudine ed ai giochi labirintici dell’inconscio di NO – ESPACIO diretto da Julia Mas Alcaraz, che sembra omaggiare Peter Weir e le sue dimensioni claustrofobiche.
212 prende invece in esame quello spicchio di umanità senile che raccoglie dentro sé tutte le fragilità del mondo. Una casa di riposo, un decesso improvviso, le reazioni a volte incomprensibili e ridicole di fronte alla morte. Regia di Boaz Frankel.
Poi, per forza di cose, tutto deve tornare come prima…
Conclusione molto più leggera con il cartoon FLOWER FOUND! Presentato da Jorn Leeuwerink, racconto di tanti simpatici animaletti in spedizione tra i boschi. La loro ricerca di un agognato fiore si concluderà in una beffarda, macabra maniera.
Biondissime e probabilmente straniere, alcune ragazze bevono un cocktail compiaciute, una serata al cinema è anche questo…
Appuntamento a mercoledì sera!

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