“Diario di Bordo” della prima serata

GLI EVENTI: GIUSEPPE TORNATORE, UN RACCONTO PER IMMAGINI
Le acque, stavolta sono innegabilmente e profondamente le acque del Sud: un perimetro d’acqua trasparente, da cartolina, ma dietro ecco la spuma nera di un paese permeato di ombre, reali e metaforiche. L’attesa (ed acclamata) mostra fotografica dedicata a Giuseppe Tornatore evidenzia una volta di più la sensibilità mai acidamente critica di un grande uomo di cinema.

Nei suoi film da “Il Camorrista” a “Nuovo cinema paradiso” da “L’uomo delle stelle” a “Malena” emerge sanguigno il cuore di un Meridione d’Italia che batte il tempo di una disperata dignità.
Sarebbe stata poi la volta della serata vera e propria al Giardino Pubblico ma… tanto tuonò che piovve.
Giove Pluvio stavolta non si commuove di fronte alla sete di Marte (cioè il cinema) e costringe la nutrita compagine intervenuta nelle comunque accoglienti sale del Cinema Excelsior.
Presentati dalla bellissima Michela Cadel sono quindi stati proiettati i primi corti dell’edizione 2005 diversissimi gli uni dagli altri ma accomunati da un senso innovativo del Cinema.
E’ il caso di “La peur, pètit chasseur” del francese Laurent Achrad agghiacciante apologo muto sugli orrori invisibili di una casa di campagna; incolpevoli pedine del gioco un bambino ed il suo cane.
Gelido e non consolatorio è anche il corto d’animazione “Notontheprogramme” dell’italiano Vinicio Basile forse il momento di cinema più puro visto durante la serata di venerdì .
Sferzante balletto macrabo sugli orrori vomitati dal tubo catodico e sul livello di comprensione umana dei medesimi il cortometraggio raggiunge un considerevole pathos narrativo illustrandoci ogni forma di crudeltà e sopruso possibili.
Il tema dell’infanzia (una stagione di conflitti di solitudini ma anche di solitarie genialità come il bambino con il suo cimitero degli insetti) è sfondo spontaneo di “Bugs” del macedone Igor Ivanov: lente d’ingrandimento su un tema quanto meno delicato.
Cambio completo di versante semantico con il cupo “The Mine” di Victor Asliuk già vincitore del premio CEI dello scorso anno, illustra in un clima claustrofobico l’odissea di chi lavora là dove non batte il sole.
Torniamo in Italia con lo spassoso “Volevo sapere sull’amore” di Max Croci feroce ritratto dell’Italia cialtronesca e truffaldina dei maghi da emittente di terz’ordine.
Quasi completamente sostenuto dall’interpretazione funambolica della napoletana Marina Confalone ha suscitato le più sincere risate in sale.
Come di consueto la kermesse si è conclusa con la proiezione di un lungometraggio nello specifico “Mariti in affitto” di Ilaria Borrelli. Tipico esempio di produzione italiana che affastella troppi elementi narrativi senza portarne a compimento nessuno, è un lavoro salvato dalla professionalità di quattro attori ognuno a suo modo preziosi; una Brooke Shields mai così autoironica, un Pierfrancesco Favino a metà tra il tenero e il pasticcione, una Maria Grazia Cucinotta che irride i cliché della donna del Sud e il tipicamente americano Chevy Case concentrato di disonestà e simpatia.
Riccardo Visintin
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