Diario di bordo di domenica 2 luglio

“DOMENICA DI LUGLIO D’AZZURRO VESTITA”
Prima domenica di luglio a Trieste, il cinema fa sentire il suo grande respiro azzurro! Siamo tutti ancora un po’ assonnati (la serata di sabato al giardino è stata lunga) ma come una saponetta al limone ci risveglia la verve autoironica di Cristina Bonadei.
E’ lei infatti (presentatrice ufficiale ed argutissima di tutte le serate di Maremetraggio) a moderare l’incontro mattutino con il regista de “Tu devi essere il lupo”, il giovane Vittorio Moroni, miniera di aneddoti sulle peripezie che subisce il giovane cinema italiano. Sul tavolo di conversazione, brevemente, obiettivo puntato anche sul regista del cortometraggio “Acqua”, il silenzioso ma simpatico Mauro Magazzino, già in partenza da Trieste.

Pomeriggio – quasi tramonto rosso fuoco – all’insegna delle donne e dei loro diritti con l’appassionante tavola rotonda celebrante i 50 anni del primo voto femminile. Presenti Barbara della Pola, Dasa Grgic e Nikla P. Panizon, in programma non solo parole ma anche danza e brani recitati.
Ed ecco finalmente l’appuntamento serale al Giardino Pubblico, gli spettatori convenuti sono tanti e qualcuno sportivamente si siede per terra, creando un clima da simpatico raduno.
Partenza pericolosa con l’olandese Martijn Veldhoen ed il suo “(why do I keep going) FORWARD”: un ottovolante lanciato nei meandri del sociale, che ci vede stritolati dagli ingranaggi della consuetudine, come sempre, non sappiamo fare altro che andare avanti…
Siamo poi muti testimoni di una prima grande delusione: il cortometraggio “Trevirgolaottantasette” di Valerio Mastandrea (poeta suburbano molto amato dai giovani) disattende in parte le aspettative, tratteggiando in modo visionario ma confuso il tema degli incidenti sul lavoro. Un “si” convinto alla bellissima espressività di Jasmine Trinca, ma si poteva forse fare di più.
Apoteosi di applausi e risate a pieni polmoni per il divertentissimo “Alice et moi” di Micha Wald, produzione belga che la dice lunga sui rapporti umani tra i vecchi e i giovani. Serrato e velenoso, girato in bianco e nero esistenzialista è un piccolo scrigno di ilarità.
Si continua a ridere con l’italiano “Buongiorno” di Melo Prino, dove un povero disgraziato è ossessionato da uno specchio horror che gliene fa passare di tutti i colori. Gustosissimo e impareggiabile per la mimica facciale il protagonista Domenico Lanutti.
Siamo nei dintorni di Frederich Aurrenmatt e del suo lancinante racconto “La promessa” quando visioniamo “Butterflies” di Max Jacoby, crepuscolare e a suo modo straziante.
Ancora un salto di genere e di impianto narrativo per “Zima” di Piotr Sobocinski Jr., sempre al centro i nodi comportamentali umani, in un paesaggio nevoso incantato.
“Maestro” (a firma dell’ungherese Geza M. Toth) è conclusione degna di nota per sapiente gioco d’animazione (lode agli orologi a Cucù!).
Denso e intrisodi accorta malinconia il lungometraggio “Quando i bambini giocano in cielo” si Lorenzo Hendel: integrazione sociale e rapporti interpersonali in una poetica mai banale.
 
di Riccardo Visintin
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