Diario di bordo – Day 07

Quando un Festival si inoltra nel suo calendario più fitto, il rischio è quello di omettere qualcosa, molto spesso piccole stelle luminescenti che poi ci pentiamo di non aver fatto brillare.

La temperatura esterna è micidiale, neppure la dolciastra brezza che proviene dal mare immobile può qualcosa contro cotanto attacco.

Pomeriggio dedicato ad un approfondimento quanto mai opportuno in questi tempi intrisi di disattenzione.. Il panel UNA BUONA DOSE DI FOLLIA (CINEMA E ALTRI RIMEDI),vede sul palcoscenico del Teatro Miela una nutrita compagine di relatori coordinati dalla nota giornalista Rula Jebreal; una toccante occasione di riflessione e confronto che fa da prolusione al film L’ACCADEMIA DELLA FOLLIA di Anush Hamzehian, una visione non banale che sarebbe bello estendere a quanti più spettatori possibile.

Eccola.. la tanto attesa pioggia sceglie il momento sbagliato per sciogliere il proprio caldo e fosforescente elisir, ma il timone artistico rimane ben saldo nelle mani degli organizzatori, e quindi che Cinema sia!

Dopo i saluti e i ringraziamenti di rito, le proiezioni hanno luogo in una Piazza Verdi contraddistinta da tanti ombrelli colorati.

Amicizia tra uomini e animali, di quelle che piacevano a un pioniere naturalistico come Jack London.. AKITA dei britannici Cummings e Hickman è un cortometraggio con alcune sorprese, dal sapore surreale, segnato da una fotografia di stampo ampiamente realistico.

Eccoci adesso a contemplare la particolare galleria di personaggi intenti a richiedere il lavoro di un ottico; in un suggestivo coté d’animazione SORE EYES FOR INFINITY di Elli Vuorinen cattura con le sue simpatiche immagini l’attenzione dei bimbi presenti in platea, notoriamente i giudici più implacabili.

Cosa succede davanti ai nostri occhi? Lo schermo per interminabili secondi ci mostra una pianura verde ed immota, ma poi ecco una altrettanto interminabile armata di rifugiati e migranti erompere al nostro cospetto…

Succede nel bellissimo e significativo cortometraggio sloveno MEJE di Damjan Kozole.

Non capita soltanto su Discovery Channel di scoprire piattaforme visive anomale, specialmente in tema di animali; LOVE di Réka Bucsi è un curioso e divertito spaccato d’animazione dove tanti animaletti dagli occhi fosforescenti e dai corpicini buffi ci raccontano la loro sui sentimenti.

Vedi Napoli e poi muori, diceva il Poeta, e di certo questa città è una risorsa infinita, soprattutto quando si fa riferimento a quello strano misticismo intriso di superstizione che è una bevanda consumabile solo tra i vicoli del Vomero o nelle bettole a due passi dal mare.

PARUSIA NAPOLETANA di Rosa Maietta è un occhio femminile puntato sulla scaramanzia, e quelle effigi con sopra Maradona ci ricordano una stagione esaltante del tempo che fu.

Sussiste qualcosa di ancestrale, come una strana celebrazione pagana e contadina, tra le scure immagini del film ASCENSÃO di Pedro Peralta: racchiudono nella loro cruda fierezza qualcosa del miglior cinema di Buñuel.

Ovviamente di più facile fruizione la rilettura d’animazione della favola di Cappuccetto Rosso, siglata da Ario Aaffarzadegan, una maniera anticonformista di interpretare una fiaba di universale popolarità.

Non  sempre c’è bisogno di un personaggio in carne e ossa per costruire un racconto, come ci suggerisce il cineasta Mir Ezwan con il suo cortometraggio RM10.

In questo caso ad aggirarsi in una metropoli probabilmente orientale, luccicante di insegne notturne, è niente meno che una banconota; questo indispensabile oggetto di vita quotidiana inizia la sua corsa con una donna che paga una consumazione alimentare, si inoltra poi tra le dita di una mamma e di un bambino, e sotto le luci costanti dei neon della civiltà che spreca ritorna alla sua originaria detentrice.

Si può sorridere sulla vecchiaia, o almeno proporre una scheda di lettura meno convenzionale del solito? COLOMBI del nostro Luca Ferri non si riferisce ai ben noti piccioni ma a una coppia di vecchissimi coniugi di cui rivediamo gesta, glorie, rassegnazioni e malattie.

Scandita da una voce narrante femminile, la storia si protrae per venti minuti, ricorda in certe istanze brutali le provocazioni in bianco e nero della coppia Ciprì e Maresco.

Un autore italiano posiziona invece la propria cinepresa tra le grate di un carcere, per raccontare una storia di dolorosa solitudine ed aspettativa che potrebbe tranquillamente rinunciare al parlato, talmente chiaro e inequivocabile è il suo messaggio.

Applausi convinti dal cuore della platea.

Proviene da un mondo marionettistico ma non impolverato il piccolo protagonista del cortometraggio sloveno SLOVO di Leon Vidmar.

C’è anche un simpatico nonno che ricorda tanto il Geppetto di Pinocchio, e una allegorica piccola vicenda di ittiche ed acquatiche amenità.

Conclusione inebriante come un Mohito – di quelli dalle foglie ben tritate – per il circo felliniano protagonista di METUBE 2 – AUGUST SINGS CARMINA BURANA di Daniel Moshel, che ci trasporta da una piazza europea  a una discoteca High Tech… Semplicemente impagabile.

Mentre il nostro piccolo grande responsabile di SWEET 4 KIDS Tommaso Gregori parte per Boston (Buon viaggio!), la nostra stagista inglese Victoria Ellison guarda verso lo schermo ed è una presenza gentile e discreta.

Sono due dei tantissimi amici del nostro Festival, che senz’altro enumereremo nel prossimo finale Diario di Bordo.

Appuntamento a sabato al Castello di San Giusto, per l’attesissimo momento delle premiazioni.

Riccardo Visintin

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.