Diario di bordo di mercoledì 3 luglio

Maremetraggio 2013 conosce uno dei suoi momenti più moralmente emozionanti con l’omaggio presso il Teatro Miela ad una delle figure più rappresentative del cinema italiano: Carlo Lizzani.[:]

Mediante il montaggio alternato e la ricchissima messe di testimonianze Viaggio in corso nel cinema di Carlo Lizzani di Francesca Del Sette ci inserisce in un’esperienza umana ed artistica irripetibile.
Di scena, poco prima, l’effervescenza simpatica, poetica, generosa di Renata Pfeiffer, classe 1930 ed una ricchezza di colori degna di un caleidoscopio tra il sogno e la concretizzazione. Con lei l’arte assume connotazioni internazionali, siano benedette le sue belle mani!
Platea gremita in Piazza Verdi, una colorata compagine umana rivolta verso lo schermo di Maremetraggio 2013, acceso su tante immagini internazionali. Una magia che si perpetua!
È la Francia a prodursi nel primo giro di valzer, e sono note celesti, sublimi. Blue line del francese Alain Sauma ci propone una mucca sventurata e transfrontaliera, che staziona inconsapevole in acque agitate.
Mirabile espediente che consente al regista di dimostrarci il lato grottesco e assurdo della guerra.
Felipe Garrido Archanco, autore spagnolo, sceglie di offrirci una bevanda umoristica da consumare in fretta; in Amarillo limón un cliente troppo esigente trova un negoziante attempato ma capacissimo di rispondergli pan per focaccia!
La dimensione cinematografica seguente è quella della cocente Sicilia del 1860, dove si svolge la storia di vendetta e di morte pensata da Giovanni La Pàrola per Cusutu n’coddu. In un ambiente debitore a certe aggressive istanze del western all’italiana un giovane sarto vendica molti anni dopo l’omicidio del padre; straordinario il personaggio del villain, per bruttezza e sgradevolezza.
De 54 di Philip Hering è un lavoro di grana finissa, un rimbalzo di sguardi reciproci in metropolitana; vi è l’ipotesi di un crimine ma anche quella di chi sta forse solo inseguendo i fantasmi della propria coscienza.
Batte invece bandiera polacca il monotono tic tac quotidiano del ferroviere in versione cartone animato frutto dell’ispirazione di Piotr Szczepanowicz. Il resoconto di un’esistenza votata ai passaggi del treno, tra calde notti estive, frinire di cicale e sottofondo di sassofono!
Che tenero e sfortunato il cagnetto del lavoro di animazione Merci mon chien firmato dalla coppia Rembauville e Bianco-Levrin! In fondo vorrebbe solo dedicarsi alle sue letture para-fantascientifiche, ma non ha fatto i conti con la sua maleducatissima famiglia d’adozione.
Torniamo poi in Spagna ma stavolta non vi è nulla di esotico o di soleggiato: The acrobat di Gerardo Herrero narra di ambizioni artistiche, di suicidio, di morte ed è talmente convincente da farci sentire come nostro il sangue versato dalla protagonista.
Come mezzo narrativo, il telefono è sempre stato un elemento difficile da manipolare ma eccellente se questa manipolazione viene affrontata dalle mani giuste: pensiamo al bellissimo e terrificante “Images” di Robert Altman, o meglio ancora “La voce umana” di Jean Cocteau. Forse ha pensato a questi riferimenti culturali un autore non privo di estro come Grzegorz Muskala che con Long distance call compone un Risiko di accattivante peso.
Altra latitudine, altro modo di concepire il Cinema. Proviene dalla Turchia Tirastan sonra che non infioretta, non consola, non fornisce banali e comode soluzioni di facciata: la violenza è una brutta bestia, specie quando l’essere umano dimostra di non poterne fare a meno e si misura quotidianamente con il proprio coraggio o con la mancanza del medesimo.
Dopo tanta perizia visiva e architettura drammatica, fa piacere potersi rilassare con From dad to son di Nils Knoblich: un simpatico tango d’animazione in bianco e nero, che ci predispone felicemente al congedo dalle postazioni di piazza Verdi.
Mentre il viaggio conosce le fasi più centrali e salienti, non dimenticate in borsa l’olio solare e pronti per la serata di giovedì!

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