Diario di bordo del 28 giugno

Senti l’estate che torna, avvisavano Le Orme nel 1968; era la stagione del flower power, un lungo delirio colorato di cui si parla ancora oggi. In effetti il caldo è arrivato, la gente si veste di bianco e affolla i locali delle rive: non sarà la rambla, ma un certo tipo di movida sì.
Nel verde del Giardino Pubblico le nostre hostess offrono il consueto supporto organizzativo, ma anche umano.
C’è gente che si incontra ogni anno solo in questa occasione: chiacchiere e cinema.
Dopo, altri due cortometraggi ripresi dal programma di sabato sera.
“Planet A” della cineasta francese dalle palesi origini nipponiche Momoko Seto, è un iceberg di fantascienza che diventa duro monito sociale; segue “Aspettando Le Quattro del Pomeriggio circa…” di Simone Gattoni che coniuga un ritratto senile e malinconico alla poetica della speranza del futuro.
Ripresa dal cartellone originale, poi, con molti lavori promettenti ed ispirati.
Debutta un italiano, Hermes Di Salvia, con “Il Cielo della Domenica”: rapporti familiari e problemi di lavoro in un ambiente severo, ma come gorgheggia Louis Armstrong dalla colonna sonora “la vita è meravigliosa”.
Prosegue poi Giovanni Maccelli, che dalla Spagna porta con sè un omaggio di celluloide intitolato “El Mueble De Las Fotos”.
Il mobile della foto è lo scaffale della memoria dove ogni portaritratto nasconde un segreto; ma per la voce narrante manca ancora una foto…
Un contesto tipicamente europeo contraddistingue “Hammer Head” di Sam Donovan, dove la passione di un bambino per il mondo dei pesci e per l’acqua si unisce ad una vicenda di non facili rapporti interpersonali.
Giovanissimo, Cristian Benaglio firma per la casa di produzione Old Future il suo “Come si Dice”, piccolo capolavoro sulla diversità mentale ma anche sui mille risvolti di una conversazione quotidiana.
A seguire, “Hranice” di Gyorgy Kristof (Repubblica Ceca), sviluppa tra asprezze e livide scenografie una storia di sacrificio materno; eccellente la protagonista Marie Jansova.
“Brief An Einen Freund” del teutonico Sebastian Blank, è un efficace e serrato giallo che vede come location una stazione centrale e come protagonista un incredibile homeless pronto a diventare novello James Bond.
Suscita convinti applausi in platea il cast all stars allineato da Gianluca Petrazzi per il suo “15 Seconds” dove si affronta il tema della pena di morte in maniera sconvolgente; tra i tanti protagonisti vediamo Raoul Bova, Enrico Loverso, Claudio Santamaria e diversi altri.
Ancora avanti con “The Chef’s Letter” di Sybil H. Mair: è un’autrice inglese che ci racconta un gioco psicologico sul filo della tensione dove un amore omosessuale ha le scansioni inquiete di una messa sacrificale.
“Echo” di Magnus Von Horn (Polonia) contiene uno spunto piu’ che interessante e cioé il traumatico riepilogo attimo per attimo di un omicidio; tensione a piene mani ed eccellente fotografia di Malgorzata Szylak.
Daniel Pardo firma un bel lavoro iberico di animazione figurata: “Like Crude Oil”, di sapore decadente e post-atomico.
“On Leave” di Asaf Saban è la storia di una licenza, ma tornare dalla vita militare non significa dimenticare ogni rapporto precedente.
Dirige un giovane regista israeliano.
“Joseph’s Snails” di Sophie Roze è un’arlecchinata elegante, una lirica di cesello dove i personaggi animati compongono un’orchestrina sinfonica in scatola.
“Olimpìadas” di Magalì Bayon ci arriva invece dall’Argentina ed è una storia di scommesse e di conversazioni sulla strada, per dirla alla Kerouak.
“Einen Schritt Weiter” di Robert Kellner pone un uomo difronte all’angoscioso dubbio etico fra professione e amore paterno. Si tratta di un lavoro tedesco ed è davvero l’ultimo della ricchissima serata.
Appuntamento a martedì sera, la festa continua…

Riccardo Visintin

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