Diario di bordo – Day 01

Venerdì 01 luglio – Day 01

Avete presente una medusa variopinta e gigante (di quelle che non pizzicano) che improvvisamente appare accanto a noi, silente presenza subacquea?

L’International Shorts Film Festival possiede il medesimo fascino ammaliante, e vi avvolge con il suo ricco carnet di eventi e visioni.

Conferenza stampa al Punto Enel lunedì 20 giugno 2016, e siamo già nel climax giusto per una manifestazione che non mancherà di sorprendere.

Più che soddisfacente l’esito di venerdì pomeriggio per quanto riguarda Shorts 4 Sweets che grazie all’opera del filmmaker Francesco Filippi consente ad una giovanissima platea tra i 12 e i 15 anni di diventare parte integrante ed attiva del Pianeta Cinema.

Ne parleremo diffusamente anche nei prossimi giorni.

La serata inaugurale in Piazza Verdi, venerdì sera, vede la presenza di un pubblico resistente al tallone premuto della meteorologia: tutto per dire che fa molto caldo.

Forse non ci abbiamo mai pensato ma il lavoro di quelli che in gergo vengono chiamati “umoristi” è importante, prezioso, una sorta di valore aggiunto che ci viene pienamente restituito da Daniel Jewel nel suo The Secret World of Foley.

Parallelamente, il minifilm è anche una parabola pregna di poesia sul mondo dei pescatori.

Totalmente diverso l’assunto del cortometraggio Cuenta con nosotros di Pablo Vara, dove si riesce perfino ad irridere sull’Isis e su tematiche non propriamente da commedia di costume; pregevoli gli interpreti.

Molto apprezato dal pubblico l’effluvio d’immagini sardoniche presenti in Grouillons-nous di Margot Reumont: il piccolo rosso mondo di alcuni simpatici frutti che, addirittura, leggono Marie Fraise, versione… a loro congeniale della rivista di moda Marie Claire.

A parere di chi scrive il lavoro di cui andiamo a parlare è tra i migliori in cartellone, senz’altro c’era bisogno di una bonaria (mica tanto) presa per i fondelli della giungla internettiana, dove ci si conosce senza conoscersi, e le sorprese, anche le più clamorose, sono in agguato come un ladro nel buio.

Tutto questo succede in Edit > Undo di Daniel Clements, il lavoro di plaudente successo.

Proviene dall’Inghilterra The Bigger Picture di Daisy Jacobs: si tratta di un lavoro costantemente in bilico tra la crudeltà e l’emotività, in cui si racconta sia una vicenda senile sia l’ imprevedibile grettezza di certi comportamenti.

Permane in questo lavoro un senso di morte e di zolfo ma è anche presente una pregevole ricerca sulle strumentazioni descrittive.

Finalmente Italia sullo schermo, grazie a Punto di vista di Matteo Petrelli, che dietro i bicchieri tintinnanti di un bancone da bar, nasconde un monito verso la diversità vista attraverso tutte le angolazioni possibili.

Siamo su di un arcipelago completamente diverso grazie a Simon Tillaas che in Den lille døden scoperchia un pentolone gravido di rapporti umani al limite del consentito; assolutamente straordinaria la giovane protagonista, vascello in balia del mare degli adulti.

I toni generali del discorso vengono un po’ addolciti dal seguente Vainilla di Juan Beiro: chi può dire quale e quanto peso abbiano le chiacchiere, anche quelle casuali, nella vita di ciascuno di noi?

È un lavoro in cui i contenuti si fanno parole fino ad una saggia conclusione finale.

Straordinario dal punto di vista visivo e scenografico Faint dell’autrice Natalie Plaskura.

Siamo di fronte ad un lavoro per immagini che conserva la fredda poesia di certi racconti del Nord, ma qui tutto fluttua o meglio i personaggi si trasfigurano e ritornano alla loro fisionomia originaria! Poesia pura.

Molto è stato scritto e molto è stato visto sul tema bellico, quindi onore a Roberto Collío che attraverso il suo Muerte blanca racconta una vicenda di conflitti e di militari, avvolgendo tutto in una muta coperta bianca e nera.

Il destino dei personaggi protagonisti è pasta frolla tra le grandi mani del Destino.

Rush finale con il cortometraggio americano Stag di Kevin Newbury, in cui ancora una volta il Passato bussa alla porta e non possiamo fare a meno di aprirla.

Rearranged di Ewa Gorzna non ha bisogno di protagonisti fisici per la propria elegante esposizione: gli ambienti e gli oggetti cambiano, scivolano, si trasmutano in una cantilena ipnotica dai connotati surreali.

Mezzanotte passata ed ancora il caldo non accenna a placarsi, ma siamo appena agli inizi del nostro lungo viaggio cinematografico, appuntamento a sabato sera.

Riccardo Visintin

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