John Hemingway a Maremetraggio

JM: John Hemingway a Maremetraggio. Hemingway, un cognome abbastanza impegnativo. John, ma cosa fai nella vita?JH: Per campare traduco, ma visto che non si deve solo campare scrivo. Sto scrivendo un libro…

John Hemingway a Maremetraggio
intervista a cura di Jimmy Milanese

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hemingway1.jpgJM: John Hemingway a Maremetraggio. Hemingway, un cognome abbastanza impegnativo. John, ma cosa fai nella vita?

JH: Per campare traduco, ma visto che non si deve solo campare scrivo. Sto scrivendo un libro di memorie sulla mia famiglia.

JM: John, hai mai immaginato, una giorno, una intervista dove non ti venga fatta alcuna domanda su tuo nonno (ndr Ernest Hemingway). Cosa diresti in una ipotetica intervista come questa.

JH: Che bello! Sarebbe insolito. Cioè, non mi dispiace parlare di mio nonno o della mia famiglia. Di solito sono sempre le stesse domande. Uno deve comunque capire che le altre persone sono curiose, e io cerco di rispondere onestamente, in modo conciso e senza tirarla per le lunghe. Vedi, come dicevamo, il bicchiere di spumante ha già avuto effetto il suo effetto.

JM: Hai detto che ti occupi di traduzione, dall'italiano all'inglese immagino. Ma dalla traduzione alla scrittura di un libro e parliamo di un libro sulla tua famiglia, il salto non ti sembra notevole?

JH: La traduzione la faccio da un paio di anni, ma scrivo da molto più tempo. Il libro sulla famiglia ho iniziato a scriverlo da tanti anni. Prima non ero pronto per affrontare questi temi, le mie paure, le mie ansie, i problemi della mia famiglia. Ciò è arrivato con la maturità. In un certo senso non ha a che fare con la traduzione, dove hai in mano due diverse culture, il lavoro è tecnico, ma se traduci poesie, questa è un'altra cosa.

JM: A proposito di traduzione, tu sai che una famosa scrittrice italiana, Fernanda Pivano, ha tradotto o fatto tradurre gran parte delle opere di Hemingway e della Beat generation in genere. Hai mai parlato con Fernanda nel corso della preparazione del libro?

JH: No, anche perché lei una volta ha detto che non vede bene gli studiosi di Hemingway. Io invece si, perché sono persone serie. Nel mio caso ho capito il rapporto tra mio padre e mio nonno anche e proprio leggendo questi libri. Si, era una ricerca, in fondo. Io sono laureato in storia, e questo mi ha insegnato che non c'è una verità unica, che si deve fare una specie di sintesi, una indagine. Quale il libro che scrivi, è solo un altro punto di vista, mai la verità assoluta, anche se sono il nipote di Hemingway. E' un altro punto di vista, quindi: il mio. No, non ho mai parlato con la signora Pivano

JM: E quali sono le fonti bibliografiche utilizzate per questo libro?

JH: Le lettere di mio nonno a mio padre e viceversa, per esempio. Sono state tantissime nel corso degli anni cinquanta. Servono a capire la loro relazione, il rapporto amore/odio e anche le loro similarità. Come ho già detto in altre occasioni, il lavoro svolto dagli studiosi è stato profondamente influenzato dalla pubblicazione postuma de Il giardino dell'Eden, nel 1986. Il libro parla di questa ricerca di una nuova sessualità, che lui chiamava africana, primitiva, verace e rispecchiava i problemi che aveva nella sfera sessuale. Non voglio anticipare scandali, ma lui era un uomo molto più insicuro di quanto si possa immaginare, alla ricerca costante della sua parte femminile, come mio padre (ndr suo figlio) in fondo. Questo mi affascina.

JM: Tu sai che autorevoli esponenti della filosofia sono stati sviscerati, e ci sono autorevoli biografie su Wittgenstein o Russel. Ad esempio, e questo sembra necessario, in quanto per capire meglio il loro pensiero sembra necessaria una indagine della loro vita. Acuni sostengono che questo sia meno necessario quando si parla di scrittori o registi, in quanto la loro opera è tutta li, visibile e interpretabile. Ecco, qual è quindi la necessità di andare a sviscerare la figura di Hemingway nel suo privato.

JH: Ecco, perché io vedo nella sua scrittura questo doppio binario: il maschile e il femminile. Non solo ne Il Giardino dell'Eden, e non solo quindi in quello che non è certamente il suo libro migliore. Ma i temi si vedono, e si vedono già dagli anni trenta, non è certamente qualcosa di distaccato dalla sua scrittura. Come è possibile, mi chiedo, parlare di Hemingway senza considerare questa dimensione, di un personaggio che ammiro per il suo enorme talento. All'inizio il mio intento era di scoprire semplicemente mio padre, ma poi ho visto che c'è una commistione tra mio padre e Hemingway. Alcuni potrebbero credere che faccio confusione, altri ricerca, ma sicuramente lui non era il macho della situazione, come sembrerebbe, come è stato fatto apparire, anche per sua stessa volontà.

JM: Tu sai, John, che all'uscita nelle edicole di questo libro sarai attaccato su due fronti: per quello che dici e per come lo dirai. Tuo nonno è maestro di scrittura, quindi, cosa ti spaventa maggiormente la critica per quello che scriverai o per come l'avrai scritto?

JH: Per lo stile di scrittura no: io ho il mio stile. Ogni artista sa che non può fare altro che essere quello che è. Magari in tempi giovanili mi confrontavo con lui, ma era lo specchio di quell'uomo, nessuno potrà essere Hemingway e io cerco di essere me stesso, onesto con me stesso quindi, e cerco anche di seguire le mie pulsioni e la mia arte. Per questo non temo confronti, anche se ci saranno, e poi ci saranno critiche forti su quello che sto dicendo, ma io mi rifiuto di tirarmi indietro, lo devo a mio padre, lui sapeva di chi era figlio in tuti i sensi. Iintellettualmente e fisicamente, mio padre soffriva come mio nonno.

JM: Senti John, ad un certo punto il manoscritto dovrà essere pubblicato da qualche casa editrice, hai già in mente chi, se in Italia o negli Stati Uniti.

JH: Ho già avuto dei buoni contatti negli Stati Uniti, qui in italia non ho ancora indagato la cosa perché io scrivo in inglese e penso che dovrà essere pubblicato prima negli Stati Uniti.

JM: Se un giorno questo libro dovesse avere successo, ma non perché lo ha scritto John Hemingway ma perché e su Ernest Hemingway

JH: Nessuno mi avrebbe mai invitato in questo posto se io non fossi il nipote di Ernest Hemingwayy, questo è un fatto. Credo che l'argomento del un rapporto tra padre e figlio sia universale. Io sto scrivendo quello. Scrivo la sua e la mia storia nel comprenderlo.

JM: Quindi sarà a cavallo tra un racconto autobiografico e un romanzo

JH: Si , sarà un misto, ho fatto una ricerca storiografica anche con le lettere di Hemingway padre e figlio, ma sarà anche un racconto perché devo raccontare questa storia e devo farla diventare interessante per il lettore e soddisfare le sue esigenze.

JM: Noi aspettiamo che questo racconta arrivi alle stampe per rivederci col libro in mano.

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