DIARIO DI BORDO DI SABATO 30 GIUGNO

L’EUROPA TRA LE BRACCIA, A DUE PASSI DAL MARE…
Sabato 30 giugno 2007: il caldo che non dà tregua sigla anche l’ultimo giorno del mese, ma per “la gente di cinema” è un’altra giornata da ricordare.
Stavolta è l’Europa che parla attraverso un respiro non solo azzurro ma multicolore: salgono infatti in cattedra al Maremetraggio Village i protagonisti del CEI Day, capitanati dal Direttore Generale Amb. Harald Kreid; l’occasione è quella giusta per parlare di cinema a tutto campo, grazie anche alla presenza dei cortisti della Sezione CEI appunto, e del regista Dusan Milic su cui avremo modo di tornare in seguito.
Un incontro segnato da una forte presenza di pubblico evidentemente interessato alle dinamiche anche politiche che muovono i registi e gli autori dei paesi lontani.
Primo pomeriggio dedicato al giovane Andrea Andolina ed al suo cortometraggio “I migliori talenti vengono a galla: 60’’ per Maremetraggio”; simpatico e disponibile, con un linguaggio giovane ed irresistibile Andrea ha raccontato la sua esperienza nel mondo dei cartoons, quasi una vocazione accompagnata da un forte senso del cinema.
Sempre attenta all’utenza più giovane, l’organizzazione di Maremetraggio ha ospitato in Piazza S. Antonio verso il tramonto la classe V della Scuola Primaria “G. Mazzini” di Beivars (Udine): piccoli grandi attori in erba protagonisti del corto “Dall’incanto magico delle colline friulane…la storia d’amore di Romeo e Giulietta”.
Una corsa contro il tempo, poi, per chi di Maremetraggio vuole assaporare ogni goccia: alle ore 20:00 al Cinema Ariston è già tempo di cortometraggi internazionali, mentre alle 21:00 in un Giardino Pubblico contrassegnato da un record di presenze, si dà spazio alla premiazione ufficiale della Sezione CEI.
Piena consacrazione per il cortometraggio “Soldat” di David Peros Bonnot.
Fuoco alle polveri per una rassegna senza fiato di cortometraggi internazionali: davvero una gran bella serata di cinema scandita da autori molto diversi gli uni dagli altri.
Stavolta li elencheremo in ordine sparso, creando una sorta di bric-a-brac cinematografico dai tratti funanbolici.
Partiamo dal sentiero italiano con lo spassoso, irrisistibile “Papà, fattene una ragione” di Alessandro Giglio, variopinta e tragicomica fiaba gay dai risvolti grotteschi: un esempio di mini-commedia all’italiana di eccellente livello.
Assolutamente antitetico l’assunto bellico e tristemente morale del già citato corto d’animazione “Soldat” di David Peros Bonnot: una riflessione desolata sul Potere e sulla stupidità della violenza umana.
Quante cose possono succedere in un ascensore, se protagonista è una coppia di innamorati? Mille piccole scintille di relazione vengono incastonate tra le porte di un freddo mezzo meccanico, grazie al talento di Chavdar Cher.
Una spiaggia desolata è poco simile ad una cartolina turistica fa da sfondo al triste brindisi dei fidanzati diretti con sensibilità da Marian Crisan in “Happy New Year”: 7 asciutti minuti di disgregazione sentimentale.
Sottile e sorprendente la furia distruttiva delle mani che agiscono in “Yellow Pages” di Gunter Puller: detto per inciso uno dei corti più apprezzati dal pubblico.
Ancora animazione di eccellente livello per “Ark”, cupissimo apologo esistenziale diretto da Grzegorz Jonkajtys, un film che fa riflettere sull’ecatombe sociale e morale a cui tutti assistiamo inerti.
Di nuovo protagonisti…di carta per “Nightingale and the King” di Bertrand Shijaku: un tuffo nell’Oriente fiabesco delle tradizioni monarchiche viste attraverso un occhio cinematografico quasi spirituale.
Deliziosa l’idea narrativa all’interno dei cinque minuti filmici di “We are what we lost”, dal riuscito scenario agreste.
Presente anche in carne ed ossa durante i dibattiti inerenti il premio CEI, la giovane autrice Slobodanka Radun ha visto finalmente proiettato il suo corto “Little Tempations”, che rinsalda la convinzione di una cinematografia proveniente dai paesi dell’Est articolata ed indipendente.
Ancora una donna dietro la macchina da presa per “Prisera” di Micaela Ostadalova: sull’ottica femminile cinematografica, che rappresenta un mondo a sé, sarà bene prima o poi compiere uno studio approfondito.
Denudare i sentimenti, denudare il corpo, posizionarsi senza preconcetti: in qualche modo è questa la linea di condotta di “Strip Tease” di Atila V. Nagy.
Ancora, una riuscita prova cinematografica nel consueto lampo di secondi di un cortometraggio, per “Da bom lazje nosil” di Frank Copik.
Presente in sala e quasi disarmante per la sua semplicità, il regista Dusan Milic ha completato la serata grazie all’anteprima nazionale del suo nuovo film “Gucha! – Distant Trumpet! “.
Sgombriamo subito il campo da equivoci: il film è bellissimo e centrato, e passa in rassegna uno per uno i temi più importanti della cinematografia dell’
Est: una storia d’amore tra giovanissimi, l’ostilità del padre di lei, la violenza e l’ottusità che diventano da un contesto privato un macroscopico conflitto di etnie, un happy end che è contemporaneamente segnale di speranza per la comprensione tra i popoli.
A rendere più lieve una materia così importante è la musica: musica ovunque praticamente dall’inizio alla fine, tra orchestre rivali e grandi bagni di folla, fiere e fuochi d’artificio: quasi l’apologia di un mondo agreste e scevro da contaminazioni che resiste alla tecnologia.
Milic non dimentica la grande lezione di Kusturiza, ma vi apporta caldi segnali personali che fanno benissimo sperare per le sue prove future.
Appuntamento a domenica primo luglio, per inaugurare il nuovo mese con una copiosa giornata all’insegna del cinema internazionale.
Riccardo Visintin

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