Diario di bordo di mercoledì 2 luglio

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Giappone che passione! Al pari di un frutto esotico dagli spicchi tutti da scoprire, l’Oriente sfodera il suo sorriso enigmatico attraverso le Japan Nights presenti all’International ShorTS Film Festival 2014.

Teatro Miela, quindi all’insegna della tradizione e del misticismo grazie alle danze tradizionali e alle proiezioni di cortometraggi offerti dall’ International Shorts Film Festival.

Metereologicamente instabile, il clima promette qualche goccia di pioggia ma poi si pente, e in Piazza Verdi fluiscono immagini e persone.

 

Apre la serata Adriano Valerio con “37°4 S”, ancora una volta una storia giovanile di confini e di attese, di ricerche introspettive a proposito di quello che Werner Herzog definiva “l’altrove perduto”.

Riprese fluenti al rallenty, stupende immagini di paesaggi innevati, l’analisi e la cronaca di una civiltà arcaica dove esistono rigide regole a cui si assoggettano adulti e bambini; il cortometraggio turco “Agri ve Dag” non sarebbe dispiaciuto ad Ermanno Olmi, per il senso del tempo e dello spazio.

Matt Worthington è inglese, molto giovane, ed ha scelto come prova narrativa la parabola nera di un uomo totalmente diverso da quello che era un tempo; imprigionato dal ricordo di un passato fatto di guerra e di audacia, vive il suo inferno personale nella angusta gabbia di una roulotte.

Eccellente prova interpretativa da parte di Nigel Harris, oltretutto parliamo di una produzione estremamente low-budget.

I confini e le frontiere sono istanze a cui nessuno può sottrarsi, nemmeno chi crede nei sentimenti e si pasce della musica divina di Giuseppe Verdi; delizioso ed ironico, il bozzetto romantico pensato dal tedesco Daniel Butterworth per “Die letze Grenze” conserva un sapore contadino da torte di mele della nonna.

Impagabile, poi, il granitico lottatore protagonista di “Harald” di Moritz Schneider: un cortometraggio di animazione sulla difficile convivenza tra un gigante buono e la sua brutale e cinica madre…l’amore per i fiori non del nostro colossale amico non sarà tradito!

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La critica cinematografica e teatrale stavolta è unanime: Roberto Herlitzka è uno tra gli attori italiani più pregiati, valore confermato dalla sua recente prova nella “Grande Bellezza” di Sorrentino; stavolta dona la sua voce unica e la sua saggezza di uomo ed interprete alla nostra Donatella Altieri per “Genesi”.

Siamo di fronte ad un’opera che parla di morte, di vita, di infanzia e dove i bambini interpreti fanno a gara di bravura con gli adulti.

Danimarca, terra di enigmi geografici ed umani, paese anche aspro se vogliamo, non conciliante; tutto questo viene analizzato con accorta partecipazione di G. A. Gudmundsson, creatore di “Hvalfjordur”.

Nel cuore della serata, ecco arrivare i religiosi iper-verbosi e dubitanti dello spassoso “Preti” di Astutillo Smeriglia, che con raffinata crudeltà fa a pezzi luoghi comuni ed amene banalità su un tema delicatissimo; a memoria di chi scrive è la prima volta che al cinema si prova a parlare di certi argomenti senza risentire del loro notevole peso specifico.

Altrettanto degna di menzione la favola social musicale proposta da Alessandro Grande con “Margerita”: potrebbe essere la cronaca di una tentata effrazione ai danni di un prezioso violino, ma forse come nella migliore tradizione cinematografica, qualche sorpresa è nascosta dietro la panchina.

Ciliegina sulla torta, la partecipazione del grande Moni Ovadia, che già una volta a teatro fu un “violinista sul tetto”.

Conclusione di serata con il protagonista irrealizzato di “Die ruhe bleibt” del teutonico Stefan Kriekhaus, che ci racconta quanto è difficile fare cinema, tra riprese interrotte ed intoppi tecnici.

Buonissima l’ambientazione, l’uso delle voci – off, insomma un backstage autoironico in piena regola.

Stavolta il cielo è davvero cupo, e mentre lo schermo si spegne in Piazza Verdi, cè solo il tempodi rincasare,magari sperando di bypassare qualche incidente idrico.

Riccardo Visintin

 

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