Diario di bordo di giovedì 6 luglio

“DENTRO LO SCHERMO VERSO L’INCONSCIO”
Mattinata di giovedì, è di scena la simpatia al Maremetraggio Village! In altro modo non si può definire l’estroverso Ivan Polidoro, autore di un’operina sanguigna e verace quale “Basta un niente”. Ospite per altri sentieri… cinematografici, ecco arrivare Marina Confalone, uguale a come la si immagina, semplice, diretta, spontanea, in una parola: antidiva.

Dopo il consueto approfondimento pomeridiano al “Maremetraggio Village” (stavolta moderatore è Maurizio Cabona sul tema “Il ventennio in celluloide”) siamo passati alla ricca soiree del giardino pubblico, salutata da una splendente compagine di spettatori.
Suggestivo e suadente il primo lavoro visionato, “Sunday Afternoon” di Gaia Adducchio, quasi un affresco minimalista con reminescenze di autori quali Peter Weir. “Fallen Art” di Tomek Baginsky proviene dalla Polonia ed è uno sferzante atto d’accusa contro la guerra, attraverso una rapsodia di animazione che induce a più di una riflessione.
Teso fino allo spasimo e di un’aggressività lacerante è invece “1 cle pour 2” della giovane regista belga Delphine Noels, apologo sulla violenza degli uomini (e delle donne) che si estrinseca anche nei più banali frangenti quotidiani.
Dal nostro centro sperimentale di cinematografia proviene Ramon Alos Sanchez che attraverso due protagonisti infantili imbastisce un appassionante spaccato storico. Il suo lavoro “il giorno in cui niente successe” si segnala per l’eccellente sceneggiatura.
Già nei giorni scorsi avemmo modo di lodare il particolare senso del cinema sovietico, un sottile gioco di ombre cinesi ancora piuttosto difficile da decodificare.
E’ il caso anche del cortometraggio “Dver” di Vladimir Kott, gioco sul reale e il surreale.
Pole-position (parere personale, of course) per il tedesco “Vincent” diretto però dal nostro Giulio Ricciarelli: un protagonista irresistibile di soli otto anni per una gustosa fiaba nera dagli arguti risvolti filosofici.
Ancora inventiva, senso dell’estetica e poesia per il cortometraggio ceco “The Glassworks”: dei veri e propri “giochi di vetro” condotti con la delicatezza di un valzer delle candele.
Infine “Angel Varuh” di Gorazd Lozar, due minuti soltanto per un apologo allegorico proveniente dalla vicina Slovenia.
Ecco quindi, come di consueto un lungometraggio italiano per capire nuovi (o vecchi?) autori in cerca di un’identificazione. Stavolta è il caso di “Agente Matrimoniale” di Christian Bisceglia, delicato quadretto di sentimenti innaffiati dall’ironia sarcastica della miglior commedia all’italiana.
Appuntamento a venerdì sera.

 

di Riccardo Visintin
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