Da Miami a Santarcangelo di Romagna… passando per Trieste

Trieste 6 luglio – Giornate calde queste per il festival Maremetraggio. Ieri il Village, è stato teatro di un importante evento che ha portato la tradizione della letteratura americana a Trieste.
John Hemingway, il nipote del grande romanziere americano, ha scelto Maremetraggio per presentare i contenuti inediti del suo libro. Frutto di una ricerca che nasce dal bisogno interiore di trovare le ragioni della propria personalità, John ha raccontato dinamiche familiari complesse ma spesso comuni, che però applicate a personaggi dello spessore di Ernest Hemingway assumono tutto un altro significato.

Bipolarità, così viene definita dal nipote dell’autore il carattere estremamente complesso di suo padre (Gregory), e prima di lui di suo nonno. Un uomo, Ernest, dalla personalità decisamente maschile, energica, ma a tratti attraversata da sottotracce di femminilità forte, così forte da rimanere presente anche nel figlio Gregory (che all’età di 60 anni si è sottoposto a un intervento per cambiare sesso). John comincia a raccontare di quando Ernest scoprì Gregory mentre si provava dei vestiti da donna. Non commentò l’evento, ma dopo qualche giorno gli disse: “Tu ed io proveniamo da una strana tribù”. Da questo ricordo prende spunto il titolo del libro di John “A strange tribe”, che dovrebbe essere dato alle stampe tra il 2006 e il 2007.
Rivelazioni importanti sull’autore de Il vecchio e il mare, Per chi suona la campana e Il giardino dell’Eden, non dettate però dal desiderio di suscitare scalpore, ma dalla necessità impellente di capire le radici di una famiglia, il peso della storia e le origini di una strana tribù. Rivelazioni che, come dice lo stesso John, sono molto pesanti: “Ernest è un mito, quindi fa paura parlare di cose come questa. È difficile trovare la via giusta perché non sembri una trovata scandalistica”. Speriamo che il romanzo sia la giusta via.
 
Di tutt’altro genere le rivelazioni fatte da Davide Cocchi e Rolando Ravello, regista e attore di “Ogni volta che te ne vai”, i quali oggi hanno incontrato il pubblico del festival per raccontare la loro comune avventura lavorativa. Scopriamo così che il provino di Ravello è stato uno dei più disastrosi della sua carriera; preso da un attacco di panico ha cominciato a grondare sudore, a balbettare e a fare cose senza senso. Una prova perfetta secondo Davide Cocchi, che ha intuinto in quelle manifestazioni assurde il personaggio psicopatico di Scintilla.
 
 
‘Come un film country americano’ catapultato nella provincia romagnola verace, Ogni volta che te ne vai è un’incursione lieve e delicata nel chiuso microcosmo del liscio, uno stile di vita più che un ballo o un genere musicale, un mondo per pochi che spesso non ha alcuna possibilità di contatto col mondo esterno. La storia d’amore a singhiozzo tra Orfeo (Fabio De Luigi) e Pamela (Cecilia Dazzi) è il frutto della distanza tra due mondi, ma le incomprensioni tra i protagonisti non hanno contagiato il pubblico in sala, che invece ha capito al volo lo spirito del film, mostrando il proprio apprezzamento con grandi risate.
 
 
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