“Diario di bordo” della quarta serata

Maremetraggio capitolo quarto: parla l’Europa; attraverso i cortometraggi visionati nel corso della serata, infatti, il Festival ha assunto i colori dell’internazionalità.

Dopo un saporito sketch verbale tra il conduttore Ando Merkù e il fotografo ufficiale della kermesse Claudio Tommasini, la maratona cinematografica ha debuttato con “Baldosas” dello spagnolo Marc Andrés: una velenosa e grottesca satira sul caro-vita e i prezzi degli appartamenti, vista attraverso gli inquietanti incontri di una tenera coppia di sposini.

Tra colte citazioni letterarie (la più evidente: Dracula di Bran Stoker) e scatenati paradossi, il cortometraggio ribadisce il gusto fantastico – onirico dei giovani registi iberici.

Dalla Bielorussia proviene invece “My zivjom na kraju” di Victor Asliuk un’opera di forte impatto sociale sulle vicissitudini di un villaggio di contadini situato in riva al fiume.

L’acqua come elemento naturale ma anche narrativo ed il tema della caducità fisica e morale sono le peculiarità di un’opera sanguigna e non consolatoria.

Batte bandiera danese il successivo bellissimo cortometraggio “Small Avalanches” di Birgitte Staermose, basato su di un racconto originale di Joyce Carol Oates.

Si tratta di un lavoro rarefatto e struggente: l’incontro tra un’adolescente dalla avvenenza acerba ed un uomo che è prima gentile e poi minaccioso.

Narrativamente il cortometraggio è tra le punte di diamante dei titoli presenti in rassegna.

Il versante sentimentale – romantico è rispettato anche dal regista Frederic Maromoud per il suo “L’escalier” che nel raccontare un dolce “tempo delle mele” tra ragazze ancora in via di sviluppo tiene conto della lezione di grandi maestri come Francois Truffaut.

Concluso il collage dei cortometraggi e fatti i conti con Giove Pluvio (l’acqua o pioggia che dir si voglia è una sorta di parente scomodo che ad intermittenza torna a trovarci) si è passati alla sezione Ippocampo con il film “Il Natale Rubato” di Pino Tordiglione presente in platea.

La pellicola è una sorta di affresco allegorico che essenzialmente poggia i piedi su di un doppio pedale descrittivo: da un lato il dramma di un padre senza mezzi economici che deve a tutti i costi salvare la figlia da una grave malattia, dall’altra la tragicomica presa di posizione di un paese nei confronti di chi con evidente crudeltà li ha privati del loro presepe.

Interessante soprattutto per la messa a fuoco di alcuni aspetti della cultura meridionale il film può contare su di una fotografia particolarmente nitida che gioca bene con l’aspetto onirico della vicenda. Protagonista principale l’apprezzato Patrizio Rispo divo televisivo della soap “Un posto al sole”.

Il suo arrivo ha suscitato l’entusiasmo del pubblico giovane; ha preso poi la parola il regista dedicando il suo film a tutti i papà d’Italia nonché di Trieste.

Appuntamento a stasera per una nuova indigestione di cinema.

Riccardo Visintin
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