“Diario di bordo” e arrivo a destinazione

Quando Joseph Conrad (scrittore in bilico tra la fine dell’Ottocento e l’inizio Novecento) raggiunse il pieno del successo, sembrava che nessuno come lui sapesse descrivere le storie di mare; quando produsse due libri al di fuori del genere, ambientati cioè sulla terra ferma, vale a dire “Sotto gli occhi dell’Occidente” e “L’agente segreto” il pubblico lo abbandonò anche se poi questi due titoli sono stati ristampati e venduti a milioni di copie.
Conrad ci rimase male ed anche la sua tasca: per reazione scrisse il raccontino breve “L’ospite segreto”, in cui un assassino si nasconde nella cambusa di una nave dei mari del Sud.
Cos’era successo? Il pubblico da Joseph Conrad voleva il mare.

Parimenti il pubblico triestino vuole da Maremetraggio quello che Maremetraggio anche quest’anno ha dimostrato di saperlo offrire: una sorta di grande festa dedicata al cinema senza piedistalli ne strani ed ingombranti premi argentati.
Durante un sabato pomeriggio a metà tra il caldo torrido e l’annuncio di una pioggia anch’essa calda, una compagine umana composta da artisti, giornalisti, fotografi, spettatori, produttori e chissà quant’altro ancora, si è unita per un’emozionante bagno collettivo di premi e di celebrazioni.
A costo di sembrare fiscali, i vincitori vanno menzionati tutti ognuno a suo modo scheggia preziosa di un diadema brillante nel senso più ampio del termine.
Nel carnet dei bei ricordi di questa edizione, in primis il sorriso quasi commovente dell’olandese Hanro Smitsman che “Dajo” si è aggiudicato il premio Maremetraggio al miglior corto assoluto: la sera a cena si è divertito come un bambino, dimostrazione come dice Dario Argento che quando si gira un film o se ne parla si ha un’età compresa tra gli otto e i dieci anni, l’età delle sensazioni più autentiche.
I tavoli lucidi e cattivi, da interrogatorio, del “Il silenzio dell’allodola” di David Ballerini sono decisamente un altro paio di maniche; e pure ha trionfato anche lui, anche il suo impegno privo di lustrini e di fronzoli è stato riconosciuto autentico.
Una sorta di omaggio al divertimento popolare, quello che non ha bisogno di faticose mediazioni intellettuali è stato invece il premio ad “Ogni volta che te vai” è nello specifico al calvo e funambolico clown dalla faccia irresistibile che risponde al nome di Rolando Ravello.
Il premio CIAK (ed last but not least) anche il premio Music Feel è andato invece ad uno dei cortometraggi più taglienti e ironici visti durante questa edizione: “Làlibi” di Marco Cucurnia con la sua sala ospedaliera popolata di personaggi poco stimabili, è una chicca che crediamo non cadrà nel dimenticatoio.
Il lago emozionante e doloroso di “Am see” di Ulrike Von Ribbek si è invece aggiudicato la menzione speciale della critica che ha invece premiato “Smart!” di Leonardo D’Agostini, davvero un giovane talento alle prese con le macchine ed il suo ruolo prepotente nel mondo odierno.
Come qualcuno aveva facilmente pronosticato l’umorismo “alla pummarola” di “Volevo sapere sull’amore” di Max Croci non ha mancato il bersaglio, felice complice una Marina Confalone su cui prima o poi bisognerà osare un accurato studio critico; nelle mani di Croci il premio Kodak al miglior corto italiano; ulteriore soddisfazione per il giovane regista la conquista anche del premio Shortvillage.
L’attrice femminile più apprezzata è stata invece Teresa Saponangelo per “Te lo leggo negli occhi” di Valia Santella: la semplicità della recitazione quasi minimalista di questa sensibile interprete, ha contestualmente portato anche al premio del pubblico.
Menzione speciale per la britannica Lizzie Oxby e per la sua fiaba telefonica che non sarebbe dispiaciuta al Francis Ford Coppola della “Conversazione”.
Gratificazione tricolore per Simone Massi e la sua creatività d’animazione presente in “Piccola Mare”.
Gianluca Fratellini, lo spiritoso e surreale autore di “Life in smoke” ha conquistato il premio Cinecittà Holding del pubblico, mentre l’impegnativo ed a tratti ostico “Onde” di Francesco Fei ha ricevuto il curioso premio coraggio alla produzione, per la non facile materia narrativa trattata.
“You are there” della polacca Anna Kazejak ha conquistato il premio dei giurati CEI evidentemente conquistati dalla particolare maturità cognitiva della regista.
La particolare attenzione di Maremetraggio nei confronti del pubblico più giovani non poteva che sfociare nella premiazione di un loro progetto artistico; stavolta a conoscere da vicino l’adrenalina di una premiazione con tutti i crismi sono stati i piccoli protagonisti di “Una giornata qualunque” produzione della scuola media “Dante Alighieri” di Modugno (Ba).
Ancora odor di gioventù con gli acerbi ma intensi protagonisti del cortometraggio triestino “Un pesce fuor d’acqua” (basterebbe il titolo per entrare negli annali di Maremetraggio), esemplificativa dimostrazione del valore terapeutico e didattico del cinema.
Produce e realizza il tutto l’Istituto Galvani in collaborazione con il ricreatorio “Totti” di Trieste.
Happy end sotto le stelle per la festa finale, durante la quale è serpeggiata la dolce malinconia tipica delle avventure (cinematografiche e non) che vorremo non finissero mai.
Una volta di più Maddalena Mayneri e Chiara Valenti Omero hanno dimostrato una sensibilità ed una attenzione nei confronti del pubblico che le ha rese vicine a chi vive con disagio l’ intoccabilità del mondo del cinema.
Se ce ne fosse una terza, magari bionda e trafelata per i tanti impegni quotidiani potremmo creare le “Charlie’s Angels” giuliane del cortometraggio, magari pronte a qualsiasi spericolatezza per aggiudicarsi una settimana in più di proiezioni al Giardino Pubblico!
Grazie a loro anche questa volta abbiamo conosciuto da vicino il mondo del cinema; non fosse che per questo appuntamento fisso con il dialogo ed il confronto sull’arte, Maremetraggio merita tutto il nostro supporto e il nostro affetto.
Riccardo Visintin
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